Investimenti rischiosi e sbagliati

Innowatio ha perso tutta l’energia Ma com'è andata per davvero?

Innowatio ha perso tutta l’energia Ma com'è andata per davvero?
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«È una questione di stile», afferma qualcuno. Perché da un’eccellenza pluripremiata non ti aspetteresti di ricevere una fredda lettera nella quale si comunica che, nel giro di un mese, taglierà la fornitura di energia elettrica. E invece è ciò che ha fatto a inizio ottobre YouTrade (duecento dipendenti), società facente parte di Innowatio, fondata nel 2008 e “guidata” dall’amministratore delegato Fabio Leoncini. Anzi, società che rappresenta il 73 per cento del valore di produzione di Innowatio, visto che del miliardo e settecento milioni circa di ricavi del Gruppo, quasi un miliardo e duecento milioni arrivano da YouTrade (dati 2016). Dal 31 ottobre, la società controllata in toto da Innowatio «non sarà più in grado di garantire la fornitura di energia elettrica e quindi la prestazione dei servizi connessi», recita la mail inviata ai clienti, invitati a cercarsi un nuovo fornitore entro e non oltre il 10 ottobre.

 

L'ad di Innowatio Fabio Leoncini

 

Il problema anche per colossi industriali. Cosa già complicata se si è un privato, ancor più difficile se si parla di colossi dell’industria come in questo caso, visto che YouTrade è (era) fornitrice di energia per aziende del calibro di Brembo, Siad, Colpack, Foppapedretti, Cotonificio Albini, Bennet, Fincantieri, Fiamm e Coca Cola Italia. La preoccupazione è comprensibile, anche perché YouTrade è molto più di un semplice ramo di azienda di Innowatio. I collegamenti tra le due sono rilevanti, tanto che la seconda ha prestato alla prima garanzie finanziarie per 27,8 milioni di euro, come ha sottolineato il Corriere della Sera.

La versione di Innowatio. E la domanda sorge spontanea: che sta succedendo? Il Gruppo, in una nota diffusa il 6 ottobre, riferisce che «Innowatio accelera sul processo di uscita dall’attività di trading di energia per concentrarsi sui servizi di efficientamento energetico e data driven services. L’uscita prevista dal trading di energia consentirà al Gruppo di concentrare le proprie risorse in servizi a più elevato valore aggiunto per la clientela e ritenuti a più elevato tasso di crescita nei prossimi anni». Una scelta strategica, dunque. Una versione, però, che regge poco, sia sul piano logico (davvero ha senso “abbandonare” i propri clienti in questo modo per una semplice scelta strategica?) che su quello fattuale.

 

 

La verità, invece... Andando un po’ più a fondo alla questione, infatti, si scopre che gli ormai ex clienti di YouTrade, oltre alla missiva della società hanno ricevuto un’altra lettera, a firma dell’Acquirente Unico (ente che si occupa di garantire la fornitura di energia elettrica ai clienti del mercato tutelato), nella quale si spiega che «in qualità di Gestore del Sistema Informativo Integrato, soggetto che gestisce il processo di variazione delle fornitura di energia elettrica, la informiamo che a causa di inadempienza contrattuale della società YouTrade S.p.A., in data 25/09/2017 è stato risolto il contratto di trasporto con la società Areti S.p.A.». In altre parole, YouTrade non ha pagato e per questo è stata buttata fuori dal mercato.

Il passo più lungo della gamba. Per capire come si è arrivati a questo punto, bisogna chiarire l’attività di YouTrade, che si occupa appunto di trading energetico: l’azienda acquista il quantitativo di energia richiesto dai propri clienti dalla Borsa dell’energia gestita da Gme (Gestore dei Mercati Energetici) a un determinato prezzo, e la fornisce a prezzi leggermente rialzati. Cinque anni fa circa, il costo dell’energia per megawatt/ora era in discesa e ha permesso ai trader di avere ottimi margini di guadagno. A un certo punto, però, il prezzo dell’energia è tornato a salire e alcuni trader, tra cui anche Innowatio, hanno fatto una scelta rischiosa: mantenere prezzi bassi per i clienti sperando in una nuova discesa, che però non è arrivata. E così si sono trovati a operare “sotto mercato”, ovvero con prezzi di vendita più bassi di quelli di acquisto, firmando la propria condanna.

 

 

Il fattore speculativo. Aver fatto il passo più lungo della gamba, però, non è il solo elemento ad aver portato YouTrade (che non è l’unica azienda a trovarsi in difficoltà, un’altra è MetaEnergia, ad esempio) a questo punto. Un ulteriore aspetto di non poco conto è l’attività che veniva messa in atto sul cosiddetto “sbilanciamento”, cioè sulla fisiologica differenza tra energia immessa sul mercato ed energia consumata. Non essendo prevedibile quanta energia consumerà un’azienda, una differenza è logico ci sia. E questo sbilanciamento, alla fine, lo paghiamo tutti noi con i cosiddetti “oneri di sbilanciamento” che ci troviamo in bolletta, ovvero soldi che ci tocca sborsare per coprire i costi sostenuti dal gestore di rete quando c’è una differenza tra il programma di immissione e l’effettiva produzione oraria di energia di un impianto. I trader, operando legalmente, hanno deciso di “giocare” sullo sbilanciamento per ottenere un guadagno superiore. Come? Acquistando dalla Borsa più energia di quella che era effettivamente necessaria ai propri clienti. Quella energia in surplus veniva poi reimmessa sul mercato, con un guadagno, sebbene ridotto. Insomma, un fattore fisiologico del mercato è stato, nel tempo, trasformato in un fattore sistematico e meramente speculativo.

 

 

La conseguenza degli errori. Per questo motivo, nell’agosto 2016, l’Autorità ha deciso di dire basta e prevedere una serie di pesanti sanzioni (anche retroattive) nei confronti di chi operava in maniera importante sullo sbilanciamento. Mettendo così in grave difficoltà operatori come YouTrade, che su questo elemento ha, negli anni, costruito buona parte dei propri introiti. Il concatenarsi di questi fattori ha portato alla situazione odierna. Più che la causa del passo indietro di YouTrade, dunque, la volontà di «concentrare le proprie risorse in servizi a più elevato valore aggiunto per la clientela e ritenuti a più elevato tasso di crescita nei prossimi anni» rappresenta un effetto di errori commessi e che costringono ora il Gruppo a rinnovarsi per continuare a vivere. Intanto il 18 ottobre scorso è stata chiusa la storia di YouTrade, visto che all'unanimità l’assemblea straordinaria dei soci (non proprio soci qualunque, visto che si parla dei Sestini, dei Bombassei, dei Bonetti e dei Rocca tra gli altri) ha deliberato la messa in liquidazione della società. Una deliberazione, come ha scritto il Corriere, ineluttabile e che apre ora una nuova fase di cui di occuperà il dottor Fabio Sannino (Studio Pedroli e Venier di Bergamo), nominato liquidatore dalla stessa YouTrade. L'obiettivo è cercare di sistemare l'esposizione debitoria, attestata sui 25 milioni di euro circa. Intanto Innowatio cercherà di riassorbire almeno i 25 dipendenti di YouTrade che lavorano alla sede del Kilometro Rosso, anche se non ci sono certezze circa il loro futuro.

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