Il derby più caldo al mondo, dopo tre anni

A Glasgow torna l'Old Firm L'infinita battaglia Celtic-Rangers

A Glasgow torna l'Old Firm L'infinita battaglia Celtic-Rangers
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Glasgow, nel freddo inverno della grigia città scozzese, qui dove l’anima operaia dei quartieri si è sempre contrapposta al cuore borghese di Edimburgo, c’è un’attesa fatta di colori e passioni calde che si è segnata da mesi una data, quella di domenica 1 febbraio. Da un lato c’è un colore blu acceso, che porta l’autorevolezza di chi ha una storia gloriosa ma, da alcuni anni, è stato risucchiato in leghe minori, causa fallimento. Dall’altro, c’è il biancoverde di chi si diverte e gioca un calcio robusto, dove si parla di sport, sì, ma dietro c’è qualcosa di più profondo e complesso del semplice rotolìo di un pallone. Il blu è la maglia dei Rangers, i biancoverdi invece sono i ragazzi del Celtic. Il derby dei due club di Glasgow è chiamato Old Firm e dopo quasi tre anni di lontananza torna sulla scena del calcio, atteso da appassionati e non.

La rivalità tra i due club è secolare, e affonda le radici nella natura della città: i Rangers nacquero nel 1872, e in breve tempo si trovarono ad essere la squadra sostenuta dalle famiglie protestanti di Glasgow. Nel 1888, invece, un sacerdote marista, Fratello Walfrid, fondò il Celtic, un club che potesse raccogliere fondi per aiutare i poveri della zona est di Glasgow, prevalentemente irlandesi scappati dal proprio Paese schiacciato dalla Grande Carestia. Quindi in prevalenza cattolici, identità che nel corso dei decenni si rafforzò sempre di più. I venti gelidi che spazzarono l’isola verde nel corso del Novecento fecero il resto, rendendo ancor più aspra l’avversione tra le due compagini della città scozzese.

 

 

Per questo il derby di Glasgow è uno dei più caldi al mondo: ci sono ragioni storiche e religiose, politiche e sociali che lo hanno reso magico, oltre all’infinità di trofei che le due squadre si sono spartiti, tanto in campo nazionale quanto in campo europeo. A dare ancor più sapore al derby di domenica (edizione numero 400, scusate se è poco...) c’è il recente passato dei Rangers: il club nell’estate del 2012 è fallito, passando dai vertici del calcio scozzese all’ultima categoria professionista, e ripartendo da lì la propria risalita. È stato un vero dramma: la squadra resta la più tifata di Scozia, e per due anni è stata costretta a giocare in campi poco più che oratoriali supportata da migliaia di tifosi in ogni trasferta. Ora è in League One, la Serie B locale, ma a dare un gusto in più alla stagione c’è stato il sorteggio di Scottish League Cup, che appunto le ha assegnato il Celtic come avversaria per le semifinali.

 

 

Così, finalmente, sarà di nuovo derby, nell’attesa di rivederlo in calendario ogni anno già dalla prossima stagione: ovviamente i Gers sono primi in classifica, e se tutto andrà liscio quest’estate torneranno tra i grandi del pallone scozzese. Il Celtic darà il benvenuto, nonostante la rivalità cocente: c’è infatti un aspetto economico non indifferente nel binomio sportivo tra questi due club. Non a caso, il derby si chiama Old Firm, vecchia azienda: Celtic e Rangers hanno dominato lo scenario calcistico scozzese per tutto il Novecento, anche a livello di prestigio, immagine e soldi. Nel 2005 si faceva una stima: la presenza dei due club aveva un impatto sull’economia nazionale pari a 120 milioni di sterline, e, con la crisi dei Rangers, il benessere di questo sistema è andato traballando. Ne ha risentito l’immagine del campionato, ne hanno risentito i diritti televisivi. E ne hanno risentito ovviamente i nemici del Celtic, costretti a mangiarsi quasi da soli una torta sempre meno ricca. Ma domenica, finalmente, la vecchia azienda calcistica di Glasgow torna ad aprire i battenti, forse solo per un antipasto di un pranzo più abbondante che sarà in tavola il prossimo anno. Là dove politica, calcio e religione si scontrano attorno ad un unico pallone, sotto il cielo grigio di Glasgow.

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