Le forze dell'ordine chiudono l'hotel sul Garda che ha organizzato una festa a Capodanno
L'annuncio è stato dato su Facebook dal titolare della struttura, che in precedenza si era scusato ma aveva anche spiegato di aver organizzato il tutto per «sopravvivere»

L'hotel di Padenghe sul Garda (Brescia), finito al centro delle cronache per aver organizzato una festa a Capodanno, violando così le normative anti-Covid in vigore, è stato chiuso dalle forze dell'ordine. A renderlo noto, come riportano i colleghi di PrimeBrescia, lo stesso resort con un messaggio su Facebook.
Il caso era esploso sui social: in seguito ad alcuni post pubblicati su Instagram, infatti, era iniziata a circolare la notizia che un resort sul Garda non avesse rispettato le normative Covid in vigore e avesse organizzato una festa in barba a Dpcm e decreti legge. A rilanciare le immagini della festa è poi stata Selvaggia Lucarelli e il caso è arrivato anche alle cronache nazionali. È poi stato reso noto che le forze dell'ordine sono intervenute, multando lo stesso 31 dicembre tutti i clienti.
L'hotel aveva organizzato un pranzo nel suo ristorante per tutti i clienti (cosa concessa), mentre la sera aveva previsto il servizio in camera, come previsto dalle norme. In mezzo, però, ci sarebbero stati balli, danze, musica dal vivo, tutto senza l'utilizzo delle mascherine. E le immagini circolate parlano chiaro. Il titolare dell'hotel ha poi pubblicato su Facebook un video in cui si scusa, ma spiega anche di aver fatto tutto questo per «una questione di sopravvivenza».
Nel pomeriggio di oggi, 2 gennaio, il post su Facebook del titolare della struttura, diventato vittima sullo stesso social anche di molte critiche e insulti: «Avvisiamo tutti i clienti che le forze dell’ordine hanno disposto la chiusura dell’hotel a partire da domani dando il tempo ai clienti di organizzarsi per il rientro presso i loro domicili, inevitabilmente abbiamo cancellato le prenotazioni per i giorni successivi. Rispetto l’opinione di tutti chiedo solo di utilizzare l’educazione è non la volgarità in rispetto dei miei famigliari e dei nostri collaboratori».