"Leave" al 52 percento

Gran Bretagna, addio all'Europa Cameron si dimette, panico in Borsa

Gran Bretagna, addio all'Europa Cameron si dimette, panico in Borsa
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Ora è ufficiale: con il 52 percento del favore popolare, il Regno Unito ha scelto per Brexit, per l’abbandono dell’Unione europea. Un fatto che ha iniziato a rendersi evidente fin dall’inizio degli scrutini, e che smentisce clamorosamente le previsioni dei sondaggi degli ultimi giorni, che davano in vantaggio il fronte del “remain”. La Gran Bretagna è ora nettamente spaccata in due fra una metà più qualcosa che gioisce e prefigura un nuovo e luminoso futuro e un’altra metà meno qualcosa che al contrario è caduta nella disperazione più totale. Fra questi ultimi spicca il Premier David Cameron, che ha rassegnato le sue dimissioni.

 

++ Brexit: Nigel Farage, è vittoria della gente comune ++

 

Le reazioni d’Oltremanica. Il primo ad aver voluto mostrare al mondo tutto il proprio giubilo per la vittoria del “leave” è stato, ovviamente, Nigel Farage, leader del partito antieuropeista britannico Ukip e frontman della campagna elettorale per l’abbandono dell’Ue: «Abbiamo dominato questa campagna elettorale e per questo siamo stati demonizzati. Ma ho stretto molte mani di persone che non vogliono stare in Ue, abbiamo visto che più  della metà della popolazione non vuole più rimanere. Ora sarà importante quello che accadrà nel resto dell'Europa». Farage ha poi precisato: «L’Ue è destinata al fallimento e prima o poi noi vinceremo questa guerra». Poi ha aggiunto: «La campagna è stata stupefacente, nessuno un anno fa avrebbe detto che il risultato oggi avrebbe potuto essere questo. Ci riprenderemo la nostra indipendenza. È l’Indipendence Day della Gran Bretagna». Tim Farron, leader dei Liberaldemocratici apertamente schierati per il “remain”, si è definito «sconvolto e arrabbiato» per il risultato del referendum. Per quanto riguarda il popolo britannico, alcune interviste che diverse agenzie di stampa del Regno Unito stanno compiendo da alcune ore a questa parte lasciano intravedere uno scenario quasi surreale: in molto che hanno votato per il "leave", infatti, hanno dichiarato di averlo fatto per puro desiderio di dare una scossa al sistema, pur nella convinzione che tanto avrebbe vinto il "remain". Non è successo.

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Le dimissioni di Cameron. La voce circolava già dalle prime ore del mattino, ma ora ha trovato conferma definitiva: il Primo Ministro David Cameron ha annunciato che si dimetterà dal ruolo di capo del governo entro tre mesi. Lo ha dichiarato durante la conferenza stampa ufficiale, svoltasi pochi minuti fa, in cui il Premier ha dovuto rendere conto della vittoria del “leave”, dell’abbandono dell’Unione Europea da parte del Regno Unito. Cameron è apparso, nel complesso, rassegnato, ha detto che «la volontà del popolo britannico deve essere rispettata» e ha comunque voluto rassicurare tutti sul fatto che «l’economia della Gran Bretagna è forte, desidero dirlo a tutti gli operatori sui mercati. E non ci saranno cambiamenti immediati; negozieremo con l’Unione europea».

 

 

Panico in borsa. I mercati borsistici che per primi hanno aperto, ovvero quelle asiatici, hanno dato subito risposte molto poco rassicuranti: - 8 percento il Nikkei di Tokyo, - 4 percento l’indice di Seoul, - 5 percento Shangai e - 3,7 percento il titolo australiano. La sterlina ha subìto un immediato crollo, di circa il 10 percento, toccando minimi che non si vedevano dal 1985, e le previsioni sull’apertura di Londra dicono che si comincerà con un secco - 7 percento. E la domanda che inevitabilmente serpeggia fra i cittadini di tutto il mondo non può che essere la stessa: e ora? Anche l’apertura dei titoli europei è stata disastrosa: -16 percento Madrid, -11 percento Parigi, Milano al -14 percento. Una situazione che rende impossibile aprire tutti i mercati presenti sulle varie piazze: nella stessa Milano, per dire, nelle prime ore della mattinata sono stati aperti solo 4 titoli su 40 del Mib. E il passare delle ore non ha certo attutito il tonfo, con indice stabilmente negativi di almeno due cifre.

