Anche la Spagna apre al presidente siriano

La mano tesa di Putin ad Assad I primi mezzi russi arrivano in Siria

La mano tesa di Putin ad Assad I primi mezzi russi arrivano in Siria
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Il ponte militare russo in Siria a sostegno del presidente Assad è diventato una realtà. Oggi, mercoledì 9 settembre, Mosca ha mandato a Latakia, roccaforte dell’esercito governativo, due aerei militari, gli Antonov-124 Condor, e un aereo con personale militare. È cominciato così a pieno titolo il coinvolgimento della Russia nella guerra di Siria, dove il Cremlino si è schierato a fianco dell’esercito regolare siriano, per supportare il Presidente Bashar al Assad nella sua lotta contro i miliziani che rispondono agli ordini del sedicente califfo Abu Bakr al Baghdadi.

 

 

I perché di un’alleanza. Dietro l'aiuto di Mosca alla Siria c'è anche una questione strategica: il Paese mediorientale rappresenta per la Russia il principale sbocco sul Mediterraneo, in particolare con la base navale di Tartus. Il porto, creato inizialmente nel corso della Guerra Fredda come supporto alla flotta della Marina sovietica nel Mar Mediterraneo, è attualmente gestito da personale della marina russa e rappresenta l’unica base russa fuori da paesi ex sovietici. La sua importanza risiede nel fatto che permette alla Russia di operare con le navi da guerra in modo permanente nel Mediterraneo.

I timori americani. Un intervento salutato con favore da Damasco che ha definito il supporto militare concesso da Mosca come «un salto di qualità» nelle relazioni tra i due Paesi. Immediata e alquanto spaventata la reazione americana. Il Dipartimento di Stato Usa, preoccupato, ha bollato l’intervento come «un’imminente e potenziata concentrazione militare russa» in Siria e ha specificato che la posizione americana rimane quella di sempre e non c’è alcune intenzione da parte dell’amministrazione Obama di cambiare idea su Assad e sulla condotta del suo regime. Niente intervento, dunque, perché la paura è quella che «tali azioni potrebbero far degenerare ulteriormente il conflitto, condurre ad una maggiore perdita di vite innocenti, aumentare i flussi dei rifugiati ed il rischio di un confronto con la coalizione anti-Isis operante in Siria». Per sottolineare la sua posizione, Washington ha chiesto ai Paesi vicini, tra cui la Grecia, di non concedere a Mosca il proprio spazio aereo per voli verso la Siria.

 

 

Il precedente, contro Assad. In realtà nel 2013 Obama aveva tentato di porre fine al problema Siria, che allora sembrava chiamarsi semplicemente Assad, mediante un intervento militare. Ma ad opporsi fu proprio la Russia, da sempre schierata con il regime, e Papa Francesco, che promosse una giornata di digiuno e preghiera per scongiurare la guerra. Ma all’epoca non era ancora esploso il fenomeno Isis, e del Califfo al Baghdadi in Occidente nessuno si preoccupava.

L’apertura verso Assad di Spagna e Austria. Oggi le cose sono cambiate, e una rivalutazione del ruolo di Assad in Siria pare essere arrivata anche dai ministri degli esteri di Spagna e Austria, i quali hanno affermato apertamente che è giunto il momento di dialogare con lui. In particolare, lo spagnolo José Manuel Garcia-Margallo, in visita ufficiale in Iran, principale alleato di Assad nella regione mediorientale, ha dichiarato che occorre “negoziare” con il presidente siriano «un cessate-il-fuoco parziale, cominciando da Aleppo, per arrivare a un cessate il fuoco globale». Ha inoltre specificato: «Una delle parti (coinvolte) è il governo di Bashar al Assad che personalmente non mi piace assolutamente (…) ma la pace si fa sempre con i nemici, bisognerà negoziare e arrivare a un cessate il fuoco altrimenti arriveremo a una situazione umanitaria disperata».

 

 

La Siria degli Assad. È un fatto storico considerato vero da molte voci che sotto la Siria degli Assad, padre prima figlio poi, il Paese non fosse in una condizione disastrosa, con un reddito nazionale lordo pro capite annuo pari a 1850 dollari, ben superiore a tutti gli altri Paesi arabi dell’area e una popolazione mediamente colta, con un’elevata percentuale di laureati. Inoltre, essendo lo stesso Assad un alawita, la tutela delle minoranze inclusa quella cristiana era concreta, un'autentica peculiarità del suo regime. Lungi dal negare gli aspetti sanguinari del suo regime, si potrebbe dire che l’apertura di Spagna e Austria nei confronti del dittatore può essere vista come la scelta di appoggiare il male minore all’interno di uno scenario dominato da morte e devastazione, con la minaccia dell'Isis ben più temibile a livello globale.

Il gioco francese. E mentre la Russa mandava i suoi aiuti a Damasco, un'imponente tempesta di sabbia ha reso impossibile il decollo degli aerei francesi che avrebbero dovuto effettuare i raid sulla Siria. I primi voli di ricognizione, propedeutici ai radi veri e propri, sono stati effettuati con un giorno di ritardo ma, come riporta l’Ansa, sono in molti a pensare, tra gli esperti di geopolitica e gli 007, che la Francia miri più a neutralizzare un gruppo preciso di combattenti che starebbe preparando attentati devastanti sul suo territorio, piuttosto che arginare l'esodo di profughi o a rafforzare la coalizione anti-Isis.

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