L'importanza dell'assaggio

Il caso del falso olio extravergine Anche il vostro è tra i contraffatti?

Il caso del falso olio extravergine Anche il vostro è tra i contraffatti?
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Una vera e propria frode (o volgarmente truffa), che mette nei guai i vertici di sette delle più importanti aziende produttrici di olio in Italia. Martedì 10 novembre, infatti, la procura di Torino, sotto il coordinamento del pubblico ministero Raffaele Guariniello e in collaborazione con i NAS dei Carabinieri, hanno accusato Carapelli, Bertolli, Sasso, Coricelli, Santa Sabina, Prima Donna e Antica Badia di avere messo in vendita bottiglie di olio “extravergine” quando in realtà si trattava di semplice olio d’oliva, meno pregiato e, quindi, anche meno costoso. I responsabili legali delle sette aziende produttrici sono stati iscritti sul registro degli indagati per frode in commercio. Guariniello non è la prima volta che si distingue per questo tipo di operazioni, essendo noto per aver avviato, in passato, altre importanti inchieste giudiziarie legate ai generi alimentari e alle loro presunte contraffazioni.

 

 

L’avvio delle indagini. Il merito di aver dato il via all’indagine va dato alla rivista Il Test, specializzata proprio nell’esecuzione di analisi di vario tipo su prodotti di consumo di massa, con l’intento di informare e tutelare al meglio i consumatori. In una recente inchiesta, la rivista aveva fatto analizzare a una serie di esperti 20 bottiglie di olio extravergine d’oliva presenti nella maggior parte degli scaffali dei supermercati italiani. I risultati sono stati scioccanti: ben 9 marche non hanno superato il test, rivelando che il loro contenuto non era olio extravergine d’oliva, ma semplice olio d’oliva. A condurre le analisi per Il Test è stato il laboratorio chimico dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli. I risultati, naturalmente, hanno portato a diversi esposti (uno per ogni marca risultata “contraffatta”) presso la procura di Torino. Il pm Guariniello ha poi disposto ulteriori controlli, compiuti dai NAS. I risultati sarebbero stati uguali ai precedenti.

La procura di Torino ha immediatamente informato dell’indagine il ministero delle Politiche Agricole, anche per consentire alle aziende di tutelarsi e di coordinare al meglio i controlli. Il ministro Maurizio Martina ha dichiarato: «Seguiamo con attenzione l’evoluzione delle indagini, perché è fondamentale tutelare un settore strategico come quello dell’olio italiano». Martina ha anche spiegato che negli ultimi mesi sono stati intensificati i controlli, con 6mila analisi e sequestri di materiale per 10 milioni di euro. Nel frattempo il procuratore capo di Torino, Armando Spataro, in una nota in relazione all’indagine, spiega che «ha richiesto in visione il relativo procedimento al fine di valutare l’opportunità di co-assegnazione a se stesso, di accertare le modalità di diffusione della informazione e di verificare la competenza territoriale in ordine alle ipotesi di reato per cui si procede». Si profila una “battaglia interna” alla procura di Torino per questa delicata indagine?

 

 

Olio semplice ed extravergine: differenze. Affinché un olio d’olio possa fregiarsi del “titolo” di extravergine, deve presentare requisiti ben specificati dalla legge. Come spiegano dettagliatamente sia Il Post che La Stampa, l’olio deve essere estratto unicamente tramite la spremitura meccanica delle olive e deve avere un’acidità inferiore o uguale allo 0,8 percento per potersi definire “extravergine”. Nel caso in cui il livello di acidità sia invece inferiore o uguale al 2 percento, si parla di olio di oliva “vergine”, ottenuto sempre tramite la sola estrazione con metodi meccanici ma meno costoso perché di qualità inferiore. Questi parametri vengono rilevati attraverso i cosiddetti “panel test”, obbligatori per legge e consistenti in una serie di analisi effettuate da un gruppo di esperti allenati all’assaggio degli oli, i quali ne valutano e certificano sapore, colore, odore e aspetto. La differenza di qualità tra gli oli poi, naturalmente, si riflette anche sul prezzo di vendita, con l’olio extravergine che è decisamente più caro rispetto all’olio di oliva vergine. Più precisamente, secondo Il Test, un olio extravergine costa mediamente il 30, 40 percento in più di un semplice vergine. La rivista sottolinea infatti che «dal campo allo scaffale il prezzo di un extravergine rischia di raddoppiare e per portare in tavola un litro di “oro verde” 100 percento italiano quest’anno, fatta eccezione per le offerte, non si dovrebbe spendere meno di 8 euro».

Riconoscere l’extravergine. Quello della classificazione dell’olio, dunque, è un caso unico nel mondo del settore alimentare: a determinarne la qualità non sono test biochimici, ma semplicemente un’analisi sensoriale condotta da esperti. Ciò significa che con un po’ (un po’ tanta a dire il vero) di esperienza, tutti potremmo essere in grado di distinguere un ottimo olio da un pessimo olio. Lo spiega La Stampa, che parte dal sottolineare come il colore non c’entri affatto in questa analisi, tanto che i campioni da testare vengono posti in bicchierini non trasparenti, per non farsi influenzare. Successivamente, perché un olio possa essere definito “extravergine”, deve «presentare al palato una caratteristica precisa: il fruttato, la sensazione del frutto dell’oliva sana fresca colta al giusto grado di maturazione. Se questa manca, l’olio non può essere etichettato come extra». Altre due caratteristiche che potremmo intuire anche noi all’assaggio sono l’amaro, caratteristico di alcuni oli del Sud, e il piccante, comune in molte varietà mediterranee. Importantissimo anche l’olfatto: perché un olio sia extravergine, annusandolo, non si devono percepire alcuni difetti (se è avvinato, rancido, riscaldo e morchia allora non è extra), ma qui siamo a un livello imperscrutabile per i non esperti.

 

[I risultati delle analisi effettuate da Il Test]

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I promossi. Va anche sottolineato però che il test effettuato prima dalla rivista specializzata e poi dalla procura di Torino ci ha anche restituito marchi di olio presente sugli scaffali dei supermercati e di ottima qualità. A spiccare sono l’olio extravergine Monini Granfruttato (5 punti su 5), il Carapelli 100% Oro Verde Italiano (4 punti), quello della Coop (4 punti), il Colavita 100% Italiano (4) e il Monini Classico (4). Buoni e “regolari”, ma non eccelsi, sono invece il Farchioni (3), il Conad Classico (3), l’Antica Badia Eurospin (3), il Sagra Il Classico (3) e il Costa d’Oro Extra (3). Al pelo è promosso anche il San Giorgio, che con 2 soli punti si salva comunque. Stupisce scoprire, consultando le analisi de Il Test, che alcuni degli oli extravergine di maggior qualità erano messi in vendita a prezzi al litro addirittura inferiori a quelli risultati invece essere non extravergine: il Coop, Farchioni, Eurospin e Sagra sono sotto i 6 euro, mentre quello del Conad addirittura sotto i 5 euro. Su 9 oli bocciati, invece, ben 4 sono in vendita a un prezzo superiore ai 6 euro al litro.

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