Parla l'acquirente Cacciamatta srl «Contro di noi solo diffamazioni»
Mirko Gaverini ci accoglie alla Comunità residenziale per anziani Micheli Sanga di Berzo San Fermo. Costruita due anni fa, è l’ultima struttura entrata a far parte della “famiglia” Cacciamatta Srl, società di cui è socia al sessanta percento la Fondazione Buonomo Cacciamatta Onlus e che si occupa della gestione di altre tre strutture per anziani (a Tavernola Bergamasca, Solto Collina e Villa d’Almè). Insieme a Luigi Francesconi, Gaverini è socio al venti percento della Srl che ha appena acquisito dalla Curia di Bergamo la Rsa Sant’Angela Merici di Casazza. Un’operazione che ha scatenato polemiche e sollevato dubbi anche sulla stessa Cacciamatta Srl.
Signor Gaverini, cosa ne pensa delle polemiche che ha sollevato l’acquisizione da parte vostra della Rsa di Casazza?
«Noi ne siamo estranei. Sono polemiche politiche che so che si prolungano da anni. Ma, dalle informazioni di cui sono in possesso, tutto ciò che ha fatto il Comune è regolare. Comunque di quel che è stato non se ne deve certo fare carico chi arriva ».
Ciò che preoccupa qualcuno è il passaggio dalla Chiesa a una società privata. L’operazione è stata completata?
«Il primo passo sì, l’atto definitivo invece ci sarà a breve tra fine mese e aprile. Ci tengo a dire che i contratti già in essere saranno rispettati fino a naturale scadenza, a fine anno».
Qual è il prezzo di acquisto?
«11,5 milioni di euro, più o meno».
La Rsa di Casazza li vale?
«Parliamo di un'attività che va oltre i tre milioni di euro di fatturato annuo e che è costata undici milioni di euro per la sola realizzazione. Non si può chiedere che il suo valore di vendita si discosti molto da quella cifra. Nelle Rsa, inoltre, ogni posto letto ha un valore medio di 120-130mila euro. Qui sono ottanta posti letto, quindi siamo già sui dieci milioni. Poi ci sono le variabili legate, ad esempio, all’impiantistica, che a Casazza è all'avanguardia».
Il capitale sociale della Cacciamatta Srl è di soli ventimila euro. Si tratta quindi di un’operazione molto importante per voi.
«Sì, è vero».
Avete versato una caparra di circa un milione, giusto? Per il resto della somma avete aperto un mutuo?
«Il preliminare è già stato sottoscritto. Per la restante cifra abbiamo chiesto un mutuo che ci è stato concesso».
È una cifra importante, che copre quasi interamente il valore dell’operazione.
«Sa meglio di me che le banche, oggi, non concedono prestiti a cuor leggero. Hanno visionato il nostro business plan, valutato l'investimento, poi ce lo hanno concesso. Però non mettiamo certo in piazza i dettagli economico-finanziari di un'operazione di questo tipo».
Certo. Parlando della vostra società, invece, il socio di maggioranza è la Fondazione Buonomo Cacciamatta, fondata nel 1836 e con oggetto sociale l'aiuto di bambini orfani o svantaggiati...
«La interrompo subito. So che in mail spedite a vari enti e testate di informazione qualcuno, che si trincera dietro nomi di fantasia, insinua che lo statuto della Fondazione non consentirebbe di occuparsi di case di riposo per anziani. È assolutamente falso: lo statuto è stato modificato con l’approvazione della Regione e tra le sue finalità rientra sicuramente la realizzazione di interventi e servizi sociali nel sistema integrato della Regione. Sia la Cacciamatta Srl che la Fondazione rispettano pienamente il proprio statuto».
E i finanziamenti alla Srl arrivano anche dalla Fondazione?
«Non c’è nessun finanziamento da parte della Fondazione per l’acquisto della Rsa di Casazza, acquisto che è effettuato dalla Cacciamatta Srl e viene pagato dalla Cacciamatta Srl».
Da bilancio non ci sono dei passaggi di denaro dalla Fondazione alla Cacciamatta?
«Assolutamente no».
E i 3,5 milioni di euro circa che erano a debito nei confronti dei soci nel 2014 e sono finiti nel patrimonio netto del società?
