Nel giorno di Pasqua

Il terribile massacro di Lahore

Il terribile massacro di Lahore
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Quella che avrebbe dovuto essere una gita spensierata, in un parco per bambini, si è trasformata in tragedia. 72 morti e oltre 300 feriti è il bilancio dell’attentato suicida che domenica ha insanguinato il Gulshan-i-Iqbal Park di Lahore, in Pakistan. Era quasi sera e la gente che passeggiava era molta, tra loro tante donne e bambini. C’erano più persone del solito perché la minoranza cristiana si era data appuntamento al parco per festeggiare il giorno di Pasqua, che da quest’anno il governo del Punjab ha riconosciuto giorno di vacanza. Nessun servizio d’ordine sorvegliava i tanti ingressi al parco. Le strade circostanti erano intasate dal traffico. All’improvviso un’esplosione vicino alle altalene dove molti bambini stavano giocando. Alcuni testimoni hanno riferito particolari di una crudezza incredibile: corpi smembrati, e sfere metalliche per aumentare l’effetto letale dell’esplosivo.

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La rivendicazione. L’attentato è stato rivendicato dai Tehreek-e-Taliban Pakistan, Jamaat ul Ahrar, uno dei tanti gruppi della galassia talebana nel Paese, ed è stato compiuto da quattro terroristi: tre di loro sono fuggiti, mentre uno si è fatto esplodere. Il kamikaze si chiamava Muhammad Yousaf, aveva poco più di vent’anni ed era stato educato in una scuola islamica di Lahore. In tutto pare siano stati usati 20 chili di esplosivo e l’attacco, anche se in linea con la logica del terrore che insanguina il Paese da oltre 15 anni, è il più sanguinoso mai avvenuto contro i cristiani del Pakistan dal 2013, quando a Peshawar vennero uccise più di 80 persone in una chiesa. Ed è stato anche il più grave mai avvenuto nel Paese dopo la strage della scuola di Peshawar del 2014, quando a morire furono 134 studenti assassinati a bruciapelo.

I motivi reali e quello ufficiale. Il motivo della rivendicazione è stato fornito dal portavoce del gruppo terrorista: «Volevamo attaccare i cristiani che stavano celebrando Pasqua». Tuttavia nell’attentato sono morti anche molti musulmani, e sono in molti a credere che ci siano anche altri motivi per cui è stato compiuto l’attentato, non ultimo il fatto che la violenza talebana non ha come primo obiettivo i cristiani ma prevalentemente i musulmani sciiti. Domenica era anche il giorno in cui cadeva il termine fissato da un’alleanza composta da oltre 30 gruppi religiosi per far sì che il governo provinciale del Punjab ritirasse una nuova legge sui diritti delle donne. Inoltre il 27 marzo era anche il 40esimo giorno di lutto per la morte di Mumtaz Qadri, condannato a morte per aver ucciso nel 2011 l’ex governatore del Punjab, Salman Taseer, colpevole di aver proposto una riforma della legge sulla blasfemia. La ricorrenza è stata celebrata in tutto il Pakistan con imponenti manifestazioni anti-governative.

Lahore, città simbolo. Non a caso, forse, è stata scelta la città di Lahore, chiamata anche la perla dell’islam nel subcontinente asiatico, che è la più ricca, bella, liberale e progressista di tutto il Paese e quella dove le istanze di modernità e democrazia del premier Nawaz Sharif sono più presenti. E nel processo di modernità del premier i cristiani sono una delle minoranze, insieme ai musulmani sciiti e agli indù, interessate dalle iniziative portate avanti per migliorare la loro vita. Colpire i cristiani significa anche avere una forte cassa di risonanza a livello mondiale, e quello di Lahore suona essere dunque un attentato che porta con sé un messaggio politico. Come se i talebani volessero far sapere a Sharif che sono in grado di arrivare ovunque, e che nessuno potrà fermarli.

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Lutto nazionale. Il Pakistan ha proclamato tre giorni di lutto nazionale: nel Punjab, di cui Lahore è la capitale, scuole, mercati, tutto è chiuso e la città è deserta, nessuno gira più nelle sue affollatissime strade. È stato dichiarato lo stato di emergenza. La polizia ha arrestato nelle ultime ore centinaia di persone, pare almeno 350, tra cui i fratelli del kamikaze, e il premier Sharif ha ordinato alle forze dell'ordine di accelerare l'offensiva contro i militanti islamici collegati con la rete terroristica di al-Qaeda, che vanno di fatto ad aggiungersi a quelle già da tempo in corso nel Waziristan.

La condanna mondiale. Unanime la condanna a livello mondiale: gli Stati Uniti hanno parlato di “attacco vile” e si sono detti pronti a lavorare con il Pakistan per “sradicare la piaga del terrorismo”. Condoglianze sono state espresse dal governo indiano e dal suo premier Narendra Modi. Anche Papa Francesco, al Regina Coeli, ha usato parole di condanna: «La Santa Pasqua è stata insanguinata da un esecrabile attentato» manifestando la sua «vicinanza a quanti sono stati colpiti da questo crimine vile e insensato». E di crimine insensato ha parlato anche il premio Nobel Malala Yousafzai, che per prima ha subito la condanna da parte dei talebani e le loro violenze per aver sempre difeso il diritto all’istruzione per le donne.

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