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Le foto della manifestazione ad Alzano contro il nuovo Dpcm: «Vogliamo solo lavorare!»

Davanti al Barley, più di cinquanta persone arrivate un po' da tutta la Bergamasca hanno protestato con cartelli e parole dure rivolte contro il Governo. Per il Dpcm, ma anche per il modo in cui sta venendo gestita l'emergenza

Le foto della manifestazione ad Alzano contro il nuovo Dpcm: «Vogliamo solo lavorare!»
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di Elena Conti

Ristoratori, baristi, famiglie con bambini, titolari di piscine, insegnanti di danza, giornalisti, presidi, chimici farmaceutici, membri di associazioni locali e non. Giovedì 29 ottobre sera, ad Alzano fuori dal Barley di via Roma, si sono radunate una cinquantina di persone per protestare pacificamente contro il Dpcm e le regole sempre più stringenti imposte dal Governo, ovviamente sotto lo sguardo vigile delle forze dell’ordine. Ognuno ha portato un cartello per esprimere il suo messaggio, stando in piedi sulla strada e rispettando il distanziamento.

Sonia Andreini, la titolare del Barley, è l’organizzatrice. «Ho organizzato questa manifestazione pacifica per dare a tutti la possibilità di esprimersi - ha spiegato Sonia -, alle 18 ho chiuso il bar e ci siamo messi in strada. Abbiamo affrontato diversi argomenti, tra cui l’assurdità e la gravità delle regole introdotte dal nuovo Dpcm. Sappiamo tutti che ci stiamo avvicinando lentamente a un secondo lockdown, ma intanto ci obbligano a rispettare il coprifuoco e a chiudere alle 18. Come se il virus di notte andasse a dormire! Almeno abbiano il coraggio di farci chiudere subito del tutto».

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Si sono presentate diverse persone di Alzano, ma soprattutto gente proveniente da ogni angolo della Bergamasca. «Il Dpcm è incostituzionale e illegittimo. Per colpa di queste regole assurde e illogiche, ci stanno portando verso il blocco dell’economia. Io lo dichiaro apertamente: ho bloccato il pagamento degli F24, non darò più un soldo. Spero che insieme ad altri locali, uniti e coesi, si possa rimanere aperti dopo le 18 e continuare a lavorare. Perché noi vogliamo soltanto questo: lavorare».

Tra i manifestanti anche Jennifer Ravasio, incinta di sette mesi e direttrice della Dance Academy di Alzano, che si batte per i diritti dei ragazzi allo sport e al divertimento. «Abbiamo investito molto per ripartire in sicurezza. Lo abbiamo fatto per il bene dei nostri figli, anche se li abbiamo costretti dentro quadrati di scotch sul pavimento trasmettendo loro l’idea che fosse una cosa nuova, più che una costrizione. E ora ci fanno chiudere un’altra volta, obbligando nuovamente i nostri ragazzi a rimanere tutto il giorno davanti a uno schermo. È davvero questo il futuro che li attende? Mio figlio nascerà in una società dove il contatto umano è negato? Ci hanno fatto chiudere come fossimo untori, anche se in questi mesi di attività i contagi da noi sono stati pari a zero. Non voglio parlare del danno economico per la mia attività. Ma parlo per il bene e il futuro dei nostri ragazzi».

Durante la serata sono intervenuti diversi oratori, tra cui la giornalista Emanuela Lorenzi, che ha specificato come nessun partecipante alla manifestazione fosse un negazionista. «Nessuno potrebbe mettere in discussione l’esistenza del Covid. Ma è in atto una strumentalizzazione massiccia. I dati sono pompati, i media vogliono terrorizzarci. Ci intimano di indossare la mascherina. Eppure in televisione se ne vedono gran poche, forse il Covid non va in televisione. E a quanto pare nemmeno in Serie A». Ha parlato anche un chimico di Pradalunga: «Le Regioni dove il Covid si è diffuso sono molto inquinate. Inquinamento atmosferico ed elettromagnetico. I nostri corpi sono intossicati e infiammati, i nostri sistemi immunitari non sono in grado di far fronte al Covid. Né la mascherina né il gel igienizzante possono essere d’aiuto. Il Governo non è stato in grado di redigere linee di prevenzione efficaci».

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