Discrasia

La vita disperata nella capanna a due passi dalle luci del centro commerciale

Tra le vetrine scintillanti e una capanna di cartoni, la vita spezzata di Sebastian Cebula racconta la distanza abissale tra abbondanza e invisibilità

La vita disperata nella capanna a due passi dalle luci del centro commerciale

A pochi metri dal traffico e dalle luci natalizie di Oriocenter, un uomo ha trovato la morte lungo una sterrata poco frequentata. Sebastian Cebula, 44 anni, polacco, viveva in una capanna improvvisata nel boschetto sopra la superstrada: tre bancali, teli di plastica, qualche coperta appesa agli alberi, un carrello dell’Iper trasformato in armadio. Una “casa” invisibile, a un passo dai corridoi scintillanti del grande centro commerciale, come raccontato dal Corriere Bergamo.

A scoprirlo è stato un ciclista, che lo ha trovato già senza vita. Con lui viveva un uomo ucraino, anche lui segnato dalla strada: racconta che l’amico la sera prima stava male, tremava, respirava a fatica. Forse l’alcol, forse il freddo che all’alba sfiorava lo zero. Nessun segno di violenza, solo la fine silenziosa di un’esistenza ai margini.

La loro presenza non era del tutto sconosciuta. Il Comune (Azzano San Paolo) li aveva incontrati, invitandoli a rivolgersi alla Caritas. Loro avevano preferito restare lì, in quella terra di nessuno dove bastano un boschetto e un terrapieno per sparire dalla vista. Intanto, attorno, la vita scorreva come sempre: il traffico per lo shopping natalizio, gli aerei in decollo, i visitatori che nel centro commerciale cercano caldo, bagni, prese elettriche. Mentre la città corre verso le feste, la capanna di teli e cartoni racconta un’altra storia.