paga l'azzardo edilizio

L'Albania ferita dal terremoto teme anche il gelido inverno

L'Albania ferita dal terremoto teme anche il gelido inverno
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Di quel porto abbiamo tutti negli occhi un’immagine: era il 6 agosto 1991 e da Durazzo salpava una nave, la nave Vlora stipata di oltre 20mila passeggeri, tutti in fuga dall’Albania, liberata dal regime comunista. Due giorni dopo sbarcava a Bari, e fu uno degli episodi più drammatici ed epici dell’immigrazione nel nostro Paese. Ora quei 20mila albanesi, avanguardia di altre migliaia di compatrioti che nei mesi e anni successivi avrebbero seguito la stessa rotta verso l’Italia, segue con ansia da questa sponda dell’Adriatico ciò che succede proprio in quella città da cui avevano intrapreso il cammino verso una nuova vita nel mondo «ricco» che fino ad allora avevano conosciuto solo attraverso i lustrini della televisione. Durazzo, la seconda città dell’Albania, la città dalla storia tanto antica (era stata fondata dai greci nel 627 avanti Cristo!), è stata piegata da un terremoto di forza 6.2. Non è il primo, perché le cronache sono fitte di eventi sismici da queste parti: uno disastroso accadde nel 1926. Nel 1967 la scossa aveva toccato magnitudo 6.6. E la terra aveva tremato anche il 21 settembre scorso, senza però aver fatto danni. Forse per questo le costruzioni sono state realizzate conoscendo la natura del territorio e i danni, nonostante la forza dell’onda sismica, sono stati minori rispetto al disastro che avrebbe potuto accadere. Sono crollati edifici costruiti male, in fretta, spesso negli anni dell’anarchia albanese seguita alla fine del comunismo. Sono crollati due alberghi sulla spiaggia, e per fortuna si era in bassa stagione.

 

 

Durazzo è una città da poco più di 120 mila abitanti, è certamente il porto più importante dell’Albania (per un lungo periodo ne è stata anche la capitale, prima di cedere il passo a Tirana) e uno dei maggiori dell’Adriatico. È una città che è stata investita da un processo molto veloce di modernizzazione, con edifici alti anche 20 piani, che hanno retto alla scossa, anche se il vero calcolo dei danni andrà fatto con calma nelle prossime settimane, per verificare la pericolosità delle crepe che si sono aperte ovunque. Sui social infatti più che le immagini di chi è rimasto senza casa (molti hanno passato la notte allo stadio di Durazzo), si moltiplicano le foto di case «ferite», che lasciano inquieti tutti gli inquilini. L’Albania viene da una rivoluzione edilizia guidata dai suoi politici iper attivi: il premier Edi Rama e il sindaco di Tirana Erion Vellaj (Rama era stato il suo predecessore come primo cittadino della capitale). Sono personaggi amati e anche controversi, a volte spregiudicati nella loro capacità di iniziativa. Certamente hanno spinto il Paese in un percorso di rinnovamento che ha coinvolto in particolare le maggiori città. Rama, nei giorni scorsi, aveva lanciato un allarme contro l’abusivismo edilizio sulle coste, dove anche negli anni recenti si è costruito senza nessun freno. «L’azzardo edilizio si paga prima o poi», ha detto Erion Vellaj. Uno degli hotel crollati a Durazzo aveva ben tre piani abusivi. Invece i nuovi grattacieli, orgoglio di Tirana, non hanno sofferto dalla grande scossa. Ma ora per tutti c’è un nemico da combattere: il grande freddo dell’inverno: in particolare nelle campagne, dove pure il terremoto ha lasciato la sua scia di danni.

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