di Paolo Aresi
Non siamo colati a picco, ma navighiamo sempre sott’acqua. Lo scorso anno sono nati a Bergamo 878 bambini, meno che nel 2018, quando eravamo sugli 890, ma più o meno in linea con gli ultimi cinque anni. Per contro, sempre altissimo il numero dei morti: durante il 2019, 1.417 persone residenti a Bergamo se ne sono andate. Intanto, per effetto dei cambi di residenza, la popolazione della città è lievemente aumentata andando appena oltre le 122 mila persone.
Tuttavia, come abbiamo fatto notare già da alcuni anni, di questo passo, la tendenza è all’estinzione: la nostra città viaggia al ritmo di quasi due morti per ogni nascita. Un passo che alla lunga è insostenibile. Che cosa si fa per ovviare a questo che è il problema fondamentale di Bergamo? Non solo di Bergamo, per la verità è tutta Italia che soffre di questa situazione che ci pone in fondo alla classifica mondiale della natalità.
Il sindaco Gori era stato l’unico dei candidati alla poltrona di primo cittadino a inserire nel suo programma elettorale delle considerazioni sull’argomento, ammettendo che si tratta di una delle emergenze fondamentali. Fra i suoi punti c’era quello relativo agli asili nido: espandere la disponibilità e abbassare le rette, soprattutto per le famiglie meno abbienti.
Mentre si aspettano i provvedimenti a livello cittadino, regionale e nazionale, noi continuiamo a esplorare i numeri. Per scoprire che la quantità di nascite a Bergamo si è praticamente dimezzata rispetto agli anni Sessanta e Settanta. Una questione di scelte, di priorità. È alla metà degli anni Settanta che, per la prima volta, a Bergamo il numero di nati è stato inferiore a quello dei morti. Questo significa una percezione della realtà profondamente diversa da oggi: la Bergamo degli anni Cinquanta, Sessanta e Settanta era una città formata soprattutto di giovani. Oggi è una città anziana….
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