Era il dicembre 1990

Il primo sito web, 25 anni fa

Il primo sito web, 25 anni fa
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Il 21 dicembre 1990, esattamente 25 anni, uno scienziato britannico, infastidito dal funzionamento a comparti stagni dei computer, si inventò un sito internet per permettere alle macchine di comunicare e di condividere le informazioni su un computer NeXT. Lo scienziato è Tim Berners-Lee e il sito a cui ha dato avvio è info.cern.ch. È ancora in funzione e contiene tutto ciò che vorremmo sapere sul World Wide Web.

 

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Il problema dei computer, all'epoca. All’epoca Berners-Lee lavorava per il CERN, che prima di diventare il laboratorio di fisica più importante del mondo si occupava di computer e di network digitali. La mancanza di un sistema che permettesse alle macchine di trasmettere i dati era un problema che causava non poche incertezze: ogni singolo computer aveva il suo sistema operativo, le sue informazioni, ma le pagine non interagivano tra loro. Non c’era alcun collegamento ipertestuale e, inoltre, ogni macchina funzionava in modo diverso. «Trovavo frustrante che in quei giorni ci fossero diverse informazioni su diversi computer. Dovevi accedere a vari pc per avere quello che ti serviva. Poi, dovevi imparare nuovi programmi per ciascun computer. Capire come funzionavano le cose era veramente difficile. A volte era più facile chiedere direttamente alle persone durante la pausa caffè», ricorda Tim Berners-Lee.

 

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Il sistema dei sistemi. «E se convertissimo tutti i sistemi informatici, in modo che facciano parte di un unico ipotetico sistema che tutti possono leggere?». L’intuizione era buona e, se fosse stata praticabile, avrebbe avuto delle conseguenze di straordinaria importanza. Negli Ottanta Berners-Lee incominciò così a ragionare su un programma che permettesse di creare dei link tra nodi di informazioni computerizzate. Alla fine del decennio propose al suo supervisore, Mike Sendall, un sistema di condivisione dei dati. Il commento di Sendall fu: «Vago, ma interessante». Era quello che serviva a Berners-Lee per proseguire con il suo progetto.

 

 

Il primo sito web della storia. Pochi giorni prima del Natale 1990, lo scienziato era riuscito a definire i concetti basi del Web, gli stessi che usiamo oggi: URL, http e html. Aveva ideato i primi collegamenti virtuali e il primo tipo di scrittura informatica, tanto che realizzò anche il primo browser di ricerca e il primo software per server. Tre anni più tardi, nel marzo 1993, il CERN emise un comunicato che rendeva il Web di pubblico dominio e diffuse il source code del progetto ipertestuale di Berners-Lee, il World Wide Web. In questo modo il software divenne accessibile da tutti i cittadini, gratuitamente. Da quel momento, la crescita di Internet fu esponenziale, e continua ancora oggi, tanto che alcuni si chiedono se, prima o poi, ci sarà una sorta di implosione del web.

 

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Le conseguenze. È occorso del tempo, ma la nascita del primo sito ha mutato radicalmente la vita delle persone. È cambiato il modo d’intendere il lavoro, la comunicazione e, talvolta, anche le relazioni sociali. Abbiamo accesso a qualsiasi tipo di informazione, subito e dovunque. Ci sono, è chiaro, delle sfide importanti da affrontare, come la qualità delle informazioni e la presenza di siti-spazzatura. Siamo chiamati, in sostanza, a operare una selezione dei contenuti e a non rinunciare alla nostra capacità di giudizio.

Tim Berners-Lee, oggi. Dopo avere lavorato al CERN, Berners-Lee si trasferì al MIT, dove dirige tutt’ora il World Wide Web Consortium (W3C). Lo scienziato è un sostenitore dell’open web e della neutralità della rete. È convinto che Internet e le sue informazioni debbano essere accessibili a tutti e perciò si batte contro le forme di censura imposte dai governi. «Quando colleghiamo dei dati, possiamo scoprire fatti, creare idee, comprare e vendere cose, costruire nuove relazioni a una velocità che era inimmaginabile nell’era dell’analogico», commenta. È parimenti consapevole, tuttavia, che abbiamo bisogno di un nuovo modello di privacy, tale da consentire agli utenti di possedere legalmente i loro dati e da impedire a terzi di usarli senza esplicito permesso.

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