Dopo la strage di Suruc

La Turchia bombarda l'Isis in Siria e arresta decine di curdi e jihadisti

La Turchia bombarda l'Isis in Siria e arresta decine di curdi e jihadisti
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Il 20 luglio Suruc, cittadina turca vicina al confine con la Siria, è stata insanguinata da un devastante attentato in cui 32 giovani sono morti e centinaia di persone sono rimaste ferite. In seguito a questa strage, attribuita dalle autorità turche all’Isis, Ankara ha deciso di avviare i primi raid aerei contro alcuni obiettivi dell’Isis, dichiarando di fatto guerra allo Stato Islamico, sebbene secondo la tv di Stato gli aerei non abbiano violato lo spazio aereo siriano. Nello stesso tempo, il Paese di Erdogan ha accelerato il progetto di costruzione del prolungamento della già presente barriera di sicurezza al confine fra Turchia e Siria di altri 450 chilometri. In poche parole, Ankara scende in guerra al Califfo e costruirà un altro muro per difendere i suoi confini.

Erdogan ci ha ripensato. La svolta di Erdogan rientra in una più ampia intesa sulla sicurezza concordata con gli Usa, di cui il presidente turco ha parlato al telefono con Obama, discutendo dei modi per interrompere il flusso di foreign fighters che transitano dalla Turchia per unirsi all'Isis. Nella mattinata del 24 luglio i primi caccia turchi hanno condotto raid contro le postazioni dell’Isis in territorio siriano, decollando dalla base sud-orientale di Diyarbakir e uccidendo, secondo quanto riportato anche dai media turchi, almeno 40 jihadisti. In contemporanea a questo blitz, un'altra operazione è stato condotta contro presunti miliziani, sia curdi sia islamisti, questa volta a Istanbul, dove 290 persone sono state arrestate nel corso di un raid che ha coinvolto forze speciali, elicotteri e polizia per un totale di circa 5.000 uomini. Il giorno prima, alcuni spari provenienti dalla parte siriana avevano ucciso un militare turco nella zona di Kilis, dando il via a una immediata rappresaglia turca mediante il decollo degli F-16 e l’ingresso dei carri armati in territorio siriano. Nella telefonata tra Erdogan e Obama è stato sbloccato anche il nodo della base Nato di Incirlik.

 

Turkey Syria Airstrikes

 

La base Nato di Incirlik. Per molto tempo Washington, per i suoi raid, aveva chiesto alla Turchia di poter usare la base, a 400 chilometri da Raqqa, capitale dell'Isis in Siria. Ankara finora aveva temporeggiato. Il via libera all'utilizzo di Incirlik, la più grande base della regione, costruita dagli americani nel 1951 e che ospita truppe turche, americane e britanniche e decine di aerei da guerra, rappresenta dunque una svolta. La base venne usata dalla coalizione guidata dagli americani contro Saddam Hussein nella prima Guerra del Golfo del 1991, ma non nella seconda del 2003. Si trova nel sud-ovest del Paese e ora servirà per far decollare gli aerei da guerra della coalizione internazionale che dallo scorso 23 settembre bombardano le roccaforti Isis in Siria. La base dista solo 120 chilometri dal confine siriano e partendo da qui gli aerei da guerra Usa e i jet britannici potranno colpire gli obiettivi da una posizione molto più agevole. Fino a oggi, infatti, dovevano percorrere circa 1200 miglia prima di sorvolare le zone di conflitto.

Il nuovo muro. Accanto ai raid Erdogan ha anche deciso di affrontare in maniera definitiva la questione dei foreign fighters che transitano dalla Turchia per unirsi all’esercito di alBaghadi.  Il controllo dei 500 chilometri di confine che la Turchia condivide con la Siria è diventato uno dei temi più importanti nella guerra contro l’Isis e il presidente turco ha ritenuto che niente più di un muro possa ostacolare il passaggio di persone e merci necessarie all'Isis. Nell’intento ufficiale che motiva la costruzione della barriera difensiva c’è l’obiettivo di impedire il transito dei terroristi e il traffico di armi, cosa su cui fino a oggi Ankara non si era spesa più di tanto. I foreign fighters, provenienti da molte parti del mondo per unirsi ai combattenti tra le fila del Califfo, sono sempre entrati in Siria passando dalla Turchia grazie al fatto che i controlli erano blandi. Uomini, armi e petrolio per rifornire i jihadisti transitavano liberamente al punto che i curdi avevano accusato Ankara di aver concesso il passaggio dei miliziani del Califfo dalla Turchia per riprendersi Kobane da nord.

 

Turkey Syria Attack

 

Come sarà. Dietro al progetto di prolungamento del muro già esistente, lungo circa 235 chilometri, c’è chi vede un tentativo di interrompere i contatti fra i curdi siriani e quelli turchi del Pkk. Il nuovo muro dovrebbe estendersi per 680 chilometri e sorgere in territorio curdo, dato che la Turchia ha una frontiera di 910 chilometri con la Siria, parte dei quali 'corrono' paralleli al territorio dell'Isis in Siria. Un progetto già in agenda, per la verità, annunciato alla fine del mese scorso, ma che ha subìto un’accelerazione dopo la strage di Suruc. Il muro sarà modulare, divisibile cioè in più parti per essere ricomposto altrove. Le forze armate stanno anche scavando un fossato lungo 365km lungo il confine e hanno aumentato i velivoli da ricognizione. Il costo stimato per la costruzione è di un miliardo e mezzo di euro. Nel progetto sono compresi l'impiego di visori notturni, telecamere termiche e sensori di movimento.

E i curdi? Fra le persone arrestate a Istanbul ci sono molti sostenitori dell’ISIS e membri dell’ala giovanile del PKK, il Partito dei Lavoratori del Kurdistan, da anni dichiarato fuorilegge. Il Pkk negli giorni che sono seguiti alla strage di Suruc ha rivendicato diversi attacchi che sono costati la vita a tre poliziotti e un militare turco. Gli attacchi da parte dei curdi sono stati motivati dalle accuse rivolte dal Pkk ad Ankara di aver collaborato con l’attentatore di Suruc. L’operazione antiterrorismo intrapresa dalla Turchia ha interessato anche la provincia di Sanliurfa, dove si trova Suruc. Una spirale di violenza sempre pronta a degenerare in uno scontro interetnico.

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