All'asta Goli Otok, l’Alcatraz di Tito
È stato circondato, fino a un paio di decine di anni fa, da un silenzio grondante di paura. E quando si è iniziato a parlarne, comunque, lo si è fatto di mala voglia, storcendo il naso. Ancora oggi, in pochi sanno cosa è Goli Otok, l’unico gulag che ci sia mai stato in suolo europeo. Si trova in Croazia, sulla piccola isola omonima. In Italia la chiamano Isola Calva: uno scoglio in mezzo al mare Adriatico, scolpito dall’infrangersi delle onde e senza alcun tipo di vegetazione. Un luogo che, nella sua apparente trasparenza, nasconde la sofferenza di oltre 16 mila uomini imprigionati su di esso dal dittatore jugoslavo Tito. Oggi, Goli Otok, è ufficialmente in vendita. Zagabria, entrata nell’Unione Europea un anno fa e messa alle strette dai dictat di bilancio di Bruxelles, sta cercando con tutte le sue forze di uscire dalla lunga crisi economica in cui è entrata. Tra le misure che sono state decise dal governo di Zoran Milanovic, c’è anche quella denominata “Progetto 100”, ovvero la messa all’asta di 100 immobili attualmente di proprietà dello Stato e che dovrebbe fruttare alla casse croate circa 32 miliardi. Goli Otok è uno di questi beni.
L’eco del silenzio. È noto anche come "l'Alcatraz di Tito", perché nessuno riuscì mai a fuggire da quell’isola e i pochi che son tornati alla civiltà hanno dovuto giurare di non parlare mai di Goli Otok. Mai. Solo alla morte di Tito, nel 1980, si iniziò a parlare con un po’ più di libertà di quell’inferno su terra. Anche se, sottolineano tanti giovani croati, molti politici e intellettuali continuano a fare come se Goli Otok non fosse mai esistita, perché figli di Tito, del suo potere e del suo comunismo. L’eco di quel fragoroso silenzio arriva addirittura ai giorni nostri. Il gulag di Goli Otok nacque nel 1949, dopo che Tito, impaurito dalla possibilità che l’Urss potesse ordire un colpo di stato nei suoi confronti, decise di prendere le distanze dalla politica comunista russa. Non tutti, però, nell’allora Jugoslavia erano d’accordo: secondo molti era una follia distanziarsi dall’Urss, unica vera ideologia comunista superiore, forza della rivoluzione rossa permanente. Davanti a questa opposizione, neppure poi tanto silenziosa, Tito optò per la repressione, che voleva dire campi di lavoro.
Secondo la storia nota, l’idea di creare un vero e proprio gulag fu dello sloveno Dedijer, collaboratore del dittatore. L'isola di Goli Otok fu scelta dallo sculture Anton Augustincic, che conosceva perfettamente il marmo presente sull’isola e sapeva quanto sarebbe stato facile lavorarlo per creare una struttura che fosse un tutt’uno con il paesaggio circostante. Il progetto, infine, fu del ministro degli Interni jugoslavo Krajacic-Stevo. Goli Otok entrò in funzione nel 1949 e operò fino al 1956. Se oggi è possibile sapere tutto questo, il merito è anche del giornalista e ricercatore Giacomo Scotti, una delle massime autorità sull’argomento. I detenuti venivano portati sull’isola senza alcun processo. Vivevano in condizioni disumane, svolgendo lavori “rieducativi” dalla mattina alle 7 fino alla sera alle 22. Erano torturati e privati di ogni possibile bene, talvolta anche del cibo. La persecuzione del regime raggiungeva anche le famiglie dei prigionieri: le moglie erano costrette ad abbandonare il marito incarcerato e i figli divenivano “nemici del popolo”.
Perché la Croazia vende Goli Otok. Dopo lo smembramento della Jugoslavia, Goli Otok è finita in territorio croato, ma la Croazia non ha mai rivalutato questo patrimonio storico e della memoria. L’isola è rimasta lì, abbandonata a sé stessa, vuota e silenziosa, in mano a Zagabria, che è in recessione da 5 anni e ha bruciato, in questo periodo, circa il 13% del proprio Pil. Con l’annessione alla UE si sperava in un aumento degli investimenti dall’estero, che però non sono mai arrivati. Nel 2013, il debito pubblico è passato dal 59,6% all’attuale 64,7%, con una disoccupazione salita al 22%. Bruxelles, che non guarda in faccia a nessuno, sta chiedendo con insistenza al governo di Milanovic di riportare il deficit sotto il limite del 3% nel giro di due anni e, dunque, la politica croata si trova ora all’angolo. Come detto, tra le varie riforme ideate, c’è anche quella denominata “Progetto 100”, che prevede la vendita di 100 beni statali per 32 miliardi di euro. L’ipotesi più probabile è che ora, Goli Otok venga acquistata per essere trasformata in una località di villeggiatura su quelle coste croate che, ogni anno, attirano sempre più turisti. Le parti interessate, rende noto il direttore dell’ufficio responsabile del patrimonio pubblico, potranno presentare le loro offerte e i loro progetti per la rivalutazione dell’isola entro il 15 settembre. Naturalmente questa scelta ha scatenato le critiche di tanti, soprattutto di coloro che vorrebbero recuperare un pezzo di storia balcanica così importante, magari con la creazione di un memoriale o di un enorme museo a cielo aperto, per non dimenticare. Ma attualmente, a Zagabria, servono di più i soldi che il ricordo di una parentesi storica che da decenni si cerca di dimenticare.