La proposta di Martina e Carnevali

Il carcere sarà intitolato a don Fausto Resmini. Il ministro Bonafede è favorevole

Il carcere sarà intitolato a don Fausto Resmini. Il ministro Bonafede è favorevole
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Il carcere di Bergamo, con ogni probabilità, verrà dedicato a don Fausto Resmini, il prete bergamasco morto a causa del Covid-19 il 23 marzo scorso. Don Fausto a Bergamo lo conosciamo tutti, tutti sappiamo della sua battaglia per aiutare prima i ragazzi di strada, in particolare i tossicodipendenti e poi tutte le persone in estrema difficoltà, gli ultimi, i senza dimora. Tutti sappiamo della sua presenza alla stazione, al Patronato di Sorisole, al Posto Caldo.

Ma don Fausto è stato anche, per oltre trent'anni, cappellano del carcere, un cappellano talmente importante e talmente amato che quando è morto hanno pianto tutti, dai reclusi agli agenti di custodia. Lo stesso ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, è intervenuto in favore della proposta dei deputati bergamaschi scrivendo: «Una guida morale, un padre spirituale, un uomo sempre pronto all'ascolto e al dialogo». E il ministro ha citato un brano della lettera scritta da uomini e donne in servizio nel carcere di via Gleno: «Caro don Fausto, per gli anni che hai dedicato a questo penitenziario, per noi sei sempre stato un punto di riferimento: nel quotidiano, nell'emergenza, nei momenti di lutto e di buio, nei momenti di festa e di gioia».

Il ministro ha aggiunto: «Non appena la situazione sanitaria lo permetterà, voglio visitare Bergamo e l’istituto che sarà intitolato a don Fausto, per esprimere vicinanza agli agenti e a tutti gli operatori. Mi piace pensare che questo, seppur semplice atto, sia un modo per far continuare a vivere l'esempio di don Fausto».

Dopo la scomparsa di don Fausto, erano stati l'ex ministro Maurizio Martina e l'onorevole Elena Carnevali a proporre che il carcere di Bergamo venisse intitolato al "sacerdote degli ultimi". «Ci è sembrato uno dei modi più belli per ricordarlo - hanno detto i due esponenti del Pd - per lasciare un segno della sua grande esperienza umana».

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