L'allarme dell'Università e del Mario Negri: «Entro aprile servono 4mila posti in terapia intensiva»
«Se la crescita prosegue con questo ritmo anche la prossima settimana, ci saranno oltre 30 mila malati e le unità di rianimazione raggiungeranno la saturazione»
di Federico Rota
«Entro metà aprile avremo bisogno di circa 4mila posti letto nelle terapie intensive e subintensive». L’allarme è stato lanciato dall’Università degli Studi di Bergamo e dall’Istituto Mario Negri sulle pagine di Lancet, una delle più autorevoli riviste scientifiche al mondo, su cui è stato pubblicato uno studio condotto con l’obiettivo di prevedere lo sviluppo e l’evoluzione del numero dei pazienti infetti e di quelli che avranno bisogno di essere ricoverati nelle rianimazioni. Lo studio è stato citato anche dall'infettivologo Massimo Galli, ieri (13 marzo) ospite a La7.
Il modello di previsione è stato elaborato da Andrea Remuzzi, professore di Ingegneria biomedica all’Università di Bergamo, e Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto Mario Negri, sulla base dei dati disponibili sul numero dei pazienti Covid-19 e analizzando sia l’andamento del trend dei contagi, sia quello dei pazienti che necessitano della respirazione assistita. Dalle statistiche emerge che «la percentuale di persone ricoverate in terapia intensiva tra domenica 1 e mercoledì 11 marzo è sempre stata tra il 9 e l’11 per cento dei malati - si legge nella pubblicazione -. Se la crescita prosegue con questo ritmo esponenziale anche la prossima settimana, ci saranno oltre 30 mila malati e le unità di rianimazione raggiungeranno la saturazione». L’obiettivo della pubblicazione è di sollecitare i leader politici e le autorità sanitarie nazionali a muoversi il più rapidamente possibile per garantire che vi siano risorse sufficienti, tra cui personale, posti letto e strutture di terapia intensiva, per quello che accadrà nei prossimi giorni e settimane.
Non soltanto i pazienti risultati positivi e ricoverati, ma anche le persone nelle rianimazioni, infatti, sono cresciute esponenzialmente, almeno fino a domenica 8 marzo. «Possiamo prevedere con un buon grado di precisione che questo numero spingerà nel giro di qualche giorno il sistema sanitario nazionale alla sua capacità totale - prosegue la pubblicazione -. Considerando che in Italia abbiamo circa 5.200 posti di terapia intensiva, presupponendo che la metà sarà usata per pazienti Covid-19», saranno tutti presto occupati. Una situazione critica, anche perché i dati disponibili hanno mostrato che il trend nell’aumento del numero di pazienti che avranno bisogno di terapia intensiva aumenterà notevolmente e inesorabilmente nei prossimi giorni. La domanda da porsi è se l’aumento dei contagiati e di chi avrà bisogno della terapia intensiva continuerà a crescere esponenzialmente e, soprattutto, per quanto tempo.
Per limitare il numero di contagi, il Governo ha emanato un Decreto che ha istituito in tutto il territorio nazionale una “zona di sicurezza”, limitando gli spostamenti e chiudendo le attività commerciali se non quelle che erogano servizi di prima necessità e vendono generi alimentari. Tuttavia, questa decisione potrebbe non essere abbastanza. «Al momento la capacità del nostro sistema sanitario nazionale di rispondere in modo efficace alle necessità di quanti hanno già contratto la malattia è motivo di grande preoccupazione».
Nell’articolo si prevedere che questo numero potrebbe saturare la capacità del sistema sanitario nazionale in pochi giorni. Confrontando l’andamento del numero di pazienti attivi in Italia e quello registrato nella regione di Hubei in Cina, simile all’Italia per numero di abitanti e distribuzione dell’infezione, si può dedurre che entro alcuni giorni questo aumento potrebbe però divergere dall’andamento esponenziale e rallentare. «Attualmente – spiega Andrea Remuzzi - sono ancora pochi i dati da prendere in considerazione per formulare ipotesi più solide in merito al numero esatto di pazienti che saranno infettati nei prossimi giorni o nelle prossime settimane. Dato che finora la percentuale di pazienti che richiedono la terapia intensiva è vicina al 10 per cento degli infetti, si può prevedere che potrebbero essere teoricamente necessari fino a 4.000 posti letto di terapia intensiva durante il periodo peggiore dell’infezione, che sarà verosimilmente tra circa 4 settimane».
«Ci rendiamo conto – conclude Giuseppe Remuzzi - che è molto verosimile che a questo numero di posti letto di terapia intensiva non si possa arrivare. Una percentuale speriamo significativa di pazienti accederà alla terapia intensiva, gli altri saranno trattati con supporti respiratori meno invasivi. Questa è una grossa sfida per l'Italia, perché ora ci sono poco più 5200 posti letto in terapia intensiva in totale. Teniamo conto poi che abbiamo solo poche settimane per l’approvvigionamento di personale, attrezzature tecniche, e materiali. Sappiamo che il governo è al lavoro per approvare una legge che consentirà al servizio sanitario di assumere 20mila medici e infermieri e di fornire altri 5mila ventilatori agli ospedali italiani. Queste misure rappresentano un passo nella giusta direzione, ma il nostro modello ci dice che devono essere attuate con urgenza, nel giro di pochi giorni».
Altrimenti il numero di morti continuerà a crescere, e se si arriverà al punto che non ci saranno più posti letto medici e infermieri dovranno scegliere chi curare, dando verosimilmente la priorità a quei malati che hanno maggiori probabilità di sopravvivere. Proprio come in guerra. Per evitare l’aumento dei contagi l’unico modo che abbiamo, è utile ripeterlo ancora una volta, è di restare in casa ed evitare i contatti sociali.