«Un'antica forma bancaria torna di moda»

Economist: il futuro delle banche? Le Popolari (che qui si uccidono)

Economist: il futuro delle banche? Le Popolari (che qui si uccidono)
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Negli ultimi anni le unioni di credito si sono rafforzate. Complice la crisi, è aumentato notevolmente il numero di coloro che si affidano a questo tipo di istituzione. Studi seri e affidabili hanno infatti dimostrato che è più vantaggioso, rispetto al sistema delle grandi banche. Tuttavia, pare che la caratteristica che rende le unioni così appetibili per i risparmiatori sia anche ciò che frena la loro crescita su ampia scala. Un articolo dell’Economist, pubblicato online il 31 ottobre col titolo "Conquistare convertiti. Un'antica forma bancaria torna di moda", spiega bene come funzionano e quali sono i loro punti di forza. Lo abbiamo tradotto per voi.

 

C’è un sentimento di proselitismo, nel movimento delle unioni di credito. Chi ci crede parla di una “missione sociale”: servire le comunità, non i falsi dei della Borsa. Oggi, questo credo sta conquistando più convertiti di quanto abbia mai fatto in passato. Globalmente, il numero delle persone appartenenti a unioni di credito è raddoppiato dal 2000, passando da 108 milioni a 217 milioni. I risparmi toccano il 130 percento, in termini reali.

Le unioni di credito sono comparse per la prima volta nel diciannovesimo secolo in Germania. Come le banche, prendevano depositi e facevano prestiti. Ma, questo è il punto cruciale, erano di proprietà dei loro membri, che condividevano un “legame comune”, come una professione o un luogo di residenza. I risparmi erano restituiti ai membri sotto forma di migliori tassi di interesse.

In Europa la maggior parte di queste precoci istituzioni evolse in reti cooperative, come la DZ Bank in Germania e la Rabobank in Olanda, istituti che sono tutt’ora posseduti dai loro membri, anche se non servono più un gruppo particolare. In altri Paesi perdura invece il requisito di un “legame comune”: la Partners Federal Credit Union, ad esempio, è aperta soltanto alle famiglie di chi lavora per Walt Disney. Il 39 percento degli americani adulti appartiene a un’Unione di Credito, a partire dal 36 percento di un decennio fa, con un aumento pari a 14 milioni di persone. In Australia, un’altra roccaforte [delle unioni di credito, NdT], la percentuale è del 24 percento.

Tre fattori stanno guidando la crescita delle Unioni di Credito. La prima causa è semplice: ai risparmiatori offrono tassi d’interesse più alti, rispetto alle banche, e ai mutuatari tassi più bassi. Secondo la SNL Financial, una compagnia di ricerca, le Unioni di Credito americane addebitano un tasso d’interesse medio pari al 2,66 percento per un prestito di tre anni finalizzato all’acquisto di un’auto usata, contro il 5,13 percento delle banche. Le unioni di credito superano le banche anche nelle indagini di soddisfazione del cliente, in America, Canada e altrove.

La seconda causa è la crisi finanziaria. Alcune unioni sono fallite. Sono state danneggiate in particolare quelle di “corporazione”, che accumulano e reinvestono i fondi di singole unioni di credito. Ma, in generale, le unioni di credito sono state più resistenti delle banche, dichiara un report pubblicato nel 2013 dall’International Labour Organisation. Prive della pressione di inseguire profitti a breve termine, hanno preso meno rischi. Mentre le grandi banche venivano colpite dal fallimento e dallo scandalo, le unioni di credito si presentavano come un’alternativa più sana. Questo ha incrementato il numero dei membri, specialmente tra i giovani.

Il terzo fattore di crescita è meno contingente, argomenta Bill Hampel, della Credit Union National Association, un gruppo industriale americano. Negli Stati Uniti, cambiamenti legislativi hanno permesso di stringere “legami comuni” multipli, aiutando le unioni di credito a emergere. I grandi istituti di credito sono ora organizzazioni professionali con reti ATM [Asynchronous Transfer Mode, rete di telecomunicazione, NdT] che coprono tutta la nazione con un’ampia gamma di prodotti: la Navy Federal Credit Union, che serve i marinai e i soldati americani, ha circa sei milioni di membri. Tutto questo facilita l’ingresso nelle unioni di credito e le rende più comode da usare.

Ciò acuisce la competizione con le banche. In America, i banchieri si lamentano molto dell’esenzione dalla tassa federale accordata alle unioni di credito. Ma persino in Australia, dove le unioni non godono dei medesimi vantaggi fiscali, esse offrono tassi competitivi, secondo i dati del Canstar. Tuttavia, fortunatamente per le banche, l’elemento che rende diverse le unioni di credito è anche quello che ostacola la loro crescita: non possono aumentare il loro capitale.

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