La relazione

Inchiesta sul rogo in via Moroni a Bergamo, ci fu un picco di energia nell'appartamento

I Vigili del fuoco hanno riscontrato un notevole consumo elettrico, compatibile con l'utilizzo di attrezzatura quale un flessibile

Inchiesta sul rogo in via Moroni a Bergamo, ci fu un picco di energia nell'appartamento
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Un picco di consumi di energia elettrica è stato registrato lo scorso 21 agosto in via Moroni 20, a Bergamo, nella fascia oraria dell'incendio nell'appartamento in cui due artigiani edili dovevano occuparsi di lavori di ristrutturazione.

L'ipotesi del flessibile

Il nuovo elemento, come riportato ieri (martedì 23 gennaio) da L'Eco di Bergamo, sarebbe emerso dalle indagini dei Vigili del fuoco del Nucleo investigativo antincendio, della sezione polizia giudiziaria della Polizia locale e dai carabinieri dell'ispettorato del lavoro, nel contesto dell'inchiesta del pm Antonio Pansa. L'informazione, nonostante i due soggetti presenti nel locale al terzo piano, che era disabitato, abbiano negato di aver impiegato degli attrezzi, potrebbe confermare l'ipotesi per cui stessero impiegando uno strumento elettrico.

Nello specifico, la ricostruzione della Procura, sulla base della relazione del Niat, attribuirebbe la causa delle fiamme a un flessibile che, mentre era in funzione, avrebbe fatto attrito con la lama contro un chiodo, facendone scaturire delle scintille che, poi, avrebbero provocato una combustione nei componenti in legno del tetto. Il titolare della ditta incaricata dei lavori di ristrutturazione della mansarda, insieme a un suo collega, ha dichiarato agli inquirenti che non avevano ancora iniziato a lavorare, ma stavano solo trasferendo le attrezzature.

Le testimonianze dei vicini

Una vicina di casa, intervenuta in seguito per prima, li avrebbe sentiti lamentarsi di una lampada, mentre un altro sostiene di aver aperto loro il portone del palazzo alle 8, quindi due ore e mezzo prima che scoppiasse il rogo, segnalato alle 10.30. Per la vicenda risulta indagato il titolare della ditta, perché per i magistrati avrebbe dovuto applicare il protocollo di sicurezza, ma la contestazione è tutt'ora da dimostrare. L'artigiano che era con lui, invece, non risulta iscritto nel registro.

Su richiesta delle parti offese, il pm ha deciso di chiedere una perizia e il 27 febbraio si discuterà l'istanza davanti al gip.

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