Sei sposato? Bevi alcolici?

Le domande vietate negli Usa durante i colloqui di lavoro

Le domande vietate negli Usa durante i colloqui di lavoro
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Negli ultimi tempi il tema delle discriminazioni, soprattutto sul posto di lavoro, è molto sentito. Che sia legato alla sessualità dei soggetti o alla loro etnia o religione, poco cambia: la sensibilità è cambiata e la politica, ma si può dire la società in genere, sta prestando sempre più attenzione a questo delicato tema, frutto di un mondo sempre più aperto e globalizzato. Uno degli Stati che, da tempo, è molto attento alla questione sono gli Stati Uniti d’America. Spesso considerati l’emblema dei Paesi aperti e slanciati verso il futuro, in realtà basta leggere le cronache che giungono quotidianamente da oltreoceano per scoprire che la diversità, di qualsiasi tipo essa sia, è ancora percepita come un valore da tutelare. Forse per questo motivo, nei diversi Stati americani, ci sono normative che rendono anche i colloqui di lavoro dei veri e propri “campi minati” delle discriminazioni.

 

 

I colloqui di lavoro sono un passaggio fondamentale per le aziende: permettono infatti di conoscere al meglio anche lati caratteriali dei candidati non percepibili dalla lettura dei curricula. Ci sono però domande che, almeno in alcuni Stati degli Usa, sono illegali. E non sono affatto domande particolari o eccessivamente invasive, anzi, potrebbero quasi apparire innocue. Infatti molti “procacciatori di teste” (dirigenti appositamente pagati per svolgere colloqui e individuare i soggetti da assumere) spesso non sanno che alcune domande sono illegali e le pongono senza farsi alcun problema: secondo un sondaggio condotto da Harris Poll per CareerBuild, il 20 percento dei 2.192 human resources’ manager intervistati hanno ammesso di aver fatto domande illegali ai candidati. Ma la cosa più incredibile è che, quando a questi stessi dirigenti è stata mostrata una lista di domande, il 33 percento ha ammesso di non saper dire quali fossero illegali e quali, invece, ammesse.

Business Insider, grazie alla collaborazione di CareerBuild, dell’avvocato esperto di diritto del lavoro americano Lori Adelson e della Joan K. Ustin & Associates, una società di consulenza specializzata in risorse umane e sviluppo organizzativo, ha stilato una lista delle domande che potrebbero sembrare banali e innocue se poste in un colloquio di lavoro, ma, in realtà, illegali, almeno in alcuni Stati degli States.

 

Sei mai stato arrestato?

La legge federale (quella valida per tutti i cittadini dei diversi Stati) non vieta ai singoli Stati di porre domande ai propri cittadini relativamente ai loro precedenti penali, ma alcune amministrazioni rendono poi illegale porre le stesse domande in altre situazioni. A seconda dell’area degli Usa in cui ci si trova, un precedente penale non può far propendere un’azienda per l’assunzione, o meno, di un soggetto. A meno che, naturalmente, un reato precedente commesso dal candidato non lo renda evidentemente inadatto al ruolo per cui vorrebbe essere assunto: essere stato condannato per molestie su minori esclude un’assunzione in ruoli che prevedano contatti con bambini.

 

Sei sposato?

Anche se l’intento dell’intervistatore può essere innocuo, come ad esempio capire quanto tempo potrebbe avere a disposizione il candidato per eventuali straordinari, in realtà la domanda è illegale perché rivela lo stato civile dell’intervistato e potrebbe rivelarne anche l’orientamento sessuale. Questa domanda è particolarmente “disprezzata” quando posta alle donne. Nonostante ciò, in diversi Stati degli Usa non è considerato illegale discriminare un soggetto per il suo orientamento sessuale.

 

Di che religione sei?

I datori di lavoro potrebbero interessarsene per capire il vostro stile di vita e valutare se questo possa influire, in futuro, sul vostro lavoro e sui vostri orari, ma in realtà domandare durante un colloquio di quale religione sia l’intervistato è illegale. Si può comunque arrivare a capirlo attraverso altre domande, tipo se si è disposti a lavorare la domenica o in che periodo dell’anno si preferisce avere le ferie.

