La studentessa cresciuta a Mozzo condannata in Marocco per una battuta sui social
Ikram Nazih, 23 anni, è stata condannata a tre anni e mezzo di carcere. È detenuta da un mese nel carcere di Rabat
Arrestata e condannata a tre anni e mezzo di carcere per un post sull’Islam ritenuto blasfemo. Ikram Nazih è una studentessa italo-marocchina di 23 anni nata e residente a Vimercate e vissuta per un lungo periodo con la sua famiglia in via Machiavelli a Mozzo. La sua vicenda è stata raccontata dai colleghi di PrimaMonza.
Da un mese è detenuta nel carcere di Rabat, in Marocco. La sua colpa è aver ironizzato in un post su Facebook del 2019, sul versetto coranico Kautar, quello in cui si obbligano i musulmani al sacrificio. Secondo le leggi marocchine, la frase: «In verità ti abbiamo dato il whiskey, e bevilo nel nome del tuo Signore, puro non mescolato con la Pepsi», è stata ritenuta passibile di reato. A mettere nei guai la 23enne è stata un’associazione a carattere religioso che avrebbe intercettato il post incriminato, nonostante la giovane lo avesse cancellato poco dopo. Avrebbe quindi sporto denuncia alla polizia di Marrakech.
Ikram Nazih studia Giurisprudenza all’Università di Avignone. Il 19 giugno aveva lasciato la Francia per trascorrere le vacanze estive con i nonni e i parenti (i genitori vivono ancora in Brianza). Al suo arrivo a Rabat è stata bloccata e poi portata a Marrakech, nella città dove in questi due anni è stato formalizzato il dossier nei suoi confronti con l'accusa di «vilipendio alla religione», aggravata dalla «diffusione via social media».
Là, Ikram è rimasta a disposizione dell’autorità giudiziaria, fino a quando il 28 giugno è arrivata la sentenza di condanna a tre anni e mezzo di carcere e al pagamento di 50mila dirham di multa (4.800 euro circa). La studentessa, raggiunta in carcere dall’avvocato, ha negato di essere l’autrice di quel post su Facebook: lo avrebbe invece ricevuto dai suoi contatti e ripostato sul social.
La vicenda, rimbalzata in Italia, è diventata naturalmente un caso politico. L’ambasciata italiana in Marocco sta seguendo il caso: è al lavoro per tentare di riportarla in Italia. Il deputato brianzolo della Lega, Massimiliano Capitanio, ha chiesto chiarimenti e un intervento del governo italiano.
«Le notizie che giungono dal Marocco sono di una gravità inaudita e impongono un intervento immediato e risolutivo - ha dichiarato l’onorevole della Lega -. Dopo il tragico caso di Saman, ci troviamo di fronte a un altro episodio che, se confermato, dimostra l’incompatibilità dell’estremismo islamico con la nostra democrazia. Se il motivo dell’arresto in Marocco della studentessa italo-marocchina fosse davvero l’aver fatto una battuta su un versetto del Corano, le autorità italiane dovrebbero intervenire immediatamente e far sentire la propria voce. Il Governo italiano chieda ufficialmente la scarcerazione - continua Capitanio -. Confidando nelle autorità marocchine e in una revisione in appello della sentenza, ora è prioritario che la ragazza possa almeno lasciare il carcere e ricevere l’abbraccio dei propri famigliari. Stiamo apprezzando il lavoro fatto dall'ambasciatore Barucco e dalla Farnesina, ma chiediamo la massima attenzione e una rapida soluzione».
Capitanio mercoledì 28 luglio ha discusso in Commissione Esteri l’interrogazione sul caso della giovane. «Per Ikram Nzihi - si legge in una nota del parlamentare - oggi è trascorso il primo mese in carcere. Nel rispetto delle leggi locali, è preoccupante che una ragazza con cittadinanza italiana si trovi in questa situazione. Chiediamo un approfondimento per capire se quello di Ikram sia un caso isolato o se sia in corso un monitoraggio, anche attraverso i social, dei comportamenti e delle libertà dei cittadini con doppia cittadinanza, perché questa seconda ipotesi sarebbe grave e preoccupante».
Del caso di Ikram si è interessato anche Roberto Saviano, che martedì sulla sua pagina Facebook ne ha chiesto la scarcerazione.