La truffa del lockdown e i legami con la mafia: coinvolte società di Arcene e Verdello
Blitz della Guardia di Finanza di Padova. Smantellata associazione a delinquere che commetteva truffe "approfittando" della zona rossa
La Guardia di Finanza di Padova, come raccontano anche i colleghi di PrimaPadova, ha messo in atto un'ordinanza restrittiva per la mente e i collaboratori di un'associazione volta alla truffa, la quale rigenerava società in pratica già fallite o non più realmente attive per ordinare grandi quantitativi di merce dai fornitori, per poi sparire senza pagare.
Secondo quanto venuto a galla, tra le attività che facevano da specchio per le allodole ce ne sono anche una di Verdello e un'altra di Arcene, rispettivamente operanti nel campo delle materie plastiche e dell'edilizia. L'ideatore di questo sistema criminale è un personaggio già indagato in altre inchieste, che sarebbe legato al clan Mazzei di Cosa Nostra. Gli altri sono una dozzina di soggetti, di cui uno è anche indagato per ricettazione e altri sono percettori del reddito di cittadinanza. Comprese quelle bergamasche, le società coinvolte in tutto sono venti, distribuite in sette diverse province italiane.
Approfittando lo scorso anno dell'emergenza Covid, la banda aveva utilizzato due società del padovano per rilevare altre attività, immettendo nel loro capitale sociale denaro per accreditarle presso i fornitori e avviare collaborazioni commerciali: tuttavia, una volta fatta incetta di prodotti edili, elettronici ed agroalimentari, o non pagavano con scuse legate alle restrizioni (vicino alle loro sedi c'era la zona rossa di Vo’ Euganeo) o lo facevano con assegni scoperti o bonifici bancari che venivano poi annullati. I prodotti acquistati arrivavano alle aziende, ma venivano in seguito portati in un capannone in provincia di Brescia e infine distribuiti a dei commercianti.Nello stesso capannone nel novembre dell'anno scorso le Fiamme Gialle di Este avevano sequestrato beni per oltre 1,2 milioni di euro, sempre frutto degli illeciti. Una volta divenuto impossibile rimandare i pagamenti o trovare scuse soddisfacenti, i truffatori hanno spostato la sede dileguandosi nel nulla, per un danno complessivo ai fornitori pari a 1,4 milioni di euro.
Nell'appartamento del capo della banda, situato in un quartiere esclusivo di Milano e del valore di circa un milione di euro, la Guardia di Finanza ha trovato tre auto di lusso e arredi molto costosi, sebbene il soggetto risultasse nullatenente. L'uomo, che nella sua abitazione aveva anche diverse foto di Tony Montana dal film Scarface, si trova ora in carcere e nel bresciano ci sono stati altri sequestri di beni legati alle truffe.