Un disegno inquietante

La Germania vuole più nucleare per far fronte all’imperialismo russo

La Germania vuole più nucleare per far fronte all’imperialismo russo
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Sebbene non se ne parli da un po’ di tempo, i rapporti tra Occidente e Russia non sono migliorati negli ultimi mesi. Anzi, lo scontro aperto tra Mosca e Ankara ha reso ancora più tesi i rapporti tra Putin e i leader occidentali, con poche e rare eccezioni (tra cui l’Italia purtroppo). Non stupisce quindi scoprire che attraverso la Germania, vera e unica voce forte dell’Europa nella NATO, il Vecchio Continente si stia muovendo per dare supporto agli Stati Uniti nel proprio braccio di ferro con Mosca. L’ultima notizia al riguardo, inquietante, arriva dal sito German Foreign Policy e viene ripresa in Italia dal giornalista Maurizio Blondet: nel vertice NATO in programma per giugno a Varsavia, si discuterà di un’implementazione degli armamenti nucleari in Europa. Una sorta di sfacciato guanto di sfida alla Russia.

 

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[La base militare di Buechel]

 

Nucleare per fronteggiare «l'imperialismo» russo. Secondo le indiscrezioni, l’organo di Berlino Bundesakademie für Sicherheitspolitik, ovvero l’Accademia Federale per gli studi sulla sicurezza, sta premendo affinché venga ridiscussa la strategia nucleare della NATO a fronte della «aggressione neo-imperiale di Mosca» nell’Europa dell’Est. L’ipotesi di un effettivo disarmo nucleare dell’Europa viene definita come «irrealistica». Davanti a queste notizie, dunque, è come se l’intero mondo venisse improvvisamente rigettato nel cuore della Guerra Fredda. Ciò che è certo è che presto le testate americane immagazzinate alla base di Buechel (nello stato federale della Renania-Palatinato) del 33esimo squadrone tattico dell’Air Force, saranno rinnovate. E potenziate attraverso un nuovo «sistema di puntamento molto avanzato», riferisce l’Accademia Federale. Una posizione, quella tedesca, condivisa anche da altri Paesi: in un’intervista di dicembre, il generale Hans-Lothar Domrose, comandante delle Forze Alleate di Brunssum in Olanda, ha sostenuto l’armamento nucleare della NATO come «componente della deterrenza» davanti alla «allarmante» politica del presidente Putin.

 

Volker Perthes

[Volker Perthes]

 

La figura di Volker Perthes. Sebbene i rapporti tra Mosca e Berlino non siano dei migliori, in particolare dallo scoppio della questione ucraina, è difficile comprendere il motivo per cui la Germania si sia così facilmente “piegata” alle posizioni di Washington sul contrasto netto alle politiche russe. Secondo Blondet, però, la risposta al perché è tutta in un nome: Volker Perthes, ovvero l’uomo a capo dell’Istituto Tedesco per gli Affari Internazionali e di Sicurezza Nazionale, ente governativo che più volte si è espresso favorevolmente sull’ipotesi di una implementazione dell’armamento nucleare della NATO. Perthes, infatti, è da sempre uno dei volti politici europei più ostili al regime di Assad in Siria, come dimostra il fatto che nel 2008, quando l’allora Segretario di Stato americano Condoleezza Rice presentò al Bilderberg la necessità di rovesciare il governo siriano, era accompagnata, oltre che dalla direttrice dell’Arab Reform Initiative, Bassma Kodmani, anche da Volker Perthes. Parthes non ha mai nascosto di supportare apertamente la posizione saudita in Medio Oriente, e indiscrezioni lo descrivono come decisamente favorevole al potere di Erdogan in Turchia. Considerando dunque queste posizioni, non stupisce che Parthes veda di cattivo occhio Putin e le politiche di Mosca.

 

Ash Carter

[Ash Carter]

 

L'Italia, saggiamente, aspetta. Decisamente più chiara, invece, la posizione degli Usa, fortemente infastiditi dal fatto che la Russia si sia intromesse in questioni che Washington ritiene di sua competenza, come quella siriana. Il Washington Post, nel giugno 2015, prima che il Cremlino si schierasse apertamente con Assad, spiegò il motivo per cui gli States non si sarebbero mai ritirati dalle proprie posizioni contro il dittatore siriano: la Cia «ha condotto contro Assad una della più grandi operazioni» della sua storia, facendo sborsare al governo americano miliardi di dollari. E risultati, al momento, non ce ne sono stati, anche per colpa di Putin e della sua politica pro-Assad. Difficile quindi pensare che gli Usa facciano un passo indietro, ma anzi è più probabile che sfoderino tutto il loro “arsenale” diplomatico per fare terra bruciata attorno a Mosca. Con la Germania ci sarebbero già riusciti. Ora potrebbe toccare a noi italiani: Ash Carter, segretario della Difesa statunitense, ha detto proprio pochi giorni fa che «l’Italia deve fare di più contro l’Isis». Un invito a partecipare maggiormente alle azioni militari americane nei territori occupati da Daesh, compresa la Siria, dove però, piuttosto che il Califfato, gli Usa stanno giocando un pericoloso braccio di ferro con i russi. Roma, forse per una volta giustamente, prende tempo.

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