I nipoti di don Guglielmo Micheli lo raccontano: «Che feste la domenica con nonna»
I ricordi di Emilia, Gianfranco, Ulisse: «Hai benedetto i nostri matrimoni, battezzato i nostri figli, celebrato i funerali dei nostri genitori». «In famiglia ci sei sempre stato, senza far notare il “peso” dell’abito, ma portando la tua parola». «Ci hai tenuti uniti, senza imporre l’autorità»
di Dino Ubiali
Il ricordo di don Guglielmo Micheli ha radici profondissime nei nipoti Emilia, Gianfranco, Ulisse, che ne piangono la scomparsa: «Nella tristezza di questi giorni, aggravata dall'impossibilità di salutarti come meritavi, ci accorgiamo o meglio constatiamo che nei momenti più belli e anche in quelli più dolorosi delle nostre famiglie, tu sei sempre stato presente. Eccome se eri presente: hai benedetto il matrimonio di molti di noi, hai battezzato i nostri figli, hai celebrato i funerali dei nostri genitori, tuoi fratelli».
Don Micheli è stato direttore della Casa dello Studente per 29 anni, amministratore di diverse parrocchie della provincia per i Preti del Sacro Cuore. «Ci ha tenuto uniti, senza imporre la sua autorità, ma semplicemente con l’ascolto e una parola buona per tutti». Per i nipoti le ricorrenze familiari, anche quando i capelli si sono fatti più bianchi, ritornano alla mente come ricordi indelebili: «Le vacanze a S. Antonio sui colli di S. Fermo che erano l’occasione per riunire tutti i tuoi fratelli, e quindi noi nipoti, per il compleanno della nonna. Tu ci invitavi, e noi tutti facevamo in modo di far coincidere i nostri impegni con la data che tu fissavi. Ci hai sostenuto nelle difficoltà e nei lutti familiari che abbiamo avuto, ci hai lasciato sbagliare, ma anche negli errori il tuo insegnamento non l’ abbiamo dimenticato».
Qualcuno dei nipoti è stato ospite dello zio rettore della casa dello studente, «altri hanno avuto in quel luogo un punto di riferimento; ancora oggi molti conoscenti incontrandoci si ricordano degli anni passati alla Casa dello Studente e dei tuoi insegnamenti, a volte severi e decisi, ma quanto mai opportuni». Perché con gli insegnamenti pieni di testimonianze di vita «hai trasmesso a molte generazioni un’etica del sacrificio, del rispetto, dell’impegno che ognuno deve mettere nella propria vita se vuole realizzare qualcosa per sé e per gli altri».
«Ti sei fatto voler bene da tanti gruppi parrocchiali dei paesi in cui hai prestato il tuo servizio, temporaneo ma di grande valore, portando la tua esperienza di fede e di conoscenza delle relazioni umane».
Poi i ricordi vanno ai momenti spensierati tutti intorno al tavolo la domenica a pranzo: «Da piccoli, con la nonna, per noi era quasi una festa nella festa, poi, crescendo, un’occasione, uno scambio di conoscenze, continuato anche dopo la morte della nonna. Hai saputo tessere una grande tela di relazioni, e nel nostro ambito familiare ci sei sempre stato, senza far notare il “peso” del tuo abito, ma portando la tua presenza e la tua parola».