Il dolore di Dalmine per Mario Medici, sconfitto dal virus in Germania
Aveva 63 anni, bancario, si è spento nella notte di sabato a Erlangen, dove era stato trasferito dal Papa Giovanni. Aveva fondato la Pallavolo Sabbio, la passione per la moto
Sabbio piange, tutta Dalmine lo fa. E la distanza da quell'amico, il saperlo in Germania a lottare fino allo stremo, e poi soccombere, rende quel dolore ancora più cattivo. Più difficile da accettare, da affrontare ed elaborare. Mario era altruista, generoso, sempre in grado di dare una mano, offrire una parola di conforto. Aveva un cuore tenero sotto la scorza un poco ruvida.
Mario Medici aveva 63 anni e viveva a Sabbio con l'amata moglie Anna e i figli, Davide e Ilaria. Colpito dal Covid-19, era entrato al Papa Giovanni il 25 marzo per una semplice tac, ma dal 28 era stato poi trasferito in terapia intensiva. Era molto conosciuto, ben voluto dai tanti che lo avevano incrociato nel loro percorso di vita. Faceva il bancario, tra le cose più belle che si ricordano di lui, l'aver fondato la Pallavolo Sabbio. Una figura importante per la realtà dalminese.
Da alcune settimane la sua battaglia si era spostata a nord, in Germania, vicino a Norimberga. Era uno dei contagiati Covid bergamaschi trasferiti in aereo dal Papa Giovanni. Da fine marzo la sua lotta l'ha condotta a Erlangen, ma nella notte di sabato la speranza - che come una fiammella nella notte resisteva, pur tremula, - si è spenta, inghiottita da quel male vorace e cieco.
A ricordarlo Veronica Pessani, vicepresidente della BergamoWalking, gruppo sportivo di cui Medici faceva parte (insieme alla moglie) ormai da cinque anni: «Ci conoscevamo da oltre 25 anni: ho perso una sorta di padre, un fratello, praticamente un parente acquisito, e un confidente. Amatissimo all'interno della nostra associazione, era il nostro “moschettiere”, insieme ad altri due suoi coscritti. In comune avevamo anche la passione per la motocicletta, che ci aveva portato a trascorrere diverse vacanze insieme. Questo virus ce lo ha strappato senza nemmeno la possibilità di dirgli addio».