Le parole della gente di Nembro. «Questo virus ha spazzato via tutto. Ho paura»
Alcune delle testimonianze per il progetto Mneo4Covid. Cavagnis: «Isolato in solaio, ho perso mio padre per altre patologie. Ognuno, chi più chi meno, ha sbagliato». L'ex comandante Caldara: «Continua ricerca della polemica. Facile giudicare col senno di poi»
di Elena Conti
A Nembro non basta un giorno per ricordare. Ne servono ben tre, un lungo weekend di testimonianze, storie e vicende personali riguardanti il Covid-19. Grazie al progetto Mneo4Covid, promosso dall'Archivio Italiano della Memoria, Nembro ha ripercorso passo dopo passo i momenti più terribili della pandemia attraverso i racconti di chi lo ha vissuto sulla propria pelle. Oltre alle interviste programmate in biblioteca, in Piazza della Libertà è stato accolto chiunque volesse tramandare alle future generazioni una memoria da conservare per sempre.
Ci tiene particolarmente Edoardo Cavagnis, proprietario di un’azienda di serramenti e membro degli Artiglieri di Nembro. Il gruppo ha perso il proprio presidente Ilario Lazzaroni a causa del Coronavirus. «Ho chiuso l’attività prima che il decreto fosse emanato - dichiara Edo -, volevo tutelare i miei dipendenti. A posteriori ritengo sia stata una scelta molto umana; sapevamo del virus, ma non potevamo immaginare cosa sarebbe successo qui a Nembro. Siamo entrati in guerra, il virus era un cecchino che sparava appena qualcuno usciva di casa. E lo dico io che sono stato in luoghi di guerra: in Tibet, in Palestina, nel Sahara... Del resto qui la diffusione del contagio era inevitabile, i paesi in Val Seriana sono attaccati tra loro e le occasioni di socialità sono tante. Io, ad esempio, ero a quel pranzo degli Artiglieri il 23 febbraio; tanti sono stati contagiati, Ats mi ha messo in quarantena».
«Mi sono isolato in solaio per salvaguardare la mia famiglia, ma un mese fa ho perso comunque mio padre per altre patologie. Il problema è stato anche questo, a causa del Covid le altre malattie sono state trascurate. A mio parere, alcune aziende del territorio avrebbero dovuto mostrare più sensibilità verso i propri dipendenti e fermare la produzione. Molti puntano il dito anche contro la partita dell’Atalanta, ma a quel punto si sarebbe diffuso il contagio in tutta la Bergamasca, perché soprattutto Nembro è stata colpita in questo modo? Adesso faccio il volontario nella sorveglianza delle messe. Rifletto molto sulle decisioni prese e quelle non prese in quel periodo, da parte della sanità, del Governo, della Regione, dei Comuni. Ognuno, chi più chi meno, ha sbagliato».
«Credo che qualcuno della dirigenza delle strutture sanitarie dovrebbe cambiare mestiere - gli fa eco Romano Alborghetti, del sindacato pensionati della Cgil -, non si gioca con la pelle della gente. Faccio il volontario da vent'anni, organizzo diverse iniziative per i disabili ma questo virus ha spazzato via tutto. Ancora oggi il suono della sirena mi mette angoscia, a volte vorrei uscire dall'ufficio e gridare come un pazzo. Spero di poter liberarmi dell’ansia e della paura che mi attanagliano e di partecipare al recupero di ciò che sta andando perso».
Il signor Alborghetti punta anche il dito contro la stampa...