Il lato b del lockdown e dell'asporto: resti di cibo e sporcizia
Con bar e ristoranti chiusi, spesso si mangia e beve dove capita (in particolare i più giovani). E i cani se ne accorgono
Inizialmente non ci avevano fatto caso. Poi, confrontandosi durante le passeggiate degli amici a quattro zampe, alcuni padroni di cani hanno tratto delle conclusioni. Tutte da dimostrare, senza validità scientifica, ma verosimili. Da quando bar e ristoranti sono chiusi, è vietato uscire dal proprio Comune e gli incontri in casa sono caldamente sconsigliati, per portare a passeggio il cane, soprattutto in certe zone, ci si impiega di più. La voglia del padrone di stare fuori casa più a lungo non c'entra. Sono i cani che, al guinzaglio, perdono più tempo ad annusare, a seguire tracce di cibo, e infine a mangiucchiare qualcosa.
La possibile risposta. Che al parco ci sia qualcuno, specialmente i bambini intenti a far merenda, che lasci sul terreno bocconi prelibati, è cosa non nuova. Ora però l’asporto ha forzatamente una diffusione che prima non aveva. Molti il cibo se lo portano in casa, vero, e c’è chi fa la pausa pranzo in macchina; ma tanti mangiano all’aperto, magari al riparo da occhi indiscreti, lontano da strade e forze dell’ordine. E i resti di cibo sul terreno sono aumentati a dismisura. La sera si creano capannelli di teenager attorno alle panchine delle aree verdi più nascoste, per stare insieme e bersi qualcosa. Per un po’ di street food (e probabilmente, in molti casi, per una o più “canne”, che la parola “spinello” è ormai in disuso). Vietato ma comprensibile, a parte quando i dintorni delle panchine finiscono per restare costellati da rifiuti. Se l’infrazione del Dcpm fa ammainare anche le bandiere di rispetto e senso civico, la possibile indulgenza nei confronti di questi trasgressori viene decisamente meno.
I cani lo sanno. Senso civico o meno, il consumo di cibo per strada si è moltiplicato. Bergamo è una città pulita, con un servizio puntale di spazzamento strade e marciapiedi. Ma stare dietro a questo cambiamento di abitudini è impossibile, specie in una stagione in cui le temperature solitamente annientano la voglia di mangiarsi una sciocchezzuola all’aperto. E il fiuto dei cani, legato all’innata assenza di senso di sazietà, si sta godendo la parte più terra-terra della nostra risposta sghemba alla pandemia.