L'assassino di via Tiraboschi, in carcere a Bergamo, dice al gip: «Ho rovinato due vite»

L'assassino reo confesso di Mamadi Tunkara, la guardia giurata 35enne accoltellata in via Tiraboschi a Bergamo, ha scelto stamattina (martedì 7 gennaio) di rendere delle dichiarazioni spontanee, piuttosto che sottoporsi alla domande del gip Stefano Storto. Davanti al giudice, ha affermato di avere «rovinato due vite».

A parlare è Sadate Djiram, il 28enne del Togo fermato al confine con la Svizzera dalle forze dell'ordine elvetiche, che l'hanno riconsegnato alle autorità italiane, le quali lo hanno condotto dopo la sua ammissione in carcere.

Il movente della gelosia

Il suo avvocato, Michaela Viscardi, come riportato dal Corriere Bergamo all'uscita dal carcere di via Gleno ha spiegato che non era intenzione del suo assistito arrivare all'omicidio e che Djiram era dispiaciuto per la famiglia della vittima e molto provato. Il 28enne ha confermato quanto confessato lo scorso sabato in Questura, anche se non ha parlato del movente, che per la Procura sarebbe da ricondurre alla gelosia, in quanto secondo lui Tunkara avrebbe avuto una relazione con l'ex compagna, che lo aveva lasciato lo scorso 30 dicembre.

L'accusa di premeditazione

La donna, tuttavia, sentita dalla polizia ha invece negato di avere un qualche tipo di legame sentimentale con la vittima. L'arrestato, dopo che la storia con lei, italiana, era finita, se n'era dovuto andare dall'appartamento della compagna ed era finito a vivere in strada. Proprio per questo motivo, secondo il suo legale, avrebbe avuto in tasca il coltello per difendersi, indicando quindi una contestazione dell'accusa di premeditazione del delitto nei suoi confronti.