In due mesi persi più di seimila posti di lavoro
Presentati dalla Provincia i dati del mese di aprile. La ristorazione è il settore che soffre più di tutti. Giovani, donne e stranieri le categorie più colpite.
Nel mese di aprile le assunzioni sono state 3.707 e le cessazioni 7.339. Un saldo negativo mensile di 3.632 posizioni lavorative. Se aggiungiamo le perdite avute a marzo (2.743) ne vien fuori che nel periodo del lockdown Bergamo e la Bergamasca hanno perso più di seimila posti di lavoro. Questi dati sono stati presentati dall’Osservatorio del territorio e del lavoro, del Settore Sviluppo della Provincia di Bergamo e fanno riferimento alle comunicazioni di assunzione e cessazione dei rapporti di lavoro aggiornati al mese di aprile, elaborati da Paolo Longoni. I settori più colpiti sono quelli del commercio e dei servizi, e a farne le spese sono donne, giovani (under 30) e stranieri, la fascia precaria dei mancati contratti temporanei stagionali.
Il crollo delle assunzioni e il saldo negativo dei movimenti riguardano tutti i settori economici con l’eccezione dell’agricoltura, che impiega tuttavia un numero ridotto di lavoratori dipendenti. Il saldo negativo nelle costruzioni è stato ad aprile 2020 pari a -346 (-551 a Marzo 2020), nell’industria -1.228 (-947 il mese prima) e nel commercio e servizi -2.237 (- 1.417 a marzo 2020). Il calo delle assunzioni nel bimestre critico riguarda tutte le forme contrattuali e in particolare per l'apprendistato (-59,9%) e il tempo determinato (-50,2%) ma la dinamica è pesantemente negativa anche nella somministrazione (-43,5%) e nel tempo indeterminato (-43,4%).
Si conferma il crollo degli avviamenti nella ristorazione (-84,3% sul bimestre del 2019), in diverse professioni del commercio e dei servizi (risultano azzerate per il personale non qualificato nei servizi ricreativi e culturali), tra gli impiegati generici, ma anche nei profili più specialistici dell’industria e delle costruzioni. Anche in ragione della specifica concentrazione settoriale e contrattuale delle lavoratrici donne, la componente femminile registra un calo più accentuato di quella maschile nelle nuove assunzioni (-51,2% contro -48,9%) e una minore riduzione delle cessazioni (-9,6% contro -18,4%). Lo stop delle nuove assunzioni, in specifico come già detto per i contratti di apprendistato e a tempo determinato, penalizza per definizione la componente giovanile: al di sotto dei 30 anni il calo tendenziale è del 56,2%, via via minore nelle classi di età maggiori.