 

 

Intanto, diverse reazioni arrivano dagli altri territori del regno: il Primo Ministro scozzese ha già avuto modo di dire che il futuro della Scozia può essere solo all’interno dell’Unione Europea, e che la vittoria del “leave” avrà ripercussioni inevitabili sul destino politico di Edimburgo all’interno della Gran Bretagna. Addirittura, si è già ventilata l'ipotesi di un nuovo referendum per rendere Edimburgo indipendente dal resto del regno, come già avvenuto lo scorso anno (ma senza successo). Toni analoghi arrivano anche dall’Irlanda del Nord: il Sinn Fein, uno dei partiti di maggioranza, ha diramato una nota ufficiale in cui si legge che «il governo britannico ha perso qualsiasi mandato per rappresentare gli interessi politici ed economici della popolazione dell’Irlanda del Nord»; alcuni, addirittura, hanno già cominciato a parlare di una possibile annessione all’Irlanda per uscire dal Regno Unito. Senza badare a troppe formalità: la Gran Bretagna è già una polveriera.

 

Risultati

I risultati del voto, dal Wall Street Journal.

 

Dal resto dell’Europa. Sono arrivati per primi i commenti dai palazzi della stessa Unione europea: Martin Schulz, Presidente del parlamento europeo, ha dichiarato che la volontà dei cittadini britannici sarà rispettata, e che l’Ue è pronta ad affrontare il risultato del referendum. Dopo queste prime frasi di circostanza, però, lo stesso Schulz è andato caricando la dose la durezza delle sue parole nel corso della giornata: "Andarsene vuol dire andarsene. Il Regno Unito ha deciso di lasciare l'Ue e significa che ha lasciato anche il mercato unico dell'Ue. Mi chiedo se sia stata una decisione razionale. Credo che più che altro sia stata emotiva". Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione europea, in una conferenza stampa ufficiale, dopo aver risposto con la dovuta diplomazia, alla domanda di una giornalista che ha chiesto se Brexit rappresenti la fine dell'Unione europea ha risposto seccamente "No" e se n'è andato, strappando le risate e gli applausi degli astanti. Duri anche i toni del Ministro degli Esteri della Germania Frank-Walter Steinmeier, che ha parlato di «un giorno molto triste» per l’Europa tutta. A proposito di Germania, Angela Merkel ha parlato in tarda mattinata da Berlino, e ha dichiarato che Brexit è un duro colpo per l'unità dei Paesi europei e di essere molto rattristata per l'esito del referendum; ha inoltre annunciato che lunedì incontrerà Renzi e Hollande per capire meglio i possibili sviluppi. Negli altri Paesi del continente invece, ed in particolare fra le varie frange antieuropeiste, la festa è esplosa quasi come se si trattasse di un referendum riguardante il proprio Stato. Ciò che è preoccupante è che Brexit sembra poter dare il via ad un domino di consultazioni popolari analoghe che rischierebbe di smembrare in maniera irreversibile l’Ue. Marine Le Pen, leader del Front National francese, canta vittoria e auspica al più presto un referendum anche in Francia; Geert Wilders, a capo del partito olandese Partito per la Libertà, ha dichiarato che ora è il turno dei Paesi Bassi di lasciare l’Ue.

 

 

Venendo all’Italia, dal suo profilo Facebook si è fatto sentire anche Matteo Salvini, che ha scritto: «Evviva il coraggio dei liberi cittadini della Gran Bretagna! Il cuore, la testa e l’orgoglio hanno battuto le bugie, le minacce e i ricatti. Grazie Uk, ora finalmente cambierà l’Europa. Ora tocca a noi». Dal Governo, per ora, ha parlato il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega agli Affari Europei Sandro Gozi, che senza giri di parole ha definito Brexit «uno shock, una pessima notizia, che si porta dietro un’enorme incognita». Renzi ha prima commentato a caldo con un tweet, e poi ha parlato ufficialmente da Palazzo Chigi, garantendo la stabilità economica e finanziaria dell'Italia e in generale dei Paesi dell'Ue nonostante Brexit, e che intende far sì che il nostro Paese sia impegnato in prima linea come guida verso una ristrutturazione "forse necessaria" dell'Europa, che non ha esitato a chiamare "casa".

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