La discussa mossa della Apple che sta “uccidendo” il suo iPod
Per il necrologio forse è ancora un po’ presto, ma è innegabile che la Apple stia cercando, passo dopo passo, di “fare fuori” una delle sue creazioni più geniali e di successo della storia. Stiamo parlando dell’iPod, il lettore mp3 che è stato in grado, dal giorno del suo lancio sul mercato nel 2001, di rivoluzionare il sistema di fruizione delle musica e di creare, di fatto, un mercato globale che prima di lui era solamente di nicchia. Da quel giorno, più o meno ogni teenager (e non solo) s’è dotato di un iPod, e se non potevano permetterselo puntavano a un dispositivo mp3 che, almeno nell’estetica, ricordasse il prodotto Apple. Ha segnato una generazione; ci sono ancora adesso tante persone che, nel jogging quotidiano, s’infilano le cuffiette e partono armate del loro armato iPod in tasca; è stato il simbolo, prima dell’iPhone, del successo della mela di Cupertino sul grande pubblico. È stato proprio sulle orme dell’iPod che la Apple ha lanciato il suo smartphone e ha ulteriormente rafforzato il proprio impero. Il dispositivo mp3 più famoso al mondo, quindi è stata una vera pietra miliare per l’azienda di Cupertino.
Eppure, da inizio giugno, precisamente dall’8, quando ha presentato le grandi novità di iOS9, sul sito Apple, nella barra di navigazione, è sparita la voce “iPod”, che prima si trovava tra “iPad” e “iTunes”. E tanti appassionati sono partiti a mille, tra proteste e, soprattutto, necrologi tecnologici, diventati quasi un genere letterario nella nostra epoca, con sempre più dispositivi che ci hanno rivoluzionato la vita che ora lasciano spazio all’innovazione. Per tutti questi c'è una notizia: tranquilli, in realtà l’iPod non è morto. Non ancora almeno. Diciamo che è entrato in una lenta, ma inesorabile, agonia, che porterà certamente alla sua scomparsa. Una sorta di eutanasia decisa dalla Apple. Seppur scomparsi dalla homepage del sito, è ancora possibile acquistare gli iPod in commercio: basta andare nello Store ed è ancora presente la voce “Acquisti iPod”. Da lì potremo scegliere tra il Touch, il Nano e lo Shuffle.
Nonostante ciò è innegabile che la Apple, oramai, non punti più sul suo dispositivo mp3. Del resto, se nel 2007 l'iPod ha reso più del 48 percento delle entrate di Apple, da allora le vendite sono in continuo calo. Di quanto, nello specifico, non ci è dato saperlo, visto che la mela di Cupertino ha deciso di non rivelare più i dati delle vendite del prodotto come invece faceva prima con cadenza trimestrale. Proprio per questo da diverso tempo si sono anche fermate le operazioni di aggiornamento e “ringiovanimento” degli iPod. Il Touch è, dal 2012, fermo alla quinta generazione e il suo design servì, nei fatti, solamente a testare quello che è stato poi usato per l’iPhone 6. Anche il Nano è fermo dal 2012, mentre lo Shuffle non viene toccato addirittura dal 2010. Tempi abnormi nel mercato tecnologico e nella Apple in particolare. Il Classic, invece, primo erede dello storico iPod del 2001, vede l’ultimo aggiornamento fermo al 2009 e dal settembre 2014 è stato “oscurato” dal sito.
Tutti questi indizi ci portano a un’unica conclusione: gli iPod non sono ancora morti, ma è evidente che la Apple abbia deciso di puntare su altri settori, abbandonando di fatto uno dei prodotti più importanti della sua storia. Il lancio di Apple Music a inizio giugno, ovvero il servizio di streaming musicale dell’azienda di Cupertino, è un chiaro segnale circa le nuove strade che si vogliono percorrere: la parola d’ordine è connessione costante. Tutto ciò che non è connesso 7 giorni su 7, 24 ore su 24, è destinato a “morire” nei programmi della Apple e l’iPod ne è l’esempio: si può connettere via Wi-Fi (solo il Touch), ma non costantemente non essendo in possesso di connessione continua via rete cellulare. E poi, oramai, tutti gli smartphone sono di fatto dei dispositivi mp3 di altissimo livello, senza contare l'arrivo sul mercato (in Italia dal 26 giugno) dell'Apple Watch: grande quanto uno Shuffle, ma connesso costantemente. L’iPod ha fatto il suo tempo, potremmo dire, ma nonostante ciò per gli addii è ancora presto.