L'anno più buio per la ristorazione, a Bergamo perso quasi un miliardo di fatturato
Su 417 giorni di possibile attività, le limitazioni e le zone rosse hanno tenuto chiuso i ristoranti per ben 248 giornate
Secondo le stime di Ascom, riportate questa mattina dall’Eco di Bergamo, l’emergenza Covid avrebbe causato, in poco più di 14 mesi, una perdita di fatturato nel settore della ristorazione bergamasca pari a 870 milioni di euro.
Un bilancio disastroso, che rende solo in parte l’idea delle difficoltà vissute da un comparto che, a causa del susseguirsi di limitazioni pesanti e aperture parziali, pare aver ormai raggiunto il limite della sopportazione, come dimostrano anche le recenti manifestazioni organizzate a Roma dal movimento “Io Apro”.
Lo scorso anno, in occasione del primo lockdown, sono stati 115 i giorni di chiusura totale, cui se ne sono aggiunti 105 nel 2021 e altri 28 giorni di chiusura serale. Nel complesso sono 248 giorni di chiusura su un totale di 417 giorni di possibile attività, che hanno colpito un comparto nel quale, solo in provincia di Bergamo, lavorano oltre 12.090 persone (tra bar e ristoranti).
Per questa ragione le linee guida avanzate dalle Regioni al Governo, che prevedono uno schema di riaperture anche nelle zone rosse (difficile però che questa tesi venga avallata dall’Esecutivo e dal Cts), sono state accolte mediamente con favore.
Le possibili regole per bar e ristoranti
Le Regioni hanno chiesto che bar e ristoranti possano riaprire in un primo momento anche a pranzo, poi a cena, prevedendo una distanza di almeno 2 metri tra i tavoli al chiuso e di almeno 1 metro se i tavoli sono all’aperto. Chi non ha posti a sedere dovrà limitare gli accessi dei clienti e assicurare i 2 metri di distanza al bancone.
Gli scienziati, invece, puntano su una maggiore gradualità. Le aperture di bar e ristoranti sarebbero preferibili solo nelle zone gialle e in un primo momento limitandosi solo al pranzo. Resterebbe anche la regola che prevede un massimo di 4 persone al tavolo se non conviventi.