La strana parabola di Verdini

Estate e calciomercato: un binomio pressoché inscindibile nella testa di chiunque. Il riferimento, lo dice la parola stessa, è all’ambito sportivo. Ma in questi mesi caldi del 2015, gli intrighi, le compravendite, e i cambi improvvisi di casacca non riguardano solo il calcio, ma abbracciano con vigore anche la politica. Le riforme che nelle prossime settimane approderanno per i voti decisivi in Senato, infatti, stanno causando notti insonni su ambo gli schieramenti, maggioranza e opposizione, ma per motivi diametralmente opposti. Da una parte, Renzi teme che la lenta ma incessante emorragia di senatori possa pregiudicare l’approvazione di due provvedimenti irrinunciabili, riforma istituzionale e della scuola; dall’altra, l’opposizione, e in particolare Forza Italia, sogna di tendere lo sgambetto al Governo, aprendo una crisi politica che potrebbe anche segnare la fine di questa legislatura. Tutto dunque si riduce ad un unico, semplice aspetto: i numeri. A Renzi servono voti sufficienti per far approvare le riforme, all’opposizione invece per bocciarle. Una fase di equilibrio più che precario che ha portato, nelle ultime settimane, il Premier e Berlusconi a fare la conta fra le proprie fila, nonché a tentare di convincere qualche scontento della fazione nemica a saltare il fossato. L’ultimo, in ordine cronologico, che pare pronto al grande balzo è nientemeno che Denis Verdini, ex fedelissimo di Berlusconi nonché padre di quel Patto del Nazareno che, a veder come stanno le cose, sembra sempre più mito piuttosto che storia recente.
Il progressivo allontanamento di Verdini. Che Forza Italia stia sempre più stretta a Verdini è risaputo già da diverso tempo: è stato lui il capro espiatorio designato a cui addossare le colpe del fallimento del Patto del Nazareno, cosa che ha portato il buon Denis a scontrarsi pesantemente con molti del partito, fra cui lo stesso Berlusconi. Da quel momento in poi, e siamo a fine gennaio, Verdini è stato trattato dal mondo azzurro come una zavorra, un figlioletto birichino e pasticcione che fa vergognare tutta la famiglia. Proprio lui, che con Gianni Letta era sempre stato il principale depositario della fiducia di Berlusconi. L’ascesa di Toti a braccio destro di Silvio non ha fatto altro che peggiorare le cose. La consueta goccia che ha fatto traboccare il vaso, immancabile in questi casi, è arrivata durante le ultime Regionali, che hanno toccato anche la Toscana di Verdini: Denis non è stato nemmeno preso in considerazione fra le papabili candidature, cosa che gli ha fatto definitivamente decidere che era giunto il momento di salutare tutti.
La sua strategia. Si giunge così agli ultimi giorni, in cui Verdini pare abbia preso la ferma decisioni di dire addio al mondo azzurro. Una presa di posizione che, dicono, ha colto notevolmente di sorpresa Berlusconi. Un fattaccio per Forza Italia, per due motivi: in primo luogo, Verdini si porterebbe dietro un piccolo drappello di senatori a lui vicini, che qualora dovessero raggiungere le 10 unità avrebbero la possibilità di creare un gruppo autonomo a Palazzo Madama; e in secondo luogo, perché l’intenzione di Denis non è quella di proseguire all’opposizione, ma di andare ad aiutare Renzi a spuntarla sull’approvazione delle riforme. Berlusconi, dunque, è in allarme, e pare che in questi giorni abbia a più riprese chiesto a Verdini un incontro per tentare di rinsaldare il rapporto. Incontro a cui però il senatore dissidente ha, per ora, risposto picche. E se comunque dovessero riuscire a vedersi, difficilmente ne uscirebbe qualcosa di costruttivo: Berlusconi intende riportare Verdini fra i ranghi senza però concedergli nulla, quest’ultimo invece chiederebbe al suo quasi ex presidente la luna, che ovviamente gli verrebbe rifiutata, così da avere una giustificazione chiara per andarsene.
Per la gioia di Renzi… Gongola assai, naturalmente, Matteo Renzi. L’addio alla maggioranza di Mario Mauro e un altro paio di esponenti di Area Popolare non ha eccessivamente turbato i sonni del Premier, ma rappresenta comunque un paio di voti in meno. E con le minoranze Pd in perenne trincea, la maggioranza in Senato stimata, al momento, in nove elementi grida a gran voce l’allarme. Il gruppo-cuscinetto che Verdini intende creare sarebbe manna dal cielo per il Premier, che con Verdini ha una certa sintonia, nata nelle stanze e sui tavoli di via del Nazareno all’epoca della stipula del mitologico Patto.
Le contromosse di Berlusconi. Ma Silvio non è certo uomo che subisce gli eventi standosene con le mani in mano, e sta già preparando la controffensiva. Perché per dieci verdiniani pronti ad accorrere alla corte di Renzi, potrebbero esserci altrettanti parlamentari, se non di più, disposti a lasciare la maggioranza per tornare con Berlusconi: si tratta di un discretamente folto stuolo di delusi di Ncd. Il leader di Forza Italia intende attirare gli ex soci del Pdl con il nuovo progetto repubblicano di cui parla già da qualche tempo, idea che interessa non pochi parlamentari di Ncd, che dopo il pessimo risultato delle Regionali temono di naufragare insieme al partito di Alfano. Un delicato scambio di figurine, dunque, che però deve concludersi in fretta: entro l’estate si voterà su riforma del Senato e Buona scuola, e o si arriva al momento topico con le carte in tavola chiare, oppure sarà tutto affidato agli umori di giornata. Con conseguenze impronosticabili.