Il commovente video e le foto dei funerali di Claudio Rossi, l'infermiere del 118 ucciso da una valanga
C’erano i volontari della Croce Rossa, Croce Bianca, c’erano i colleghi dell’emergenza, l’Areu, c’erano gli alpini, gli amici, tutto il piccolo paese. Davanti al feretro, una composizione di rose bianche, sopra la bara la giacca dell’Areu
di Paolo Aresi
Dopo la messa, il feretro con il corpo di Claudio Rossi è stato portato fuori, sul sagrato della chiesa delle Ghiaie di Bonate Sopra; erano passate le undici di questa mattina (sabato 16 gennaio), la bara è stata appoggiata sui sostegni, in mezzo alla gente che ha seguito tutta la celebrazione, sotto il sole gelido, perché la chiesa si è riempita subito. Un migliaio di persone, forse di più.
C’erano i volontari della Croce Rossa, Croce Bianca, c’erano i colleghi dell’emergenza, l’Areu, c’erano gli alpini, gli amici, tutto il piccolo paese. Davanti al feretro, una composizione di rose bianche, sopra la bara la giacca dell’Areu, gialla, fluorescente. Gli alpini con le bandiere tricolori alzate hanno intonato il “Signore delle Cime” e poco dopo si è sentito il rumore dell’elicottero, il “suo” elicottero, quello giallo dell’emergenza, con cui Claudio aveva fatto tanti interventi. L’elicottero è rimasto sospeso nel cielo a salutare Claudio e poi ha suonato la sirena del soccorso.
Claudio Rossi è morto mercoledì 13 mattina, travolto dalla valanga mentre con un amico stava attraversando con gli sci la Costa del Palio, in testata della Valle Imagna, un percorso semplice. Luca, l’amico, è stato pure travolto, ma si è salvato per miracolo. Claudio invece è stato schiacciato dalla valanga contro il tronco di un albero. Ha lasciato la moglie Ivana e due figli piccoli, i genitori, i familiari, i tanti amici, i colleghi ancora attoniti. Lo hanno detto in tanti, è stato scritto (QUI l'edizione digitale di PrimaBergamo), che Claudio Rossi era una persona del tutto particolare, uno che cercava di dare una mano in ogni circostanza a chi aveva bisogno, una persona che non perdeva mai il sorriso, limpido come i suoi occhi azzurri.
Per questa ragione tutti hanno voluto salutarlo. Per questo l’Areu ha mandato il suo elicottero a suonare la sirena sopra il piccolo paese. È stato il momento più forte di un funerale che non voleva più finire, nel sole e nel gelo, come se la comunità delle Ghiaie, come se i familiari di Claudio non volessero che terminasse, che il corpo di Claudio se ne andasse a riposare nel cimitero.
Dopo la messa concelebrata dal parroco e da diversi sacerdoti (erano anche i frati dell’ospedale Papa Giovanni), c’è stato il lungo momento all’esterno. Claudio Rossi era stato alpino, era infermiere del pronto intervento Areu, era uno sportivo, ex corridore ciclista, amante della corsa in montagna e dello scialpinismo. Gli alpini gli hanno reso onore, tre amici lo hanno ricordato, cercando di non inciampare nelle parole, di andare oltre il pianto e il nodo che stringeva la gola. Alla fine, ognuno ha dovuto tornare alla propria casa, con impressa nella mente la promessa, dichiarata dal parroco durante la messa: l’impegno a stare vicini, tutti, concretamente, alla famiglia di Claudio, alla moglie Ivana e ai suoi bambini.