La battuta del Papa sulle zanzare ci insegna a non essere egoisti
«Preoccupato? Sì, dalle zanzare». È la battuta con cui ieri papa Francesco, sull’aereo che lo portava in Africa, ha voluto liquidare la questione del rischio terrorismo. Una battuta che ha fatto immediatamente il giro del mondo, scalando tutti i trend del web. Francesco è spiritoso, scaltro, ma anche quando dice le battute non le dice mai solo per scherzo. E quella sua uscita estemporanea svela in realtà una visione molto completa e realistica delle cose.
Papa Francesco e il Rev. Federico Lombardi sul volo in partenza per l'Africa. (AP Photo/Giuseppe Cacace, Pool)
Papa Francesco sul volo diretto in Africa. (L'Osservatore Romano/Pool Photo via AP)
Fiumicino. Papa Francesco sale sull'aereo che sta per portarlo in Africa. (L'Osservatore Romano/Pool Photo via AP)
Pope Francis waves as he departs from his plane on his arrival at the airport in Nairobi, Kenya, Wednesday, Nov. 25, 2015. Pope Francis left Wednesday for his first-ever visit to the continent, a whirlwind pilgrimage to Kenya, Uganda and the Central African Republic, bringing a message of peace and reconciliation to an Africa torn by extremist violence. (AP Photo/Ben Curtis)
Se il papa dice di essere più preoccupato delle zanzare che del terrorismo, parla di sé ma in realtà sta parlando di un fatto molto oggettivo: in un anno sono circa 650mila le persone che muoiono causa puntura di zanzara e conseguente malaria. L’80 percento di questi casi è concentrato nell’Africa subshariana (dati Unicef). Quindi è ragionevole temere le zanzare. E non è evidentemente un timore personale, quello del papa, ma un richiamo a ciò che dovrebbe essere un timore – cioè una preoccupazione prioritaria - per tutti. E il terrorismo? Nel 2014 secondo i dati del Global Terrorism Index ha fatto oltre 32mila morti. Un’enormità. Otto su dieci di questi morti sono registrati in cinque Paesi: Afghanistan, Iraq, Nigeria, Siria e Pakistan. Una piaga che come quella delle zanzare sta assediando soprattutto le nazioni povere.
Ma tra le zanzare e il terrorismo c’è una differenza. Del secondo, in questo momento, è molto difficile venire a capo. Troppi gli intrecci, i giochi sottobanco di tante potenze economiche (si pensi solo all’ambiguità del Qatar, alleato all’Occidente nel business e poi pronto a finanziare l’Isis). Sulle zanzare, invece, c’è tanto che si può fare. Ci sono mille azioni possibili, molto meno pesanti economicamente di qualsiasi operazione antiterrorismo (il costo delle zanzariere, ad esempio). E poi le zanzare sono un problema già vinto in tante parti del mondo che ne sarebbero esposte né più né meno dei Paesi che continuano ad esserne drammaticamente colpiti.
La messa all'Università of Nairobi, Kenya. (AP Photo/Andrew Medichini)
La messa all'Università of Nairobi, Kenya. (AP Photo/Andrew Medichini)
La messa all'Università of Nairobi, Kenya. (AP Photo/Andrew Medichini)
La messa all'Università of Nairobi, Kenya. (AP Photo/Andrew Medichini)
La messa all'Università of Nairobi, Kenya. (AP Photo/Andrew Medichini)
La messa all'Università of Nairobi, Kenya. (AP Photo/Andrew Medichini)
La messa all'Università of Nairobi, Kenya. (AP Photo/Andrew Medichini)
A Kenyan Catholic woman takes photographs with her smartphone as she awaits the arrival of Pope Francis to hold a Mass at the campus of the University of Nairobi in Kenya Thursday, Nov. 26, 2015. The Argentine pope, who has never been to Africa before, was treated to ululating Swahili singers, swaying nuns, Maasai tribesmen and traditional dancers at the Mass on the grounds of the University of Nairobi. (AP Photo/Ben Curtis)
Con quella battuta quindi il papa, scherzando, dice molte cose. Ad esempio dice che siamo un po’ troppo autocentrati: cioè che pensiamo che i nostri problemi siano i problemi del mondo. Non abbiamo uno sguardo capace di tenere presenti i problemi degli altri, a cominciare dalle zanzare. Quanto al terrorismo, anche su questo tema il papa ha fornito il suo punto di vista. Gli è stato chiesto se era in forse l’ultima tappa, quella in Centrafrica, Paese quotidianamente segnato da scontri. Ma quella tappa è la ragione prima di questo viaggio: Il Papa ha deciso che la prima Porta Santa del Giubileo ad aprirsi sarà quella della cattedrale di Bangui, con una settimana di anticipo sull’apertura che avverrà a San Pietro. Per questo Francesco ha liquidato anche questa domanda con una battuta: piuttosto a Bangui vado con il paracadute, ha detto. Il che, tra le righe, vuol dire che la nostra paura è la vera vittoria del terrorismo. E, al contrario, mostrare di non avere paura è la vera sconfitta del terrorismo. Francesco non è neanche sfiorato dalla paura. Dalla sua ha la certezza che se fa cose buone non è per eroismo o per meriti particolari. Ma fa quello che quacun Altro gli fa fare. Fosse anche di buttarsi con il paracadute per aprire quella porta a Bangui.