Molti feriti bloccati in un seminterrato

La lenta agonia dei curdi a Cizre e le accuse di pulizia etnica ai turchi

La lenta agonia dei curdi a Cizre e le accuse di pulizia etnica ai turchi
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Cizre è una città a maggioranza curda a sud est della Turchia, dove da mesi la popolazione vive sotto assedio e i carri armati turchi continuano a colpire. Un'azione che il governo di Ankara cataloga come lotta contro il terrorismo, mentre per l’opposizione lo scopo è quello di annientare la componente curda in parlamento. L’obiettivo delle bombe è il Pkk, il braccio armato del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (Hdp).

 

 

Una città al collasso. La situazione è talmente pesante a Cizre che c’è chi parla di pulizia etnica. Da luglio a oggi, secondo le pochissime notizie che arrivano da fonti curde, tra Cizre e le città di Silopi e Sur sono stati uccisi 711 combattenti curdi e 170 civili, tra cui 39 bambini. Centinaia i feriti e incalcolabile il numero di persone che cerca di fuggire. Ma i numeri potrebbero essere molto più spaventosi poiché in città vige ormai costantemente il coprifuoco dal 14 dicembre scorso l’energia elettrica non c’è e le linee telefoniche sono saltate. Gli ospedali sono al collasso. Scuole chiuse, palazzi distrutti, edifici storici con danni irrecuperabili. Per le strade si trovano mucchi di rifiuti, cartucce di kalashnikov. Sui marciapiedi non è raro incontrare cadaveri di persone raggiunte dal fuoco dei 10mila soldati turchi che assediano la città e sparano addosso ai civili. Da Cizre nessuno può né entrare né uscire e il cibo, in particolare pane e latte, ormai scarseggia, così come le medicine.

 

 

L’appello del mondo culturale turco. Di Cizre la stampa turca parla poco, quasi nulla, e la stampa internazionale la ignora quasi completamente. Ma emblematico è il caso del seminterrato di Cizre dove vengono curati alcuni feriti, bloccati da giorni. Per loro si sono mossi 132 tra accademici, medici e rappresentanti del mondo della cultura turca. L'appello che hanno rivolto al governo si intitola «L’umanità sta morendo sotto i nostri occhi a Cizre», si conclude con queste parole: «Se non li salverete, lo faremo noi».

 

 

Il seminterrato della morte. Quello della città di Cizre sta diventando il seminterrato della morte. Il 23 gennaio scorso 29 persone, tutte civili, comprese donne, anziani e bambini, hanno trovato riparo nel sotterraneo di una casa del quartiere di Cudi. Stavano scappando dagli scontri in corso tra le forze di sicurezza turche e i militanti del Pkk. Nella fuga molti sono stati feriti. La loro è una resistenza strenua, senza cibo né acqua, ma diversi di di loro sono morti dissanguati. Da una settimana non si hanno più loro notizie, si sa solo che i loro famigliari di quanti sono in trappola hanno provato ad avvicinarsi ma sono stati arrestati dalla polizia. Anche alle ambulanze è interdetto il passaggio e i cadaveri (almeno sette), dalle drammatiche testimonianze che erano arrivate fino a pochi giorni fa, giacevano accanto ai superstiti.

 

 

Nessuna notizia da sabato. L’ultimo contatto telefonico di alcuni giornalisti curdi con chi è intrappolato nel seminterrato risale a sabato scorso. All’improvviso, nel corso della telefonata, le forze di sicurezza hanno fatto irruzione nell’edificio. Si ode un forte boato, molte grida e poi la comunicazione si interrompe. Dopo poco un altro breve contatto con uno dei superstiti, che afferma di essere solo e di non sapere dove siano finiti gli altri.

 

 

Le accuse politiche tra le parti. Il co-presidente dell’Hdp Selahattin Demirtaş, la sorpresa delle ultime elezioni turche, ha chiesto al governo l’apertura di un corridoio umanitario, e si è detto pronto ad andare a Cizre con un gruppo di medici per riportare i feriti all’ospedale. Inoltre i parlamentari dell’Hdp hanno indetto uno sciopero della fame, che stanno rispettando a turno e sono decisi a portarlo avanti finchè i feriti verranno curati. La risposta del presidente Erdogan è stata netta: «È tutta una menzogna», ha detto a chi gli chiedeva di quanto accadeva a Cizre. Secondo lui le ambulanze sarebbero sul posto e nessuno impedirebbe loro di arrivare. Ma semplicemente, non è sicuro che le persone siano ferite. Esiste però un video, visionato anche dall’Onu, che mostra come le forze di sicurezza turche sparino a bruciapelo sui civili disarmati.

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