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La nuova carta dei diritti internet Vabbè. Voi potenziate le password

La nuova carta dei diritti internet Vabbè. Voi potenziate le password
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Ieri, giorno 28 luglio 2015, è stata varata la Carta dei diritti di internet. Per diventare operativa necessita di una mozione parlamentare che, a questo punto, si presenta come una pura formalità. La presidente della Camera, Laura Boldrini, che l’aveva fortemente voluta, se ne è detta entusiasta. Il presidente della Commissione che l’ha redatta, prof. Stefano Rodotà, si è dimostrato orgoglioso del lavoro svolto. Ne hanno parlato a tambur battente: Repubblica.it, Wired.it, Il Secolo XIX.

Dice, il documento, quel che tutti ci aspettavamo che dicesse, perché è chiaro che nessuno si metterebbe oggi a sostenere che solo alcuni hanno diritto di accedere a internet, che è bene che i colossi della rete quali Google e altri siano liberi di far quel che gli pare, che non abbiamo diritto all’oblio, che se ci violano le password dobbiamo esser tutti contenti. È vero che diversi governi tenderebbero a sostenere il contrario accampando i soliti motivi di sicurezza: ma ci pare ovvio che non troveranno nessuno - salvo forse i componenti della Guardia Sudista che ha ammainato di recente la sua Battle Flag (la bandiera della Guerra di Secessione Americana, vedi e bergamopost.it) - pronto a schierarsi dalla loro parte.

Quindi, una volta uscita, mozionata e diffusa in tutto il mondo la carta dei diritti della rete, quei governi continueranno a violare le nostre misure di sicurezza, a bucare i nostri più elaborati firewall, a risolvere le nostre più creative crittografie, solo con qualche avvertenza in più per non farcelo sapere. E così quando la cancelliera Merkel o il presidente Hollande faranno pervenire le loro piccate osservazioni alla Casa Bianca, al Congresso degli Stati Uniti o alla sede della CIA a Langley, continueranno a sentirsi dire di portare pazienza e che non succederà più. Fino alla prossima volta. Quando ci verranno elencati i nuovi motivi che hanno consentito loro (ai potenti) di ottenere legalmente ciò che sarebbe stato illegittimo a tutti gli effetti cercare di ottenere (vedi passaggio fondamentale del film Gattaca).

In compenso il prof. Rodotà potrà andare ancor più fiero del proprio lavoro mentre qualche ufficiale dei servizi segreti o qualche consulente di aziende di telecomunicazioni dovrà sorbirsi interminabili processi il cui principale - se non unico, e comunque regolarmente fallito - scopo consiste nel rassicurare la popolazione circa il fatto che nessuno viola niente. Salvo, ovviamente, ciò che per un motivo o per l’altro merita di essere violato.

Perché dice bene William Shakespeare, nell’Enrico V, quando Caterina di Francia (Katina) cerca di opporsi al bacio del giovane e bellissimo re Enrico sostenendo che «Non è costume delle donne in Francia farsi baciare prima delle nozze». Davvero? gli risponde lui. «Ma Katina, le usanze più bislacche si inchinano dinanzi ai re. Noi non possiamo, cara, io e te, lasciarci confinare dentro i limiti angusti delle leggi d’un Paese. Le leggi, cara, siamo noi ad inventarle, e questa libertà appunto costituisce il privilegio del nostro rango, che ci permette di chiudere la bocca a tutti quei costituzionalisti e presidenti che pretenderebbero di legiferare su ogni cosa» e termina: «Arrenditi Kate». E la didascalia segnala puntualmente: (La bacia sulle labbra). La traduzione è imprecisa in alcune parti, ma il senso è quello.

Siamo dunque fieri che il nostro Paese si collochi all’avanguardia nella legislazione sulla rete. Siamo lieti di apprendere che la Commissione continuerà i suoi lavori per affinare sempre più le sue conquiste. Noi, nel frattempo, allungheremo le password.

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