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La cena dei musulmani a Bergamo quando cala il sole sul Ramadan

La cena dei musulmani a Bergamo quando cala il sole sul Ramadan
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Il sole è calato da poco. Sono le 21 circa e il parcheggio del Centro Galassia brulica di persone. Il colpo d’occhio lascia spiazzati. Bergamo, qui, sembra lontana. Non solo alla vista, ma anche nei profumi: curry, zenzero, curcuma, cannella. Circa centotrenta persone stanno consumando l’iftar, il pasto serale con cui i musulmani interrompono il quotidiano digiuno durante il mese del Ramadan.

Seduto a un tavolo c’è Mohamed Saleh, presidente del Centro culturale di via Cenisio e colui che, insieme a tante altre persone, ogni anno si preoccupa di trovare un posto dove tanti musulmani della città possano incontrarsi per cenare prima della preghiera. «Salam aleik. Si accomodi pure, mangi con noi», dice facendo spazio sulla panca. Insieme a lui, ci sono altre due persone. Arrivano da Varese e sono un giovane imam di 35 anni e il suo accompagnatore. «Durante il mese di Ramadan – spiega Saleh – è ormai tradizione ospitare imam amici di altre comunità d’Italia. È un modo per essere più uniti in questo mese importante, per sentirci ancora di più una comunità».

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Mentre parliamo, degli uomini di colore passano con grosse ciotole ricolme di riso. Riso condito in ogni modo: pomodoro, pomodoro e carne, solo carne, formaggi. Declinare l’offerta non serve a nulla, il piatto te lo riempono comunque. L’atmosfera, a dispetto di quel che si potrebbe pensare, non è di festa. I presenti chiacchierano ma quasi sottovoce, come a non voler disturbare. Chi in arabo, chi in francese, tanti in italiano. «La nostra comunità è composta da persone di ben diciassette nazionalità diverse – commenta Saleh –. E la lingua comune non può che essere l’italiano». Dietro il tavolo, un gruppo di bambini (una decina) giocano a calcio. «Tira, tira!», grida uno. «Pòta, c’è lui davanti!», risponde un altro. Saleh scoppia a ridere: «I nostri figli sono musulmani e bergamaschi. Nati e cresciuti qua. È normale parlino così».

Al parcheggio del Centro Galassia il Ramadan è cominciato il 16 maggio e durerà fino a metà giugno. Trenta giorni esatti in cui l’intera comunità, dal sorgere al calare del sole, dovrà astenersi da ogni vizio ricercando così la purezza. «Il Ramadan non è solo digiuno – spiega l’imam di Varese –. Non si beve, non si fuma, non si hanno rapporti sessuali». Una delle prime cose che si nota è l’assenza delle donne. «Ci sono, ma sono di là – dice Saleh indicando uno spazio vicino al tendone completamente nascosto alla vista –. Tradizione vuole che durante la preghiera uomini e donne siano divisi per evitare distrazioni. Durante il Ramadan è meglio non guardarle le donne, perché anche desiderare una donna è venir meno alla purezza che si sta ricercando. Può sembrare una posizione molto rigida, e lo è. Ma il Ramadan dura solo un mese l’anno ed è, prima di tutto, un percorso intimo. Ricerchiamo la pace. Vedi com’è tranquilla la gente qui?».

 

 

Finito il riso e assaggiata l’insalata (condita con ottime salse non meglio identificate), un altro ragazzo serve a tutti i presenti un bicchiere di tè bollente e una ciotolina contenente una sostanza biancastra. «Latte, riso e zucchero» spiega sbrigativamente. C’è a chi piace, ma la consistenza non è delle più invitanti...

Non tutta la comunità islamica consuma qui l’iftar. Questa iniziativa è stata pensata da Saleh e altri membri del Centro culturale per dare la possibilità di condividere con persone amiche questo importante momento della giornata anche a chi non è qui con la sua famiglia o non ha soldi per mangiare. Ad occuparsi della cucina, quest’anno, sono due famiglie: una del Ghana e una del Burkina Faso. Cucinano per tutti, senza chiedere nulla in cambio. E lo fanno per i loro connazionali, ma anche per egiziani, marocchini, somali, eritrei, pakistani, siriani, albanesi. Alle 22.15 circa, il piazzale è già stato ripulito. Tra mezz’ora inizierà la preghiera di fine giornata, quella più importante.

Il Ramadan al Parco Goisis. Se al Centro Galassia il Ramadan è cominciato il 16 maggio, in quel...»

 

Per leggere l’articolo completo rimandiamo a pagina 8 di Bergamopost cartaceo, in edicola fino a giovedì 31 maggio. In versione digitale, qui.

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