Un ruolo sempre più marginale

Il crollo della tv negli Stati Uniti (meno 25% di ascolti in un anno)

Il crollo della tv negli Stati Uniti (meno 25% di ascolti in un anno)
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Simbolo indiscusso dell’intrattenimento e dell’informazione per oltre mezzo secolo, la televisione è oggi ormai uno strumento più che snobbato, in particolare in quello che è il Paese in cui è maggiormente ricca e strutturata: gli Stati Uniti. Come riporta il centro ricerche americano Nielsen, il piccolo schermo d’oltreoceano non ha mai vissuto una crisi come quella attuale, in termini di ascolti. Solo nell’ultimo anno, il calo delle utenze è stato addirittura del 25 percento, con i quattro storici network (ABC, CBS, Fox, NBC) che non riescono più ad attrarre spettatori. Il motivo di questo crollo, si può facilmente intuire, è per gli strumenti alternativi alla televisione che stanno dilagando da alcuni anni a questa parte.

 

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I drammatici numeri della tv americana. Prendendo in considerazione un arco temporale che va dal 2011 ad oggi, il calo degli ascolti televisivi negli Stati Uniti ha dell’incredibile. Anzitutto, occorre sottolineare che negli Usa il tempo medio settimanale passato davanti alla tv è, da un punto di vista delle fasce d’età, molto diverso rispetto ad esempio a quello italiano: i principali fruitori del piccolo schermo sono infatti coloro che sono ricompresi fra i 25 e i 34 anni, mentre i più giovani (12-17 anni) sono la categoria sociale che spende il minor tempo davanti alla televisione. Nel 2011, si andava da una media di quasi 25 ore alla settimana per gli adolescenti e ben 32 per i giovani adulti.

La tendenza successiva, nel quadriennio preso in esame, è stata di costante e significativo calo, fino agli attuali numeri: coloro che hanno un’età compresa fra i 24 e i 35 anni passano davanti alla tv mediamente 22 ore settimanali, mentre i cosiddetti Millennials nemmeno 15. Facendo un rapido calcolo, si tratta di un crollo di circa il 30 percento per i primi e di più del 40 per i secondi. E questo nonostante la televisione offra un intrattenimento sempre più vario e articolato. Dallo sport, all’informazione, ai reality show fino ai documentari: teoricamente, dovrebbe esserci materiale per attirare ogni fascia di età ed ogni categoria sociale e di interessi. Eppure, questo non avviene.

 

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Le ragioni del crollo. Bisogna tenere a mente, ragionando sulla televisione statunitense, che essa ha un ruolo molto diverso rispetto a quella italiana: da noi la tv non è solo offerta e ricezione di un contenuto, ma è anche momento e luogo di ritrovo e coagulazione famigliare. La televisione in Italia, specie ai suoi inizi, aveva un ruolo persino culturale e formativo, negli Usa e stata fin da subito espressione di consumismo e di nuovi scenari di mercato. Due posizioni differenti che, se rendono la tv in Italia una realtà ben più radicata e difficile da soppiantare, sottopongono quella americana a logiche, appunto, di mercato: se l’offerta non è adeguata, la domanda si sposta altrove.

I nuovi strumenti tecnologici disponibili, non solo in termini di apparecchi ma anche di servizi, offrono all’utente possibilità infinitamente maggiori rispetto alla televisione, e questo per motivi anche quasi banali. Per esempio, la tv ha il vincolo degli orari della trasmissione, il video su Youtube che ripropone esattamente il medesimo contenuto può essere visto quando e dove si vuole; assistere in diretta ad un qualsiasi evento può essere fatto comodamente dal proprio smartphone attraverso Snapchat (che se in Italia non ha riscosso un particolare successo, negli Stati Uniti è diffusissimo); i telegiornali offrono contenuti preselezionati e immodificabili, mentre con internet ci si può informare dove, quando, come e su cosa si vuole, senza dover aspettare il servizio a cui si è interessati; rispetto ai film, ormai, spopolano i siti streaming o i download dal pc: perché essere vincolati ai film scelti dai palinsesti quando si può trovare facilmente la pellicola che più in un certo momento si ha voglia di guardare? Tutti elementi che, a meno di particolari svolte, porteranno la televisione, perlomeno negli Stati Uniti, ad assumere un ruolo sempre più marginale nella società e nell’intrattenimento.

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