Il sindaco Gori incontra i detenuti di via Gleno: «Sarò portavoce delle vostre richieste»
Dopo l’entrata in vigore su tutto il territorio nazionale delle ulteriori limitazioni per cercare di arginare l’aumento dei contagi da Coronavirus, in diverse carceri italiane sono scoppiati tumulti che hanno visto i detenuti chiedere a gran voce adeguate misure per proteggersi dal Covid-19 e protestare contro il divieto di vista da parte dei parenti contenuto nel Dpcm.
A differenza di quanto avvenuto nelle altre case circondariali della Penisola, a Bergamo è stata scelta la via del dialogo. Oggi (mercoledì 11 marzo) il sindaco Giorgio Gori e la direttrice del carcere Teresa Mazzotta hanno incontrato gli ospiti della struttura di via Gleno, i quali hanno portato all’attenzione delle istituzioni le proprie istanze, redigendo una lettera indirizzata al Ministero di Grazia e Giustizia, oltre ad un documento da inoltrare alla magistratura penitenziaria.
Il primo cittadino e la direttrice hanno incontrato una delegazione di circa 25 detenuti, appartenenti a tutte le sezioni della casa circondariale, che hanno espresso la preoccupazione alla luce dei recenti sviluppi dell’epidemia di coronavirus. Durante il confronto, durato circa un’ora, è stata chiesta anche l’applicazione di misure che snelliscano i tempi per le istanze di pene alternative, così da migliorare le condizioni di affollamento delle celle e rispettare le direttive fondamentali per contenere la diffusione dell’infezione.
Attualmente sono circa 500 le persone recluse nel carcere di Bergamo: le autorità carcerarie si stanno notevolmente impegnando per evitare che il Covid-19 si diffonda anche all’interno delle mura, con conseguenze facilmente immaginabili. Al termine del confronto, il sindaco Gori ha dichiarato di aver apprezzato la scelta dei detenuti di Bergamo di non inscenare proteste come quelle avvenute nelle altre città italiane, proprio per perorare al meglio la propria causa verso le istituzioni, e si è impegnato a farsi portavoce delle richieste dei carcerati del Gleno al Ministro della giustizia Alfonso Bonafede.