Morti due lavoratori postali in provincia, la Cgil chiede la chiusura degli uffici delle Poste

È di oggi (17 marzo) la conferma che anche due impiegati delle poste della nostra provincia hanno perso la vita a causa del Coronavirus. «Sono già due i lavoratori postali che hanno perduto la vita a causa del contagio da Covid-19: il primo è morto venerdì scorso e il secondo è scomparso ieri – si legge sul sito web della Cgil di Bergamo -. Entrambi avevano lavorato fino a pochi giorni fa, uno in un centro di recapito e l’altro in un ufficio postale di due comuni della provincia di Bergamo. Ora basta, è ora di chiudere gli uffici postali!».
A denunciare il fatto, questa mattina (martedì 17 marzo) è stata Marisa Adobati della segreteria della Slc-Cgil di Bergamo, lei stessa in arrivo dal mondo di Poste Italiane, evidenziando le condizioni ad altissimo rischio in cui sono costretti a lavorare i colleghi. A seguito di entrambi i decessi gli ambienti dei luoghi di lavoro sono stati sanificati.
«Come se bastasse per tutelare i lavoratori che restano – prosegue il comunicato -. Abbiamo speso fiumi di parole, scritto all’Azienda, Ats, Prefetture, Sindaci, Partiti Politici ed ora anche alle Forze dell’ordine spesso distraendoli anche dalle loro priorità e francamente siamo veramente stanchi di essere inascoltati. E’ inutile esporre al contagio i lavoratori di Poste Italiane della bergamasca, ed ovviamente non solo del nostro territorio, e ci viene ripetuto in maniera assillante che Poste deve garantire i servizi essenziali. Il recapito di un bollettino di abbonamento a “Frate indovino” o della marea di avvisi di mancata consegna delle raccomandate non crediamo sia da considerarsi espletamento di servizi essenziali. Molte scadenze fiscali ed invii di notifica sono stati, tra l’altro, sospesi per decreto. Il punto è che, ormai, “andare in Posta” per molti è diventato il pretesto per fare una giustificata passeggiata in paese».
«Parlare di dotazioni sanitarie diventa imprescindibile, ma la loro distribuzione rimane comunque scarsa negli uffici. Si sta alimentando tra i lavoratori un profondo disagio, una pericolosa mistura di paura e rabbia, che sta dilagando e che mai vorremmo diventasse una protesta diffusa che non potremmo a quel punto più arginare. Protesta, seppur legittima, che però rischia di appesantire una già drammatica situazione – continua la nota -. Perché perseverare in questa insensata ostinazione di voler mantenere attivi servizi che tutto sono tranne che essenziali? I lavoratori di Poste Italiane non si meritano tutto questo, hanno avuto la capacità di risollevare il destino di un’azienda che per anni ha rischiato di essere considerata una delle tante aziende da svendere per le disastrose perdite di bilancio. Invece nel silenzio e con tanta forza di volontà i nostri lavoratori sono riusciti a portala verso una serie di “fantastici utili”. Mettiamo in sicurezza i lavoratori di Poste Italiane, decidiamo di chiudere gli uffici postali».
Il comunicato si conclude evidenziando il desiderio di Slc-Cgil di far arrivare un «enorme abbraccio ai famigliari dei lavoratori che ci hanno lasciato e a tutti coloro che vivono il contagio nelle strutture sanitarie o nelle loro case. Noi non faremo nessun passo indietro e rinnoviamo l’invito all’azienda affinché con quella necessaria sensibilità, propria di questi drammatici momenti, faccia almeno questa volta la scelta giusta».