 

Hai figli?

Anche questa è una domanda che, solitamente, viene posta alle donne piuttosto che agli uomini, ma è in ogni caso illegale, sia sapere se si è genitori nel presente, sia se si ha il desiderio di diventarlo in un futuro prossimo. Gli intervistatori possono piuttosto intuirlo facendo domande meno specifiche, tipo quali orari di lavoro si prediligono e perché o se si hanno responsabilità particolari nella propria vita privata che potrebbero interferire con quelle del lavoro per cui si vorrebbe essere assunti.

 

Da che Paese vieni?

Spesso la presenza di un accento potrebbe portare a questa domanda, molte volte innocente. Ma in realtà è illegale, perché rivela la nazionalità dell’intervistato, informazione ritenuta riservata. Informarsi sulla nazionalità dei candidati è illegale, ma in molti invitano gli interessati a fornire l’informazione inserendola direttamente nel curriculum, affinché non si vengano a creare imbarazzi successivi.

 

Hai dei debiti?

Questa domanda, oltre che sconveniente per mere ragioni di rapporti sociali, è anche illegale. I datori di lavoro, infatti, possono sì informarsi sulle situazioni economiche di un candidato, ma solo dopo aver ricevuto un’autorizzazione dal soggetto e dagli organi competenti. Come per i precedenti penali, la posizione economica di un candidato non può influire sulle sue possibilità di essere assunto, a meno che queste non cozzino evidentemente con il ruolo che dovrà andare a ricoprire una volta assunto.

 

Bevi alcolici?

L’Americans With Disabilities Act emanato nel 1990 vieta espressamente che durante un colloquio si indaghi sulle possibili disabilità, fisiche o psicologiche, dell’intervistato. E poiché l’alcolismo è considerata dalla legge americana come tale, domandare a un candidato se beve abitualmente alcolici è illegale.

 

In passato hai assunto droghe?

Negli Usa, domandare al candidato se in passato è stato un tossicodipendente è reato, ma domandargli se ancora oggi fa uso di sostanze stupefacenti no. Una persona che attualmente consuma droghe, infatti, non è coperto dall’Americans With Disabilities Act, mentre un ex tossicodipendente sì.

 

Da quanto tempo lavori?

Una domanda apparentemente banale come questa, in realtà non può essere posta perché la risposta rivelerebbe l’età anagrafica dell’intervistato, ritenuta un’informazione riservata e sensibile. L’Older Workers Benefit Protection Act vieta infatti, durante un colloquio, domande sull’età del candidato. Ugualmente non si può chiedere la data del compleanno e l’anno in cui il soggetto si è diplomato o laureato. Domande ammesse invece sono, ad esempio, per quanti anni si è lavorato in un determinato settore commerciale, se si è maggiorenni e quali sono le prospettive di carriera a lungo termine.

 

Che cosa voti?

Ai sensi della legge di riforma del servizio civile varata nel 1978, i datori di lavoro federali non possono indagare sui gusti politici sia dei propri dipendenti che dei candidati a nuove assunzioni.

 

Quali sono le tue origini?

Tutte le domande relative a razza, etnia, colore della pelle e lingua madre sono vietate sin dal 1964, anno in cui è stato varato il Titolo VII del Civil Rights Act, che vieta in generale la discriminazione sul posto di lavoro basata su razza, religione, sesso o nazionalità.

 

Sei incinta?

I datori di lavoro o i manager che pongono questa domanda alle candidate per un lavoro, rischiano di essere accusati di discriminazione verso la famiglia (già, negli Usa esiste). In particolare, il Pregnancy Discrimination Act vieta espressamente la discriminazione per gravidanza, parto o condizioni mediche correlate. Il Family and Medical Leave Act, invece, vieta le discriminazioni nei confronti delle donne incinte e dei genitori che prendono un congedo familiare per curare il figlio appena nato.

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