«Quella è un’altra insinuazione falsa. I 3,5 milioni erano la provvista che la Fondazione ha dato per ristrutturare e mettere a norma la Rsa di Villa d'Almè, che appartiene alla Fondazione. Il proprietario, la Fondazione, ha dato all'affittuario, la Srl che paga un regolare affitto, un importo per i lavori di ristrutturazione su un suo bene di proprietà. Certe voci, che vedo sono arrivate anche a voi, sono una diffamazione. Abbiamo incaricato i nostri legali di tutelarci. Cacciamatta srl non si è appropriata di nulla che appartenga alla Fondazione. La Fondazione ha incrementato e non depauperato il suo patrimonio».
La sua posizione è chiara. Stiamo solo cercando di dare delle risposte.
«Io capisco che operazioni come quella di Casazza destino interesse, perché riguarda la Curia e un’attività che opera nel sociale. Ma il nostro arrivo, a mio modesto parere, sarà positivo per il territorio».
Oggi la Fondazione Piccinelli, gestrice della struttura, lavora attraverso la cooperativa San Marco. Sarà così anche con voi?
«Entro fine anno, quando scadranno i contratti, sì. Poi valuteremo. C'è tempo tutto quest'anno per conoscerci. La struttura funziona, ci sarà un periodo di osservazione e a tempo debito valuteremo. Noi abbiamo esposto il nostro modo di lavorare e di operare, ma abbiamo intenzione di entrare in punta di piedi».
Voi solitamente lavorate con la cooperativa San Michelone. C’è chi sottolinea che vicepresidente di questa coop è suo fratello, Giuseppe Gaverini.
«È vero, è uno degli oltre ottanta dipendenti. La nostra società è un ente privato, lo stesso la San Michelone: non vedo alcun problema».
Lei e Luigi Francesconi, insieme a Gianclaudio Sorosina (consigliere della Fondazione Cacciamatta, ndr), eravate soci anche della Triskele, società in liquidazione che aveva un contratto di consulenza da 190mila euro l'anno con la Cacciamatta Srl. Che senso ha, se siete amministratori della società, affidare e pagare un'opera di consulenza a voi stessi?
«La Triskele non ha lavorato solo con la Cacciamatta. Ha fatto anche altro. Si occupava di telemedicina, una modalità che noi da dieci anni conosciamo e abbiamo sperimentato nelle nostre strutture e che può salvare delle vite».
Quindi la Triskele era una società che utilizzavate per promuovere la telemedicina?
«Sì, un progetto all'avanguardia. E lo faceva sia per la Cacciamatta che per terzi. Eravamo ancora noi, certo, ma non è vietato tentare di fare gli imprenditori sociosanitari in un settore in cui si crede fortemente».
Credete anche in Casazza? Qual è il vostro progetto?
«Nel triennio, come abbiamo fatto ovunque e qui a maggior ragione visto che ci sono già le strutture, dopo esserci concentrati sulla Rsa puntiamo ad aprire il centro diurno integrato».
Attiverete anche servizi poliambulatoriali?
«Bisogna attendere la delibera della Regione, ma sicuramente noi siamo interessati. L'intento è arrivare a gestire anche la cronicità dei pazienti, non solo quelli accolti dalla struttura. Si tratta di servizi accessori alla Rsa ma che avrebbero un'importante ricaduta su tutto il territorio. Questo è certamente il “più” che noi possiamo portare rispetto alla gestione attuale, abbastanza connotata all'interno della dimensione Rsa. Puntiamo a dare una spinta, una propulsione nella direzione di offrire servizi più ampi a tutto il territorio, come già facciamo a Villa d'Almè».
È stata una trattativa complicata?
«Non particolarmente, anche se parliamo di cifre importanti. Il nostro vantaggio è che conosciamo bene questo settore e le sue dinamiche, quindi ci siamo mossi agilmente. Da inizio dicembre, quando ci sono stati i primi contatti, abbiamo lavorato giorno e notte per mettere a punto la nostra offerta e il nostro piano e presentarlo. Poi abbiamo trovato un interlocutore serio e le cose sono andate bene».