La terribile storia del manager che ha assoldato un criminale per sfregiare con l'acido la ex
T. G., 38 anni di Arese, è dirigente di un’importante società che si occupa di servizi elettrici. Aveva assoldato un sicario online per diecimila euro pagati in Bitcoin
«Tirale l’acido in faccia e colpiscila, voglio che resti paralizzata dalla schiena in giù». Così T. G., 38 anni, manager di Arese (ora residente a Bollate) si rivolgeva al killer che aveva assoldato per farla pagare a una donna, sua collega, la cui unica colpa era quella di avere posto fine alla loro relazione.
Sulla raccapricciante vicenda, di cui avevamo già parlato, i colleghi di PrimaMilanoOvest negli ultimi giorni hanno indagato a fondo, ricostruendo tutti i passaggi e facendo luce su una storia assurda per quanto terribile.
Un sicario dal dark web
L’uomo, arrestato in settimana dagli agenti della Polizia di Stato, non si era dato per vinto davanti alla fine della relazione e aveva continuato a tartassare la donna di messaggi e chiamate. Quando si è visto però, per l’ennesima volta, chiudere la porta in faccia, ha deciso di passare dalle parole ai fatti, contattando un sicario sul dark web e pagandolo perché si sporcasse le mani al suo posto.
Fortunatamente, la tragedia è stata sventata: il piano è stato scoperto e la ragazza, fino all’arresto dell’uomo, avvenuto mercoledì scorso (7 aprile), ha vissuto sotto protezione delle forze dell’ordine.
La vicenda e le indagini
Il trentottenne, manager di un’importante società che si occupa di servizi elettrici, aveva offerto diecimila euro in Bitcoin (suddivisi in quattro tranche) al killer per sfregiare la donna con dell'acido e per «spaccarle la schiena», in modo che fosse «costretta a vivere su una sedia a rotelle».
L’arresto è arrivato dopo le indagini degli agenti della Questura di Roma insieme agli agenti della Polizia Postale, che hanno intercettato le conversazioni dell’uomo con il sicario: «Deve sembrare una rapina - scriveva -, dovete rubarle la borsa ma poi colpite, voglio che resti paralizzata dalla schiena in giù».
La relazione tra T. G. e la collega, una giovane romana, era iniziata nel 2018, quando i due si erano conosciuti sul posto di lavoro, ma era finita a luglio dell’anno scorso. A chiuderla sarebbe stata la ragazza, dopo una proposta di matrimonio fatta dal giovane che avrebbe poi ritrattato la cosa.
Il manager ha cercato in più di una occasione di ricostruire il rapporto con mail, messaggi o richieste di incontri lavorativi usati come pretesto, venendo però sempre respinto dalla donna, di 11 anni più giovane.
Messaggi che si erano fatti via via sempre più insistenti, al punto che la ragazza ha deciso di bloccare l’uomo sui social. Probabilmente è stato a questo punto che il trentottenne ha deciso di rovinarle la vita.
L’arresto
Quando la Polizia lo ha fermato, l’uomo non ha opposto resistenza. «Nutrivo una profonda rabbia nei confronti della mia ex fidanzata - ha detto al giudice per le indagini preliminari, Daniela Caramica D’Auria -. Per questo avevo pensato di lasciare un segno indelebile sul suo corpo, come lei lo aveva lasciato nella mia persona».
Nella sua abitazione, gli agenti della squadra Mobile hanno trovato libri come Capire il cervello delle donne e Capire la mente femminile attraverso la scienza, mentre dalla cronologia dei siti visitati sono spuntate le parole-chiave «adrenalina» e «adrenalina suicida».
Il giudice per le indagini preliminari ha convalidato l’arresto con le accuse di stalking e tentate lesioni gravi, affermando che l’uomo ha una «spiccata pericolosità sociale e una particolare inclinazione a delinquere». Le indagini però sono tutt’altro che concluse: la Polizia è sulle tracce del killer e di un complice che avrebbe fatto da intermediario tra i due.