Clamoroso

La denuncia dei "Rom buoni": «Bergamo è pericolosa, attenti a quelle famiglie»

Le forze dell'Ordine non riescono a fermare i clan che si arricchiscono con la sopraffazione. Ma gli altri cercano una vita pacifica

La denuncia dei "Rom buoni": «Bergamo è pericolosa, attenti a quelle famiglie»
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di Clara Scarpellini

«Me ne voglio andare da Bergamo, è pericolosa». È poco risaputo che, tra i membri della comunità rom della nostra provincia, ci sia timore e malcontento. Esiste infatti un gruppo minoritario, costituito dalle famiglie rom “dominanti” e a cui sono imputabili diversi episodi di criminalità, che riesce a imporsi su una maggioranza, composta invece da persone pacifiche, desiderose di condurre una vita tranquilla nel rispetto delle leggi.

Una minoranza violenta che si trasforma in maggioranza, soprattutto grazie ai mezzi finanziari di cui dispone e che le permettono di espandere, quasi indisturbata, il proprio dominio sul territorio. L’enorme quantità di denaro che possiede proviene, come hanno appurato numerose indagini della Guardia di Finanza a cui hanno fatto seguito alcuni sequestri, dall’apertura di attività (e partite Iva) nel settore della compravendita di auto, portate avanti senza poi rispettare gli obblighi di natura fiscale. Attività illecita a cui si sommano truffe, usure e appropriazioni indebite.

Le forze dell’ordine hanno calcolato più di 294 denunce a carico di 37 membri di un clan che vive in Bergamasca, di cui il cinquanta per cento circa per reati contro il patrimonio. Eppure, in qualche modo, i soggetti indagati riescono spesso a evitare condanne pesanti.

Quel clan è stato responsabile di uno dei casi più noti e violenti di cronaca avvenuto negli ultimi anni in Bergamasca, ovvero la sparatoria in piazzale Pertini a Trescore Balneario dell’8 agosto 2017, un far west innescato da una faida familiare, conclusosi poi con l’arresto e una condanna dai tre ai cinque anni per i colpevoli dell’accaduto.

Tuttavia, questi provvedimenti non sono serviti a impedire che simili episodi si ripetessero (...)

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