Sabato 30 raduno al Circo Massimo

La terza volta del Family Day con tutto quello che si porta dietro

La terza volta del Family Day con tutto quello che si porta dietro
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Sabato 30 gennaio una parte del mondo cattolico si è data appuntamento a Roma per un nuovo Family Day. È la terza volta che si consuma il rito di questa convocazione di massa per difendere l’immagine della famiglia tradizionale. La prima volta era stato nel 2006, quando il governo Prodi aveva messo sul tavolo i cosiddetti Dico (Diritti e doveri delle persone conviventi): l’adesione era stata allora talmente massiccia da far desistere il governo dai suoi propositi.

 

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Il 19 giugno 2015, dopo nove anni di nulla di fatto in materia di unioni civili, una parte dei cattolici italiani è scesa di nuovo in piazza contro la presentazione del disegno Cirinnà, che prevede il riconoscimento delle Unioni civili. C’è una grande differenza tra il primo e il secondo Family day. Il primo aveva di fatto coinvolto tutti i cattolici italiani, era stato sostenuto dai vescovi e aveva a tema non solo la polemica contro i Dico ma anche la riaffermazione dei diritti delle famiglie che la politica non ha mai adeguatamente difeso (agevolazioni fiscali e tariffarie come in Francia, sostegno al terzo figlio, ecc). Il secondo Family day invece è stata una manifestazione molto più di parte, esclusivamente “contro”, affidata nella comunicazione a un pasdaran come Mario Adinolfi. I vescovi si erano defilati, tolte poche eccezioni.

Tra un Family Day e l’altro è passato anche un cambio di pontificato: l’arrivo di Bergoglio ha significato la fine di una chiesa che si pensa solo per contrapposizione, e l’abbandono della strategia del “muro contro muro”.

 

Family Day

 

Ora siamo alla vigilia del terzo Family day. Lo organizza un “Comitato Difendiamo i nostri figli”, si svolgerà non più a Piazza san Giovanni ma al Circo Massimo per contenere tutta la folla prevista ed è esplicitamente una manifestazione voluta e organizzata da laici. A tema c’è in particolare l’articolo 5 della legge Cirinnà, che proprio il 28 gennaio inizierà il suo percorso parlamentare: vale a dire l’articolo che introduce la Stepchild adoption, cioé la possibilità di un componente della coppia di adottare il figlio dell’altro.

Probabile che la manifestazione abbia un notevole successo, anche perché con il passare dei giorni e con la decisione del premier Matteo Renzi di non recedere dal testo del Ddl Cirinnà ha preso anche un preciso connotato politico. A Roma saranno non a caso presenti i gonfaloni delle tre uniche regioni governate dal Centrodestra, Lombardia, Liguria e Veneto.

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20070512-ROMA-POLFAMILY DAY:CASINI,PIAZZA CHIEDE AIUTO A GOVERNO PER FAMIGLIA-Il leader dell'Udc Pierferdinando Casini (s) con Carlo Giovanardi in piazza San Giovanni a Roma durante il Family Day. ETTORE FERRARI/ANSA/PAT

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La scritta luminosa comparsa sulla facciata di Palazzo Pirelli in segno di adesione all'istituzione del Family Day, Milano, 22 Gennaio 2016. ANSA/ UFFICIO STAMPA/ REGIONE LOMBARDIA/ LOMBARDIA NOTIZIE +++ ANSA PROVIDES ACCESS TO THIS HANDOUT PHOTO TO BE USED SOLELY TO ILLUSTRATE NEWS REPORTING OR COMMENTARY ON THE FACTS OR EVENTS DEPICTED IN THIS IMAGE; NO ARCHIVING; NO LICENSING +++

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Ma la manifestazione è diventata anche una prova di forza di quella parte di chiesa ostile alla svolta impressa da Papa Francesco. Venerdì 22 il Papa, incontrando i rappresentanti della Sacra Rota, non ha fatto nessun cenno alla manifestazione che pensa come iniziativa di laici, ma ha riaffermato con chiarezza che per la Chiesa la famiglia è una sola, quella fondata sul matrimonio tra uomo e donna. Tuttavia Francesco resta fedele al suo metodo e non si trova d’accordo con queste manifestazioni identitarie e da “muro contro muro”. Per questo ha fatto capire ai vescovi che non gradisce schieramenti e ha suggerito alla Cei che doveva tenersi fuori dalla mischia: non gli piace l’idea di una chiesa che s’immischia nei fatti della politica. «I laici non hanno bisogno di vescovi-pilota o di un input clericale per prendere le loro iniziative», aveva detto all’Assemblea della stessa Cei a maggio. In sostanza il papa ha suggerito di puntare sulla libertà dei laici: suggerimento coraggiosamente raccolto ad esempio dal leader di Comunione e Liberazione Julian Carròn, che ha lasciato liberi gli aderenti del movimento sull’andare a Roma o meno.

 

 

Così quando Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale, ha dato la sua adesione al Family day, è serpeggiato un bel po’ di malumore in Santa Marta, dove il papa abita. Non è un caso che sia stata cancellata un’udienza prevista in questi giorni con lo stesso cardinal Bagnasco, con la motivazione di dare precedenza ad appuntamenti con alcuni nunzi arrivati a Roma. Prossimo appuntamento è per lunedì, quando si apre il consiglio permanente della Cei, con una prolusione proprio del cardinal Bagnasco. Staremo a sentire...

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