Il cuore non basta, col Lipsia è mancata la lucidità: l'Atalanta saluta l'Europa
La squadra di Gasperini esce sconfitta per 2-0 dal Lipsia (doppietta di Nkunku). Ai nerazzurri è mancata la freddezza sotto porta
di Fabio Gennari
Si chiude con la prima sconfitta casalinga in Europa League della stagione (e di tutta l’esperienza gasperiniana nella seconda coppa europea per club) il cammino stagionale dei bergamaschi nelle coppe continentali. Al Gewiss Stadium ha vinto il Lipsia 2-0 grazie ad una doppietta di Nkunku e, al netto di un episodio molto dubbio a sfavore della Dea (su una punizione di Malinovskyi è parso netto il fallo di mano di Dani Olmo), il risultato è sostanzialmente giusto e premia la squadra che ha fatto vedere qualcosa in più nell’arco della doppia sfida.
Dopo la convocazione un po’ a sorpresa, Gian Piero Gasperini butta subito nella mischia Freuler, nonostante sia passata appena una settimana dall’elongazione al flessore che aveva costretto lo svizzero a lasciare il campo dopo poco più di un’ora di gioco alla RedBull Arena. Rispetto al 4-2-3-1 già visto in Germania, questa volta il Gasp si mette a tre dietro, con de Roon su Nkunku e proprio Freuler vicino a Koopmeiners in mezzo. Le principali novità di formazione sono in attacco: dopo quella contro il Sassuolo, altra maglia da titolare per Zapata, con Malinovskyi e Boga in linea in appoggio alle azioni offensive. La scelta è quindi diversa rispetto alla sfida di sette giorni fa in Germania, nella quale la Dea fece vedere ottime cose contro i quotati tedeschi. Per il Lipsia, invece, solo una novità in difesa (Simakan), mentre il resto della squadra è identica a quella scesa in campo solo sette giorni fa. Prima della partita, c’è spazio per l’esordio del nuovo socio americano Steve Pagliuca sotto alla Curva Pisani, accompagnato dal presidente Percassi. Il numero uno dei Boston Celtics ha sventolato una sciarpa nerazzurra acclamato dai tifosi ed è parso molto partecipe del grande entusiasmo visto sugli spalti.
Con lo stadio ricolmo di passione come nei giorni migliori, l’Atalanta parte con una conclusione di Zappacosta dalla sinistra (5’), ma quello che sembrava un segnale positivo si dimostra invece un fuoco di paglia. La manovra dei bergamaschi non è fluida, la scelta del tecnico di non confermare il 4-2-3-1 che tanti buoni risultati aveva dato all’andata si rivela infelice e il Lipsia costruisce il meritato vantaggio con cui chiude il primo tempo minuto dopo minuto. Al 17’ Malinovskyi impegna Gulacsi con un tiro cross (Zappacosta poi calcia in Curva Morosini) e un minuto più tardi sono gli ospiti a passare con Nkunku. Come già accaduto contro il Napoli, sulla sinistra della difesa orobica si apre una falla enorme nella quale si invola Laimer. Freuler lo rincorre ma non riesce a tenere il passo dell’avversario e dopo una sgroppata solitaria di almeno quaranta metri, il tocco arretrato con Musso in uscita è decisivo: la palla carambola sul palo e poi in porta. Ospiti avanti.
La reazione dei padroni di casa è troppo blanda e il Lipsia, con Olmo e Angelino, si rende ancora pericoloso in un paio di occasioni (ma nessun intervento per Musso). Il problema è che dalle parti di Zapata e Boga non succede praticamente nulla e al riposo il risultato premia meritatamente gli ospiti, che vanno negli spogliatoi con il minimo ma prezioso vantaggio costruito nella prima parte della frazione.
Nella ripresa, i bergamaschi cercano di alzare un po’ il baricentro, ma sul piano tattico sono ancora i tedeschi a farsi preferire. In certe partite servirebbe un episodio a favore per cambiare l’inerzia del match, e quando sembrerebbe che ciò stia per accadere, al 52’, l’arbitro spagnolo Mateu Lahoz lo “trasforma” in un calcio di punizione per il Lipsia. Sul calcio piazzato di Koopmeiners viene fischiato un fallo di mano di Henrichs (dubbio); sulla successiva punizione dal limite di Malinovskyi c’è un tocco in area (apparentemente netto) di Olmo, ma il direttore di gara, richiamato anche al Var per valutare al meglio la decisione da prendere, non cambia idea e conferma: niente calcio di rigore.
La partita si incattivisce, più che per l’episodio in sé per l’incapacità dell’arbitro di tenere in mano le redini emotive del gioco, e in pochi minuti vengono ammoniti Zapata, Freuler e Demiral, con l’Atalanta che continua a fare una fatica incredibile a costruire azioni. L’unico grande pericolo arriva su un grande classico gasperiniano: l’asse Zappacosta-Hateboer (63’). Dall’altra parte del campo, Musso prima mette i brividi con un’uscita bassa così e così, poi respinge con il corpo un’azione personale di Nkunku (68’), ma nel finale (87’) lo stesso attaccante del Lipsia trasforma il giusto rigore del raddoppio, fischiato proprio per un’uscita fallosa del portiere argentino. È la rete che sancisce l’eliminazione dei bergamaschi, i quali si prendono comunque gli applausi del Gewiss. C’è amarezza, ma l’amore resta.