Un caso alla "Fu Mattia Pascal"

La fu Gaetana Simoni, donna morta ancora in vita (ma non per lo Stato)

La fu Gaetana Simoni, donna morta ancora in vita (ma non per lo Stato)
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Il fu Mattia Pascal, quando seppe da un giornale di essere morto, colse l’occasione al balzo per crearsi una nuova vita. Divenne così Adriano Meis, ricco viaggiatore. Fu però l’amore a riportarlo all’amara verità: farsi credere morto ma essere in realtà ancora in vita è una gran fregatura. Nel suo romanzo forse più famoso, Luigi Pirandello, involontariamente, ha scritto in parte la trama dell’assurda vicenda di cui è protagonista oggi Gaetana Simoni, 43enne di Comacchio nata il 16 dicembre 1972 e deceduta il 13 agosto 2012. Peccato che a raccontare la sua incredibile storia a la Nuova Ferrara sia proprio lei, in carne e ossa.

 

 

Gaetana è viva e vegeta e gode di ottima salute, eppure per lo Stato italiano è… morta. La 43enne lo venne a sapere nell’autunno di tre anni fa, quando recatasi dal suo dottore curante, il medico l’ha accolta con uno sguardo stupito: «Mi avevano comunicato la sua morte. Lei è stata cancellata, io non posso visitarla né darle le medicine». A differenza del buon Mattia Pascal però, Gaetana non ha mai pensato di cogliere la palla al balzo per farsi una nuova vita. La sua le andava benissimo così com’era, ma per qualche strano motivo lo Stato italiano l’aveva privata della sua identità. Andata in Comune, lo stupore con cui è stata ascoltata la sua storia ha portato diversi funzionari a prodigarsi per venire a capo del rompicapo. «Alla fine – racconta la stessa Simoni – si è scoperto l’errore: il 13 agosto 2012 si è spenta la signora Gaetana Simoni, nata a Comacchio (ma residente a Copparo, ndr) nel 1925, ma qualcuno ha fatto confusione con i numeri e per me e la mia famiglia è iniziata la disavventura».

Nonostante il motivo della “morte” di Gaetana (quella ancora in vita) sia stato scoperto, nel fantastico mondo della burocrazia italiana, per il momento, nessuno è ancora riuscito a porvi rimedio. Sebbene il Comune di Comacchio abbia normalizzato la situazione della 43enne, al di fuori dei confini comunali Gaetana torna ad essere uno strano caso di cadavere che cammina, parla e soprattutto vive. La donna spiega: «Se prima non esistevo, adesso esisto a metà. La mia tessera sanitaria è scaduta e non riescono a rinnovarla perché risulto morta; i farmaci non me li passano; a breve dovrò rinnovare la carta di identità e sarà un grosso problema». Insomma, per Gaetana è iniziata una vera e proprio odissea, che a distanza di tre anni non pare essere ancora finita. Eppure nel tempo sono state tante le rassicurazioni ricevute. L’ultima non molti giorni fa, quando in un ufficio pubblico (l’ennesimo) le hanno detto di stare tranquilla, perché la sua situazione era stata normalizzata. Peccato che il 25 novembre, recatasi all’Agenzia delle Entrate, ha scoperto che nulla era cambiato: «Ho trovato persone davvero squisite, e niente... sono ancora morta».

 

morte gaetana simoni

[Il documento che attesta la "morte" di Gaetana Simoni (foto Nuova Ferrara)]

 

Ci sarebbe da ridere, se non fosse che questa storia ci offre un terribile spaccato degli ingranaggi che portano avanti il nostro Paese. Ingranaggi che definire farraginosi è eufemistico. «Sono costretta a girare con un certificato in cui si attesta che sono al mondo, accompagnato da quello del decesso dell’altra signora Gaetana Simoni – spiega la protagonista di questa grottesca vicenda –. E questo è niente. Come funzionerà a livello fiscale? Dove sono finiti i miei contributi? E se arriveranno le tasse da pagare per un errore non mio, di cui ho dato subito comunicazione e dal quale nessuno mi tira fuori? Ma si rendono conto che non posso neppure viaggiare, prendere un aereo o quanto altro? Nemmeno in ospedale mi possono ricoverare. Mi sembra di vivere un incubo...».

Possibile non si riesca ad arrivare a una soluzione? Gaetana racconta che in questi tre lunghissimi anni ha fatto tutto quello che le è stato detto, è passata da un ufficio all’altro, è stata rimbalzata da una “sezione” a un’altra, senza però venire mai a capo della questione. È per questo che, dopo anni di lotta silenziosa e solitaria, ha deciso di rendere pubblica la sua storia: «Se ho denunciato quanto mi sta succedendo è solo perché così spero che qualcuno trovi una soluzione il più presto possibile, non posso vivere senza avere una vita, svegliarmi ogni mattina con la speranza che non accada nulla perché non saprei come comportarmi. Nemmeno un contratto posso firmare, niente di niente». Più che una testimonianza, il suo è un accorato appello: «Per favore, aiutatemi a tornare “in vita”». E come si può non aiutarla? Come si può permettere che una donna sia viva per la morte e morta per la vita, come scriveva Pirandello? Alla fine anche quel “matto” di Mattia Pascal si accorse della sciagura che si era costruito attorno: «Che vita infatti può esser più la mia? La noja di prima, la solitudine, la compagnia di me stesso?». Come può vivere un tronco reciso dalle sue radici? Semplicemente non può. Ma se nel caso del signor Pascal fu lui stesso a recidere quel naturale collegamento tra passato e identità, nel caso della signora Gaetana Simoni è stato un errore. A cui nessuno, incomprensibilmente, riesce a porvi rimedio.

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