il racconto del dolore

La sorella ricorda Marino Signori, il medico caduto: «Era in forma, voleva curarsi da solo»

Nembrese, 61 anni, è mancato l'1 aprile per il Coronavirus. È stato tra i primi contagiati al Ps di Alzano. Erica: «Era una persona in salute, siamo rimasti scioccati dall’aggravarsi della malattia. È successo tutto in pochi giorni»

La sorella ricorda Marino Signori, il medico caduto: «Era in forma, voleva curarsi da solo»
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di Elena Conti

Dopo l’ostetrica Ivana Valoti, a Nembro e all'ospedale di Alzano è venuta a mancare un’altra figura di riferimento. Il dottor Marino Signori, 61 anni, è morto mercoledì 1° aprile all'ospedale di Lecco a causa del Coronavirus. È stato tra i primi medici contagiati dopo l’arrivo in pronto soccorso di Alzano, domenica 23 febbraio, di un paziente nembrese positivo al Covid-19.

Lascia nel dolore la sua famiglia: la mamma Giuseppina, la moglie Roberta e le due figlie, la sorella Erica e il cognato Paolo. La famiglia è molto conosciuta a Nembro, per la gestione di un negozio di fiori in via Garibaldi. «Da ragazzo aiutava sempre in negozio - racconta la sorella Erica - intanto proseguiva i suoi studi. Si è diplomato al liceo Amaldi di Alzano, poi si è laureato in Medicina conseguendo le specializzazioni in biochimica e medicina del lavoro con voti molto alti. Proprio per quest’ultima era responsabile del servizio di medicina del lavoro di tutta la Asst Bergamo Est».

«È sempre stato un uomo molto sportivo; il calcio, lo sci e la bici erano le sue attività preferite, faceva sempre la Felice Gimondi a Nembro. Era molto attento a mantenere un’alimentazione corretta e salutare, non fumava né beveva. Un uomo in salute e in forma, per questo siamo rimasti molto scioccati dall'aggravarsi della malattia. Si è ammalato dopo pochi giorni dal contatto con il primo paziente positivo che ha fatto il suo ingresso al pronto soccorso di Alzano, era stato chiamato immediatamente insieme ad altri colleghi. Una volta tornato a casa, ha subito avvertito i familiari che avrebbe potuto essere contagioso».

«Ha deciso quindi di isolarsi di sua iniziativa, la casa di famiglia è grande e lui ha deciso di curarsi da solo, mettendosi in quarantena su un piano della casa. Aveva capito che i suoi sintomi erano diversi da quelli di una semplice influenza. Da quel giorno non è più tornato al lavoro. Alcuni colleghi che erano con lui, quel giorno, sono tornati al lavoro dopo 15 giorni di quarantena, quando non mostravano più sintomi. Sembrava che anche lui stesse meglio...

L’articolo completo e altre notizie su Nembro alle pagine 23, 24 e 25 del numero di PrimaBergamo in edicola fino al 16 aprile, oppure sull'edizione digitale QUI.

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