Nibali: «È come rubare»

Il caso delle bici con motorino E i trucchi per barare sui pedali

Il caso delle bici con motorino E i trucchi per barare sui pedali
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Dura la vita del corridore, ma non per tutti. Hanno pizzicato sette moto-ciclisti, ovvero ciclisti che avevano il motorino nelle ruote. Ormai il ciclismo è diventato una specie di spystory, con il Kgb e la Cia a darsele di santa ragione. Questa volta però non c'è nemmeno stato bisogno dell'intervento dell'Uci, l'Unione ciclistica internazionale. A scovare i furbacchioni che lo scorso marzo erano alle Strade Bianche è stata una televisione francese, France Télévisions, che ha raccontato l'episodio nel programma sportivo Strade2. In pratica hanno messo delle telecamere termiche in azione. E, come per magia, ecco le immagini dei motorini. In cinque casi erano nel movimento centrale e spingevano sui pedali. In altri due nel pacco pignoni, per fornire trazione posteriore alla bici. Se guardate le immagini, però, non è facile capire. Gli esperti spiegano che la variazione di calore è data dalla presenza di un motorino.

 

 

L'inchiesta del Corriere della SeraQuesta storia dei motorini gira dal 2010, quando Fabian Cancellara vinse Parigi-Roubaix e Fiandre con prestazioni fuori dal comune. Su di lui, però, solo chiacchiere. Peggio è andata alla belga Van de Driessche ai Mondiali di cross dello scorso dicembre. Un polverone. Il Corriere della Sera è andato nella bottega di Alessandro Bartoli, a Empoli. Racconta, il quotidiano milanese, «da qui, a 10mila euro a modello, escono ogni settimana quattro bici da corsa indistinguibili da quelle normali ma con un propulsore cilindrico da 200 watt nel tubo obliquo». Un brevetto austriaco che il Corsera ha provato sulla salita di San Baronto. E - sorpresa - la potenza basta a «un dilettante per staccare Chris Froome». Sempre al Corriere della Sera è stato Vincenzo Nibali a dire la sua: «È come rubare. E non mi stupisce nemmeno, così come accade nella vita di tutti i giorni, che qualcuno sia disposto a barare. Ripeto: nello sport come nella vita quotidiana».

 

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Ma perché nel filmato è così difficile riconoscere il motorino? Il Corsera se l'è fatto spiegare da Istvan Varjs, «lo scienziato stregone che fornirebbe i professionisti». Al giornale, Varjas ha mostrato i motorini di ultimissima generazione, minuscoli e leggeri, con potenza fino a 250 watt: «Se l'Uci usasse la telecamera termica potrebbe scoprili». M nemmeno questo basterebbe. Perché la tecnologia è già oltre: «Varjas ci mostra un oggetto mitologico: una ruota a induzione magnetica. È una carcassa in carbonio con inserite all'interno placche magnetiche al neodimio. Grazie a un "ponte" generato da un magnete a spire nascosto sotto la sella, permette di guadagnare almeno 60 watt. La ruota, spiega Varjas, non è rintracciabile ai controlli se non si usa un rilevatore di campo potentissimo. Costa oltre 50mila euro ed è nella disponibilità di pochissimi atleti».

 

 

Il giallo sul caso Contador. Il reportage di France Télévisions si chiude con alcune immagini girate a Verbania, al traguardo della 18esima tappa del Giro d'Italia 2015, quando Alberto Contador vinse la corsa su Fabio Aru. A pochi minuti dall'arrivo l'Uci lancia un controllo a sorpresa sulla bici dello spagnolo, il giorno precedente c'era stato un misterioso cambio di ruota. La bici viene sigillata con una fascetta e portata dietro al palco delle premiazioni, dove l'Uci ha predisposto una tenda accessibile solo agli ispettori. Le immagini mostrano lo stranissimo armeggiare di Faustino Muñoz, storico meccanico del Pistolero, attorno alla ruota del fuoriclasse spagnolo e all'orologio che portava al polso. E poi, con una seconda telecamera nascosta, i «sofisticati» strumenti di controllo nella tenda: un martello con cui lo stesso Muñoz smonta il movimento centrale davanti a un ispettore distratto. Ma della ruota nessuna traccia...

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