Il pasticcio del Murolago di Como

Una città si ribella alla “passeggiata della vergogna”, o “walk of shame” com’è stata ribattezzata ironicamente, facendo il verso alle “walk of fame” dei grandi festival del cinema. La città è Como e la passeggiata è quella che sino a una decina di anni fa si faceva su uno dei più bei lungolaghi d’Italia e che da allora è stato travolto dalla scelta folle di costruire delle paratie per evitare le esondazioni. Questa in breve la storia.
1995 la giunta comunale di Como approva il primo progetto per la costruzione delle paratie sul lungolago: paratie antiesondazione, rinominate con un pizzico di ironia mista a rabbia, “Piccolo Mose”, con riferimento alle grandi paratie in costruzione all’imbocco della laguna per proteggere Venezia dalla maree. I soldi per l’operazione arrivano dallo Stato, attraverso i fondi della cosiddetta Legge Valtellina. Ma anche dalla Regione (titolare dell’opera) e dal Comune (che ha il ruolo di stazione appaltante). Nel 1998 le previsioni di spesa erano di 16 miliardi di lire, cifra che è andata via via moltiplicandosi. Undici anni più tardi l’aggiudicazione dell’appalto all’impresa veneziana Sacaim.
I lavori partono l’8 gennaio 2008. La durata prevista era di 1.085 giorni. Costi nel frattempo aggiornati a 12 milioni di euro. L’anno successivo il primo scandalo: si scopre la costruzione del muro sul lungolago, notizia che fa subito il giro del mondo. Si trattava infatti di un muro in cemento amato, che doveva fungere da barriera antiesondazione e schienale per le sedute. Era talmente alto da impedire la vista dell’acqua. Nel 2010 il Comune ne ordinava così la demolizione a seguito di una vera rivolta dell’opinione pubblica. A quel punto si è arrivati alla paralisi, con cantiere aperto e l'impossibilità di inserire varianti perché bocciate dall’Autorità anticorruzione di Raffaele Cantone. I costi nel frattempo sono saliti a 32 milioni e al sindaco subentrato, Mario Lucini, non è restato che mettere a punto un nuovo progetto che ha trovato ancora il blocco dell’Anticorruzione. Sostanzialmente una situazione senza via di uscita che ha portato a fine marzo alle dimissioni “per esasperazione” dei due responsabili del cantiere.
Così, passata la soglia dei 3mila giorni senza lago (cioè con vista ostruita dalla palizzata del cantiere), è stato il quotidiano di Como, La Provincia a prendere l’iniziativa e a lanciare un’iniziativa che ha visto la partecipazione di migliaia di cittadini: il quotidiano ha fatto sua l’idea di un fotografo, Pierpaolo Perretta, che da mesi incollava frecce bianche alla recinzione per indicare i fori da cui si poteva sbirciare il lago. L’idea è stata quella di distribuire cartoline da spedire al premier Renzi perché prenda quella che ad oggi sembra l’unica scelta in grado di sbloccare la situazione: il presidente del Consiglio può infatti adottare misure straordinarie, a partire dalla nomina di un commissario, oppure può proporre modifiche normative in grado di accelerare la ripartenza dei lavori. Il nuovo progetto prevede lastroni antiesondazioni nascoste nella pavimentazione della passeggiata.
Nel frattempo il lago osserva tranquillo questo pasticcio combinato dagli uomini, e da un po’ di anni a questa parte ha quasi smesso di esondare...