Ovviamente dipende, ma da cosa

I soldi fanno la felicità sì o no? Il parere degli scienziati

I soldi fanno la felicità sì o no? Il parere degli scienziati
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Ci sono cose e domande che non passano mai di moda, anche nell’era digitale, sulle quali anzi ci si arrovella. Come ad esempio il quesito amletico: «Ma i soldi fanno la felicità?», a cui hanno provato a rispondere una serie di recenti ricerche, presentate al simposio Soldi felici 2.0: nuove informazioni sul rapporto tra denaro e benessere, tenuto dalla Society for Personality and Social Psychology a Long Beach negli Stati Uniti. È emerso come il benessere economico aiuti a essere felici, e quindi tutto nella norma, però questo stato emozionale a cui ognuno aspira sembrerebbe condizionato da quello che alla fine si sceglie di comprare, ovvero ricchezze puramente materiali ed esperienziali. Che alla fine però comunque non appagano, perché entrambe ridurrebbero la capacità di godere delle piccole cose quotidiane.

Quali acquisti rendono felici. «Dicono che il denaro non faccia la felicità, ma se devo piangere preferisco farlo sul sedile posteriore di una Rolls-Royce piuttosto che su quelli di un vagone del metrò»: da questa frase pronunciata da Marilyn Monroe di acqua sotto i ponti ne è passata, eppure racchiude l’essenza delle ultimissime ricerche internazionali che hanno indagato proprio dove, come e quanto denaro occorrerebbe avere e spendere per essere (davvero) felici.

 

 

Solo pochi nababbi, oggi, possono aspirare ad avere parcheggiata nel box di casa quella mitica auto dai sedili avvolgenti, perché il paniere dei consumatori di qualsiasi parte del mondo è cambiato; innanzitutto perché, laddove il denaro c’è, sembra si punti più a spenderlo per fare che per avere. Tuttavia acquisti deluxe, seppure ridimensionati, esistono ancora: viaggi, soggiorni in Spa o centri benessere sono i più gettonati. E sembra siano anche quelli capaci di regalare una felicità più duratura. Perché prima del viaggio in sé, c’è da pensare a tutto l’aspetto organizzativo, legato alla scelta della località e delle modalità del soggiorno e poi, dalla decisione avvenuta, segue il tempo dell’attesa – quello che separa dalla partenza – elementi che sembrano offrire, tutti, una eccitante e trepida felicità. Almeno così attesterebbe una ricerca pubblicata su Psychological Science, ma a questo benessere fisico e psichico corrisponde però anche un rovescio della medaglia.

Meglio non esagerare. Meglio centellinare gli acquisti, anche quelli esperienziali, piuttosto che oggettuali. Perché uno studio pubblicato sul Personality and Social Psychology Bulletin mostrerebbe che, in ogni caso, la ricchezza in qualsiasi sua forma tende a ridurre la capacità delle persone di assaporare poi le gioie e le situazioni più semplici della vita, quelle della quotidianità insomma. Tanto che in un terzo studio, uscito su Social Psychological and Personality Science, gli autori concludono ricordando che il futuro può essere imprevedibile e che vale sempre la pena fermarsi ad annusare le rose. In buona sostanza, vivere anche avversità, povertà o momenti difficili aiuterebbe a assaporare gli attimi migliori della esistenza di tutti i giorni.

 

 

Quindi i soldi fanno o no la felicità? I pareri, al riguardo sono discordanti, perché secondo alcuni, e stando ad un’ennesima ricerca, potrebbe significare anche dar via temporaneamente parte delle proprie ricchezze, come a dire che indulgere nel piacere e nell'abbondanza non sono il mezzo per migliorare il livello di felicità né per garantirsi il sorriso. A volte però potrebbe essere anche esattamente il contrario. Almeno stando a un ultimo studio, non ancora pubblicato, condotto da ricercatori dell'Harvard Business School (Usa), dell'Università di Mannheim (Germania) e della Yale University (Usa) su una serie di persone benestanti le quali avrebbero confidato che avere un patrimonio economico tre o quattro volte maggiore le avrebbe rese superfelici, indipendentemente da quanto denaro avevano già. Insomma, la ricerca mostra che il grado di contentezza del momento presente non sarebbe strettamente legato alla ricchezza, ma che il sogno di accumulare ancor più denaro cela promesse e aspettative di una gioia perfetta. Visti i tempi di ristrettezza, potremmo dunque mai essere felici?

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