Elogi anche dal "Guardian"

La lezione di Putin a Obama

La lezione di Putin a Obama
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Non parlava da 10 anni all’Onu, e il suo è stato un ritorno in grande stile, che ha sbaragliato i rivali. È Vladimir Putin, che dopo il discorso all’Assemblea Generale dell’Onu ha mietuto solo consensi. La sua lotta all’Isis mediante i raid aerei e i successivi bombardamenti in Siria sono stati considerati una lezione di politica estera per gli Stati Uniti, in particolare per il presidente Obama che, se inizialmente era recalcitrante, alla fine ha ceduto all’accordo con Mosca. Certo i raid russi in Siria, primo impegno bellico fuori dai confini nazionali dopo la guerra del 2008 con la Georgia, sono stati aspramente criticati dall’America e ritenuti un pretesto per colpire anche i ribelli sostenuti dall'Occidente, addestrati dalla Cia, che combattono contro Assad nelle province di Homs e Hama. Ma sta di fatto che, a differenza di Putin, Washington un’alternativa politica alla crisi siriana non è stata in grado di proporla.

Lo Zar, approfittando della manifesta debolezza del collega americano, ha mostrato i muscoli e ha deciso di intervenire autonomamente, ricevendo il consenso della Duma. Per questo motivo Putin aveva una gran fretta di tornare a Mosca dopo il faccia a faccia con Obama. E il numero uno del Cremlino non ha incassato consensi solo in casa: anche molti media occidentali gli hanno dato ragione sul tema Siria, primo tra tutti il Guardian che, pur non avendo mai avuto parole tenere per Putin, questa volta ha tessuto un vero e proprio elogio, sostenendo che chiunque affronti le cose su un piano pragmatico e di realpolitik non può che dare ragione al capo del Cremlino. Perché l’unica via per risolvere la crisi siriana è avviare un dialogo con Assad. Perché all’infuori di lui, in Siria regna la peggiore anarchia e tutti sono contro tutti.

 

Barack Obama, Vladimir Putin

 

La precisa strategia di Putin. Putin è arrivato al Palazzo di Vetro con le idee molto chiare e con una precisa strategia per contrastare e sconfiggere l’Isis, che necessariamente presupponeva il fatto di non toccare il presidente siriano Bashar al Assad dallo scranno del suo potere. Dopo l’incontro a porte chiuse con Obama, che poche ore prima aveva tuonato «Assad è un tiranno», «Assad deve andarsene», Putin ha ottenuto che Assad resti al suo posto almeno finché l’Isis non verrà sconfitto. Due anni, più o meno, il tempo stimato. Solo dopo, quando la minaccia terroristica islamista sarà risolta, si potrà decidere del destino del Presidente siriano. In questo modo la vittoria di Putin è avvenuta su più fronti, perché è riuscito a imporsi come unica potenza straniera in grado di risolvere il conflitto. Molto più di Obama. Inoltre, con la sua lotta all’Isis, nemico numero uno per il mondo occidentale, Putin è riuscito a far passare in secondo piano la crisi ucraina e le relative sanzioni comminate alla Russia.

Vladimir Putin
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Russian President Vladimir Putin, rear center, holds a meeting with senior government officials at the Novo-Ogaryovo residence outside Moscow, Russia on Wednesday, Sept. 30, 2015. Russian military jets carried out airstrikes against the Islamic State group in Syria on Wednesday for the first time, after President Vladimir Putin received parliamentary approval to send Russian troops to Syria. (Alexei Nikolsky/RIA Novosti, Kremlin Pool Photo via AP)

Mideast Syria Russia
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In this photo made from the footage taken from Russian Defense Ministry official web site on Thursday, Oct. 1, 2015 a bomb explosion is seen in Syria. Reacting to criticism that it is targeting opponents of the Syrian government, a spokesman for Russian President Vladimir Putin admitted on Thursday that Russia's airstrikes in Syria are targeting not only Islamic State militants but also other groups. (AP Photo/ Russian Defense Ministry Press Service)

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Russia's President Vladimir Putin addresses the 70th session of the United Nations General Assembly, Monday, Sept. 28, 2015. (AP Photo/Richard Drew)

Vladimir Putin
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Russian President President Vladimir Putin addresses the 70th session of the United Nations General Assembly at U.N. headquarters, Monday, Sept. 28, 2015. (AP Photo/Mary Altaffer)

Fallimento della strategia di Obama. Che la strategia di Obama in Siria, e in Iraq, per combattere il sedicente Califfato, non abbia finora portato a molto era già chiaro da qualche settimana. A un anno dall’inizio delle operazioni della Grande Coalizione, a cui hanno aderito moltissimi Paesi, i risultati non si sono visti e la gente dalla Siria continua a scappare disperata. Da qualche giorno, inoltre, Washington ha annunciato di aver sospeso il costosissimo programma di addestramento dei ribelli moderati, che ammontava a 500 milioni di dollari l’anno. Dei 5.400 ribelli moderati pare ne siano stati addestrati una sessantina in tutto, con una spesa di 41 milioni di dollari sborsati dal Dipartimento della Difesa americana. Di questi corre voce che la maggior parte siano morti, mentre i 4 o 5 rimasti avrebbero consegnato armi ed equipaggiamento, forniti dagli Usa, ai qaedisti di al Nusra, preferendo salvarsi la vita piuttosto che combattere contro Assad o contro l’Isis. Inoltre, stando ai dati ufficiali, alla data del 15 settembre la coalizione ha effettuato 2.535 attacchi in Siria (2.409 degli Usa e 126 degli alleati) dall'inizio delle operazioni, circa un anno fa. Ma nonostante questi numeri l’Isis in Siria non è arretrato nemmeno di un metro. Tutt’altro. E infatti è alle porte di Damasco.

 

Mideast Syria Russia

 

E le sanzioni alla Russia? Dicevamo che l’abilità di Putin è stata anche quella di ergersi a salvatore dell’umanità nei confronti della minaccia islamista che sta interessando soprattutto l’Europa, facendo in parte dimenticare le accuse che da oltre un anno e mezzo gli vengono rivolte in merito alla crisi ucraina. Sempre il Guardian, nel suo elogio della realpolitik di Putin, sostiene che solo un idiota potrebbe pensare che le sanzioni economiche possano cambiare la mente di Mosca o indebolirne la sua “cleptocrazia”. A questo punto viene da chiedersi: che quello di Putin sia un tentativo, senza dubbio di grande lungimiranza politica, di far togliere le sanzioni alla Russia?